Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (giovedì 17 novembre)

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (giovedì 17 novembre)

17 Novembre 2016

Nuova puntata della nostra rubrica per dire NO al referendum e al pasticcetto costituzionale Renzi-Boschi-Alfano-Verdini.

1) Quella puttanata del fronte del No. “Avete visto cosa abbiamo fatto con questo referendum, abbiamo messo insieme Silvio Berlusconi e Magistratura democratica, loro si volevano bene fin da piccoli e non lo sapevano, siamo stati più bravi di Maria De Filippi”, così il Fatto riporta una “valutazione” presentata con il suo abituale stile da statista dal presidente del Consiglio. Certe volte il nostro lupetto mannaro raggiunge la più squallida volgarità fascista, quella di “Il 25 aprile è nata una puttana e il suo nome è Repubblica italiana”. Al fondo di questa volgarità c’era l’attacco agli anticomunisti democristiani perché costruivano la Costituzione insieme al Pci. E’ la stessa logica di chi attacca disperatamente la disomogeneità del fronte del No e non comprende come la riforma dello Stato non sia come il varo di un’autostrada su cui ci si deve o comunque ci si può dividere, è il terreno comune di tutti i cittadini e richiede il massimo dell’unità.

2) Il deserto europeo. “In un periodo in cui c’è disordine e instabilità nel mondo, mandare un segnale di stabilità” così il Secolo XIX  riporta una dichiarazione di Angela Merkel. Mentre dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dal Giappone all’India, dalla Russia all’Australia, si affermano leader che gestiscono il cambiamento, dalle nostre parti (e i pasticcetti Boschi sono parte integrante del mood del non scegliere pur facendo finta di volere il cambiamento) prevale l’immobilismo, con “stabilità” e austerità accluse (e con annesse false prese di distanza del nostro lupetto mannaro). La realtà è che si sta facendo un deserto e lo chiamiamo Europa.

3) W i ricatti! “Berlusconi sta involontariamente (ehm) offrendo ottime ragioni per votare Sì”, così una nota del Foglio. Dietro alle terribili traversie di Silvio Berlusconi si intravedono tutti i ricatti, le pressioni, le lusinghe del nostro lupetto mannaro per disarmarlo e disfare qualsiasi possibilità di iniziativa del centrodestra. C’è chi va in brodo di giuggiole per questa manovra e ne trova un incentivo per votare Sì. A me fa schifo e considero proprio questo losco intrigare renziano un altro motivo fondamentale per votare No.

4) Il kindergarten Renzi. “Non vorrei che, come succede tra i bambini, l’eccesso di mugugni finisca per isolarci”, dice Romano Prodi alla Repubblica criticando i pasticcetti del lupetto mannaro sul fronte europeo. Far diventare anche il professore bolognese quasi uno statista, anche questo mi tocca vedere

5) I 1000 giorni di Renzi. “Una modernità ‘assediata’ precocemente invecchiata”, scrive Michele Serra sulla Repubblica. E così al nostro lupetto mannaro tocca anche il famoso calcio del satiro.

6) La post truth meneghina. “Milano non è una città insicura”, dice Beppe Sala alla Repubblica. I militari richiesti da Palazzo Marino faranno essenzialmente da guida  ai milioni di turisti che la smagliante nuova giunta sta attirando. In realtà Beppe sta correndo, in rivalità con Matteo, per il premio della migliore post truth messo in palio dal dizionario di Oxford, in questi giorni, come riferito dalle cronache 

7) Aspro confronto Jim Messina-Jean-Claude Juncker. “La commissione europea ha richiamato l’Italia perché la manovra 2017 può provocare ‘significative deviazioni’”, scrive Ivo Caizzi sul Corriere della Sera. Da Palazzo Chigi si è provveduto subito a inviare Jim Messina a Bruxelles per spiegare le ragioni del governo italiano.

8) E anche sulla finanziaria il dominus è Jim Messina. “Il provvedimento ripristina al 100% la decontribuzione che quest’anno era stata riproposta riducendone l’intensità”, scrive Mario Sensini sul Corriere della Sera. Per la finanziaria 2017 la detrazione sarà ugualmente riproposta o ridimensionata a seconda che nel 2018 si voti o meno.

9) Il tram di Bersani. “Meno comandini, meno arroganti e meno inchinati” così Pierluigi Bersani spiega al Corriere della Sera come vorrebbe Renzi e i renziani. Come si dice a Milano: se mio nonno avesse le rotelle sarebbe un tram.

10) Juncker sì, Juncker no, Juncker forse. “Noi crediamo che l’Italia non debba polemizzare con Juncker”, dice Alberto Quadro Curzio sul Sole 24 ore. In effetti Juncker l’ha voluto anche il nostro lupetto mannaro, quando avrebbe fatto bene a trovare un accordo con gli inglesi che probabilmente avrebbe cambiato la storia continentale. Ma il lupetto è fatto così, dopo avere fatto il Monti (Maria Elena Boschi è arrivata fino a dire: facciamo le riforme istituzionali perché ce lo chiede a Bruxelles) adesso per salvarsi la cadrega fa il Jim Messina. Qualche settimana e se gli va bene (e cioè se va male a noi del No) tornerà a fare il Monti.