Quello sguardo viola coraggioso e inquieto
23 Marzo 2011
Quella di Liz Taylor, l’ultima grande diva della "golden age" di Hollywood ad abbandonare la scena a 79 anni, è stata una vita interamente dedicata al cinema. Bimba prodigio, fin da subito si fece apprezzare per le sue doti recitative, che le spianarono la strada del successo. E fin dall’inizio della sua carriera sopportò non poche prove: a dieci anni una brutta caduta sul set del suo primo film, There’s one born every minute, le procurò una frattura alla schiena. Era il 1942.
Il cinema le avrebbe offerto la ricchezza e l’amore: quando calcò le scene di Cleopatra, uno dei più celebri e costosi film hollywoodiani, il suo cachet si aggirava sul milione di dollari e fu sempre in quella occasione che conobbe Richard Burton, per una relazione leggendaria, piena di alti e bassi, capace di conquistare il mondo. L’ultima volta l’abbiamo vista sul grande schermo nel ’94, quando interpretò la madre di Wilma nel film "I Flintstones".
Della Taylor ricorderemo non tanto l’avvenenza fisica, quanto lo sguardo, quella singolare e magnetica colorazione viola dei suoi occhi, che l’ha resa una bellezza di altri mondi. Tutto provò, gli Oscar, gli amori sconvolgenti, otto matrimoni, una lunga lotta contro la salute avversa, operazioni, infarti, la dipendenza dalla bottiglia e dalle pillole, l’inquietudine che la rendeva così attraente. Si potrebbe dire che tutte queste prove da sopportare sono state il prezzo da pagare per la fortuna e il successo accumulato negli anni, una specie di contrappasso che riequilibrasse il grande omaggio che tutto il mondo le manifestava accorrendo in massa al cinema per guardarla sul grande schermo.
Quando se ne è andata, al Cedar Sinai Medical Centre di Los Angeles, in molti si aspettavano che accadesse. I problemi cardiaci l’avevano stremata. L’attrice Jane Fonda la ricorda così: "kind, generous, brave friend". I suoi quattro figli, i dieci nipoti e 4 pronipoti invece aspetanno di spartirsi una torta da 600 milioni di dollari.