Quest’anno la mostra del cinema di Venezia sarà più sobria, elegante e cinefila
29 Luglio 2012
di Carlo Zasio
La 69. mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia (nuovamente) diretta da Alberto Barbera porta già nel numero dell’edizione l’evidenza del ribaltamento totale rispetto agli otto anni del regno di Mueller. Sbaraccata la riserva indiana di controcampo italiano, affidata la preapertura a un classico del cinema italiano come Roma ore 11 di Giuseppe De Santis nella copia restaurata dalla Cineteca Nazionale – ancora a lungo rimarrà però la memoria dell’onta subita l’anno scorso con Box Office 3D di Ezio Greggio – asciugato il concorso a 18 titoli – numero magico che ritorna anche nelle sezioni Orizzonti e in “80!” – di cui tre italiani, la mostra si presenta in una versione più sobria, autorevole, elegante e cinefila.
Il programma è frutto di un’attenta selezione, che ha voluto gettare uno sguardo verso cinematografie poco battute e scegliere autori capaci di un pensiero lungo e portatori di visioni profonde come Terrence Malick. Una valida risposta al bisogno urgente di introspezione per intravedere i percorsi da intraprendere per superare la realtà che stiamo conoscendo. Certo, questo è avvenuto a scapito di quel glamour hollywoodiano fatto di star e gossip che aveva fortemente caratterizzato la mostra fino al 2007 per poi scemare negli anni successivi alla grande crisi finanziaria ed economica. Una congiuntura difficile che, unita alla difficile situazione logistica della laguna, sempre di più dirotta la cinematografia statunitense verso il più accessibile festival di Toronto.
A settembre al Lido le uniche vere celebrities che si potranno incontrare saranno Ben Affleck, la ex Bond girl Olga Kurylenko, Rachel McAdams e Javier Bardem. Poca cosa rispetto agli anni in cui quasi ognuno dei dieci giorni di mostra era affollato di attori e attrici come George Clooney, Brad Pitt, Charlize Theron, Tommy Lee Jones, Charlotte Gainsbourg o Scarlett Joahnnson. Le strutture saranno rinnovate, con la chiusura dell’inutile cratere per il nuovo palazzo del cinema che orami non vedrà più la luce e il revamping del foyer della Sala Grande grazie allo spostamento della Sala Volpi all’interno del Palazzo del Casino. Verrà inoltre potenziato il mercato nei primi cinque giorni della mostra.
Infine, ultima novità, il film sorpresa non sarà cinese: la battuta di Barbera ha subito fatto capire che la brace sotto la cenere cova ancora e che il confronto con la Festa di Roma arde più che mai. Come del resto ha lasciato trasparire lo stesso Presidente della Biennale Paolo Baratta che, ringraziando il ministero per i beni culturali per aver mantenuto il proprio finanziamento di circa 7 milioni di euro, ha manifestato quanto il problema non sia Venezia o Roma, ma se e come continuare a far proliferare festival in una simile congiuntura. Festival, e non mostre: su quelle, non si transige.