Rafforzare il legame transatlantico per vincere le sfide comuni

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Rafforzare il legame transatlantico per vincere le sfide comuni

19 Settembre 2008

Come accade dal 2003, anche quest’anno la Fondazione Magna Carta arriva puntuale all’appuntamento con il convegno sui rapporti tra Europa e Stati Uniti. Il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di Magna Carta, presenta all’Occidentale le “Nuove Relazioni Transatlantiche 2008” e spiega le ragioni dell’iniziativa che avrà luogo il 22 e il 23 settembre. 

Il convegno sulle relazioni transatlantiche è da sempre l’evento istituzionale di maggiore importanza della Fondazione Magna Carta, un’opportunità per riflettere sulle problematiche internazionali di maggiore rilevanza e sulle responsabilità che uniscono le due sponde dell’Atlantico in un percorso storico comune. L’edizione di quest’anno, la quinta, ha un sapore tutto particolare. Si svolge a pochi passi dalla Casa Bianca, nella sede gentilmente offerta da Finmeccanica America, ed è organizzata in collaborazione con l’American Enterprise Institute (AEI), uno dei più prestigiosi think-tank americani, fulcro del pensiero neoconservatore. 

E’ la seconda volta che Magna Carta condivide con l’AEI l’organizzazione dell’evento. Lo scorso anno a Roma, oggi a Washington. Segno di una partnership che si consolida e intende dare continuità alla promozione di quelle idee e di quei principi che con grande sforzo divulgativo, nonostante le critiche preventive e i pregiudizi ideologici, le caricature e le demonizzazioni, sono riusciti a guadagnare spazio ed autorevolezza sul piano culturale e politico: fortissima saldatura tra l’Europa e gli Stati Uniti e dell’Occidente nel suo insieme con Israele, impegno militare per difendere ed affermare la democrazia nel mondo quale difesa primaria dal terrorismo e da ogni minaccia alla sicurezza, rigida limitazione al dialogo con i terroristi e i loro sostenitori, durezza nelle relazioni con l’Iran e con i suoi progetti nucleari, riduzione della retorica onusiana e deideologizzazione dell’europeismo, ricerca di uno spazio e di un ruolo pubblico per la religione intesa sia come esperienza personale di fede che come patrimonio di tradizione e identità. D’altro canto, la svolta che si è avuta in Iraq con il surge del generale Petraeus è dovuta anche alle riflessioni dei neoconservatori, e in particolare degli studiosi dell’AEI che hanno lavorato insieme alla presidenza Bush. 

Con l’imminente elezione di un nuovo presidente degli Stati Uniti, le idee che hanno animato il nostro impegno in questi anni non perdono la loro ragion d’essere, e acquistano anzi rinnovato vigore, perché rimane invariata la loro rispondenza alle necessità del momento storico che stiamo attraversando. L’Iran, con le sue propaggini regionali, resta infatti una minaccia per l’esistenza d’Israele e per la pace mondiale, mentre la galassia terroristica di matrice islamica, per quanto la rete internazionale di Al Qaeda abbia subito un notevole ridimensionamento, è sempre pericolosamente attiva con la sua viva capacità di rigenerarsi. Il radicamento nel Grande Medio Oriente di istituzioni democratiche e rispettose dei diritti umani è ancora in una fase embrionale, e malgrado lo slancio iniziale con le elezioni in Afghanistan e Iraq, ad oggi non si registrano decisivi passi in avanti. E questo significa che l’obiettivo della democratizzazione, posto dall’Amministrazione Bush ai paesi arabo-musulmani all’indomani dell’11 settembre, va perseguito con sempre maggiore convinzione, poiché la sicurezza dell’Occidente è strettamente connessa all’allargamento del novero delle democrazie liberali nel mondo. Le relazioni transatlantiche hanno ritrovato un andamento positivo, grazie soprattutto alla nuova presidenza francese e al cambio di governo in Italia. I paesi europei sono più disponibili ad assumere maggiori responsabilità in Afghanistan e a dar man forte all’azione americana nelle aree di crisi. Tuttavia, i banchi di prova sono costantemente in agguato. 

Sulla questione del nucleare iraniano, le posizioni di Europa e Stati Uniti ora convergono sull’opportunità di rafforzare la linea dura nei confronti del regime di Teheran. Ma se la crisi dovesse subire un’escalation, permane il rischio di una frattura ancor più traumatica di quella già conosciuta al momento dell’intervento in Iraq. Allo stesso tempo, anche le tensioni geopolitiche con la Russia, riemerse con il conflitto nel Caucaso, richiedono massima compattezza e unità d’intenti nei rapporti con Mosca: una scarsa coesione priverebbe di forza e credibilità le decisioni dell’Alleanza Atlantica. Della massima importanza è la questione dei diritti umani in Cina, emersa con maggiore evidenza nel corso delle recenti Olimpiadi di Pechino. Si tratta di una sfida cruciale per l’Occidente: i diritti umani rappresentano i principi basilari su cui Europa e America sono fondati e per la loro difesa dobbiamo impegnarci senza scendere a compromessi. 

Pertanto, le oscillazioni cui sono inevitabilmente sottoposte le relazioni tra Europa e Stati Uniti ci impongono di proseguire nella nostra attività culturale e politica volta a realizzare, nel precipuo interesse dell’Italia e dell’Unione Europea, l’unità tra le due sponde dell’Atlantico. Quell’unità che è a fondamento dello spazio di sicurezza garantito dalla NATO, dove la nostra democrazia e la nostra libertà trovano difesa da ogni minaccia.