Reddito di inclusione per pochi e 80 euro scippati a molti: a sinistra la chiamano “lotta alla povertà”
30 Marzo 2018
di Carlo Mascio
Nel Pd qualcuno è incredulo. In molti ancora non si spiegano l’exploit elettorale dei 5 Stelle. Eppure, tra le tante tragedie Dem, basta vedere come i governi di sinistra hanno affrontato la lotta alla povertà per capire come mai il famigerato reddito di cittadinanza pentastellato – le cui coperture sono ancora un mistero – abbia fatto breccia soprattutto tra coloro che la crisi l’hanno sentita eccome.
“Un reddito minino? C’è già ed è il reddito di inclusione” ha dichiarato il presidente dell’Inps Tito Boeri facendo il bilancio della misura varata dal governo Gentiloni. Lo stesso premier dimissionario ha rivendicato il significato politico del provvedimento: “Il Rei funziona!” ha esclamato. Ma il tentativo di prendere d’assalto la diligenza a 5 Stelle non è andato a buon fine. E le ragioni ce le mostrano i numeri: sono 317mila le persone che hanno iniziato a ricevere questo sostegno economico, numero che sale a 870mila se si considerano anche i beneficiari del Sia, il sostegno di inclusione attiva varato nel 2012. Peccato però che i soggetti che fanno i conti con la povertà assoluta sono ben 4,7 milioni, secondo le ultime rilevazioni Istat. Numero che, tuttavia, è dato in costante crescita. Il che significa che la misura, pur avendo tutte le buone intenzioni, copre solo una minuscola parte di questo vasto pubblico.
D’altronde se diamo un’occhiata ai fondi stanziati dal governo si comprende bene come mai la platea sia così risicata: 2 miliardi di euro, che diventeranno 3 nel 2020. L’Alleanza contro la povertà sostiene da tempo che servirebbero almeno 7 miliardi per tutelare tutti i “poveri assoluti”. Quindi, siamo ben lontani dalla meta. Ora, è vero che la situazione dei conti pubblici italiani è quella che è, e quindi reperire più risorse è sempre più difficile, proprio per questo, definire il Rei una “misura storica” nella lotta contro la povertà, come hanno fatto Gentiloni & Co., oltre ad essere una fake news, dato che provvedimenti del genere sono stati già varati in passato (ad esempio la social card), sembra un tantino fuori luogo. Non a caso, se così fosse, se cioè veramente il Rei fosse stato un sostegno economico incisivo per le famiglie, non si spiega come mai Renzi & Co. non lo abbiano sbandierato in lungo e in largo in campagna elettorale, ma presentato quasi sempre a margine e sottovoce.
Ma non è tutto. Se si pensa che chi ha guadagnato troppo poco per rientrare nei paletti fissati dal governo Renzi (si parla di oltre 412mila contribuenti con redditi annuali inferiori a 8mila euro) ha dovuto rendere allo Stato il famoso bonus da 80 euro elargito dal governo Renzi, per un totale di quasi 90 milioni di euro, allora le ragioni della catastrofe piddina del 4 marzo sono sempre meno un tabù.