Rai “rieducational”: Rocco Schiavone un po’ fumato, un po’ giustiziere
17 Novembre 2016
Come molti, ho letto piacevolmente qualche libro di Antonio Manzini, e conosco il suo Rocco Schiavone. Filippo Facci, che ha scritto su Libero un articolo contro i parlamentari – Giovanardi, Gasparri e Quagliariello – che hanno criticato la fiction sul vicequestore tormentato e borderline che si fa le canne, pare invece che non abbia visto nessuna puntata della serie.
Se lo avesse fatto, uno come lui, tenace combattente antigiustizialista, qualche dubbio l’avrebbe avuto. Il nostro Rocco, infatti, comincia la giornata con una bella fumata, che certo non lo renderà più lucido e presente, ma dovrebbe servire a fargli dimenticare i suoi dolori, la morte dell’amatissima moglie, la realtà sgradevole che lo assedia e lo disgusta. Ma le “scorrettezze” non finiscono qui. In una recente puntata, Schiavone, nell’ordine:
– Massacra di botte, con alcuni complici, uno stupratore seriale che non riesce a mettere in galera per qualche oscuro motivo, visto che le sue vittime lo hanno riconosciuto, e che le leggi anti stupro, anti molestie, anti stalking ci sono, dunque un poliziotto bravo come lui dovrebbe riuscire a incastrare il colpevole con facilità. Anzi, il motivo per cui il bullo resta impunito viene detto, ma è narrativamente assai poco credibile: il ragazzo è figlio di un sottosegretario, e in quanto tale intoccabile, manco fossimo in una dittatura sudamericana del secolo scorso.
Come se da Tangentopoli in avanti non avessimo assistito, un giorno sì e uno no, alla richiesta di arresto per politici di ogni genere, preferibilmente almeno sottosegretari. Dopo aver legato e torturato il giovane, i nostri eroi rapiscono il padre, il potente politico – così potente che si fa accalappiare con assoluta facilità – e gli mostrano il figlio malconcio, minacciandolo e ricattandolo.
– Scopre che un tizio che ha messo in galera, con l’accusa di aver ammazzato la moglie, è in effetti innocente, ma siccome il tizio non gli piace (si tratta di un uomo compresso e violento, morbosamente geloso e ovviamente anche ossessionato dalla religione), distrugge le prove della sua innocenza.
Nella puntata precedente Rocco si era messo d’accordo con il solito complice, per intercettare un camion carico di droga e dividersene una parte, coinvolgendo anche un suo giovane e bravo collaboratore. Nell’ultima invece, andata in onda ieri sera, la violazione di legge è più blanda: Schiavone mente sull’identità di un cadavere, per non inguaiare due poveretti che hanno incassato la pensione del padre/marito, nascondendone la morte.
A questo punto la canna mattutina mi sembra la meno grave delle sue colpe: un poliziotto che si sente al di sopra della legge, che decide che la giustizia degli uomini si può tranquillamente calpestare o ignorare, che manda in galera per assassinio uno della cui innocenza è certo, non è un poliziotto, è un brutale giustiziere, qualcuno di cui aver paura. Finché resta in un romanzo, un protagonista del genere va bene, quando però sbarca sulla televisione pubblica, in prima serata, temo proprio di no.