Ragioni e torti dell’anti-casinismo

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Ragioni e torti dell’anti-casinismo

02 Aprile 2007

Casini non trova requie sul web. I commenti giunti a l’Occidentale gli imputano due principali capi d’accusa: rappresentare una persistence d’ancien régime e ricercare da troppo tempo e troppo scopertamente il regicidio. I due presunti delitti, in realtà, sono tra loro connessi. Casini da sempre subisce Berlusconi e il partito da lui creato perché legato alla concezione della politica degli anni della sua formazione. Per questo, sta lì a lambiccarsi il cervello per provare ad accelerare la fine politica del Cavaliere, convinto così non soltanto di ereditare un bel gruzzolo di voti, ma anche di restaurare schemi e regole della politica più consoni alla sua concezione della normalità. Il suo vero obiettivo, insomma, sarebbe quello di rinchiudere il berlusconismo in una parentesi. Per questo, è disposto persino ad allungare la vita al governo Prodi. Da qui, per i più, deriva una sentenza inappellabile: bisogna cogliere l’occasione del voto favorevole espresso dall’Udc in Senato sulle missioni all’estero per spingerlo definitivamente fuori dall’alleanza di centro-destra, evitando così per tempo che il cancro si trasformi in metastasi.

Lo confesso: questa requisitoria con connessa richiesta di pena mi sembra eccessivamente severa. Non contesto che Casini e il suo partito rappresentino un vecchio modo d’intendere la politica. Penso però che in quel mondo vi siano esperienze, principi e storie che un’alternativa liberale al governo della sinistra ha interesse a salvare. Ho presente la colpa grave di essersi posto al di fuori di un’alleanza e anche quella d’avere assunto una posizione sul voto in Senato aprioristica, senza cioè offrire possibilità d’interlocuzione ad alcuno degli alleati. Considero anche, però, che la scelta si presentava effettivamente controversa: da un canto vi era la coerenza con i voti espressi in passato che avrebbe consigliato di votare a favore; dall’altra la presa atto di una politica in Afghanistan che dalla vicenda Mastrogiacomo in poi si è modificata in senso sensibilmente anti-occidentale, contraendo debiti tanto duraturi quanto inconfessabili con i nemici dell’alleanza. Il ricatto di Gino Strada nei confronti del ministro degli esteri è la cartina di tornasole di questa realtà.

Io non sono tra quanti si sono pentiti il giorno dopo della scelta compiuta. E in quest’attitudine – lo confesso – rientra anche un calcolo di partito. Non ci trovo nulla di male: se Forza Italia vuole smentire d’essere una meteora come in troppi hanno interesse che sia, deve sapere offrire una prova di serietà, nell’interesse suo ma anche nell’interesse del Paese. Ora, Forza Italia non avrebbe potuto evitare la spaccatura della coalizione dopo che la Lega, ma anche An, gli avevano notificato di non avere alcuna intenzione di formulare un voto positivo. Aveva, a quel punto, tre buone ragioni per indirizzarsi verso l’astensione. Le evidenze della politica estera del governo Prodi; il rifiuto del ricatto virtuale dell’Udc che avrebbe significato offrigli la guida dell’alleanza; la considerazione delle attitudini presenti nel suo elettorato. La responsabilità politica impone che i propri elettori non sempre siano assecondati. Richiede anche, però, che le loro istanze non vengano per partito preso ignorate.

Una volta che però il voto è stato espresso, maturità politica richiederebbe di mettere da parte istinti vendicativi o inutili ostentazioni di muscoli. Una grande forza politica comunica attraverso scelte conseguenti e non attraverso proclami o adunate. Forza Italia, dopo aver rifiutato il veto dell’Udc, non deve dare l’impressione di accettarne di diversi. Di contro, a soli due mesi dalle elezioni amministrative, ha tutto l’interesse a riproporre quelle battaglie – dal quoziente famigliare alle pensioni – sulle quali l’accordo con il partito di Casini si presenta come una derivazione naturale. Se la mano tesa verrà rifiutata o, peggio, verrà morsa, allora si avranno tutte le ragioni per andare fino in fondo. E la gran parte dell’elettorato dell’Udc seguirà. Solo allora però, non prima.