Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (giovedì primo dicembre)

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Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (giovedì primo dicembre)

01 Dicembre 2016

Nuova puntata della nostra rubrica quotidiana per il NO al referendum e contro il pasticcetto costituzionale Renzi-Boschi-Alfano-Verdini.

1) La bandiera di Scalfari e le tante del lupetto mannaro. “La bandiera di Ventotene va elevata” scrive Eugenio Scalfari sulla Repubblica. Non so se c’è anche malizia in Scalfari quando dice a Matteo Renzi di alzare la bandiera di Ventotene, visto come il nostro “lupetto” metta, levi e rimetta freneticamente le sue bandierine. Comunque il fondatore di Repubblica propone l’unica base possibile per un voto al Sì. Se credete che la nobilissima ma assolutamente astratta piattaforma ventoteniana sia la base per salvare l’Europa, è giusto che appoggiate il pasticcetto Boschi che degradando ulteriormente le basi di un autonomo Stato italiano ci mette nelle mani di un potere sovranazionale senza alcuna reale autonomia. E ha di nuovo ragione Scalfari indicando nell’ispirazione di Carlo Azeglio Ciampi la base di questa scelta: se credete come l’ex capo di Bankitalia, del governo del Tesoro e poi della Repubblica, che gli italiani siano strutturalmente inferiori perché non hanno fatto la riforma (supponiamo sia quella protestante), che dunque vadano “vincolati” dall’esterno e che il brillante vincolo dell’euro sia stato geniale, è giusto che votiate per il pasticcetto Boschi. Se invece pensate che l’Italia, senza demagogie né sulla moneta né sull’Unione, debba essere all’altezza dei grandi Stati europei, cercate di procurarle istituzioni degne bocciando con un No il pasticcetto Boschi.

2) Michele contro “la pancia” e McDonald vegetariani. “La saggezza di Michele: ‘Non si deve votare con la pancia’” così un titolo dell’Unità, Michele Santoro che si scaglia contro la “pancia”? E la prossima novità sarà che i McDonald sono diventati vegetariani?

3) Sopravalutazioni e ometti della Provvidenza. “Il fatto che oggi sia considerato quasi un pensatore, la dice tutta su quanto siamo caduti in basso” così il Corriere della Sera riporta un’affermazione di Massimo Fini. Chapeau alla splendida grouchomarxista autoironia. Comunque il grande ciclo di sopravvalutazioni in atto è scattato da quando si è iniziato a considerare il nostro Matteo delle Mance l’ometto della Provvidenza 

4) Quel frenetico passaggio di primati tra politica e mercati. “I mercati mettono sopra ogni cosa, ovunque, a meno che si parli di Zimbawe o Corea del Nord: la stabilità politica” così si scrive sul Foglio in uno degli editoriali quotidiani. Contrordine compagni! Basta con il primato della politica, si torna al primato dei mercati. E con un’ennesima giravolta, la lodatissima Spagna che per nove mesi è stata senza governo (alla faccia della stabilità politica!) diventa come lo Zimbawe o la Corea del Nord. E se invece di spararle ci esercitassimo un minuto nella nobile attività dell’analisi concreta? Se per esempio studiassimo come l’affidabilità di Madrid sia garantita da uno Stato forte (capo dello Stato guardiano della sovranità nazionale invece che di quella di Bruxelles, un vero federalismo, vere maggioranze e opposizioni: le cui funzioni sono interrompibili solo per brevi momenti, ricorso sistematico alle urne per decidere) invece che da governi velocissimi ma subalterni come deriverebbero dal pasticcetto Boschi?

5) Spalancatevi il naso e votate NO. “Posso dire che a me del referendum nun me frega niente?” dice Antonio Pennacchi alla Repubblica. E’appassionante verificare la fila degli entusiasti sostenitori del Sì. Il pasticcetto è una puttanata (Massimo Cacciari), Provo rabbia verso Renzi (Arturo Parisi), Voto solo contro i grillini (Gad Lerner), prima è citato il pensiero di  Pennacchi (che aggiunge pure un “Voto Sì per far cadere Renzi), e c’è infine Romano Prodi: “Meglio succhiare un osso che un bastone” (però il parere di quest’ultimo è solo una lapide sul “lupetto”, non vuole “portare” voti, serve a contendergli persino la guida – in asse con Enrico Letta e Dario Franceschini – degli sconfitti pro Sì. Insomma un altro episodio della infinita guerra dei basisti contro i fanfaniani).  Ascoltate il mio consiglio, ascoltate persino quello di Pierluigi Bersani (nel clima  accozzagliante e dunque costituente del No c’è molto spirito fraterno): spalancatevi il naso, fatevi un bel respiro e votate No.

6) Guardando l’Europa per votare No/ Trump come Hitler. “Germany, too, once thought il was exceptional nation” scrive Ian Buruma sul New York Times. Il pur acuto studio olandese-britannico-americano (e con anche un tocco di giapponese) Buruma fa un paragone  (poi prendendone un po’ ipocritamente le distanze) tra il Grande Reich di Adolf Hitler e la Great America di Donald Trump. Un’analogia non solo sconclusionata in sé ma specificamente sballata dal punto di vista storico. Noi non stiamo vivendo negli anni Trenta dopo un conflitto devastante e dentro un clima da guerra civile. I nostri tempi sono quelli della  Belle Époque, all’estremo limite dell’equilibrio fissato prima dal congresso di Vienna poi dalla supremazia britannica, quando la dissoluzione di un impero (quello ottomano allora, quello, sovietico oggi) simmetricamente distrugge l’impero che conteneva “l’altro” (quello asburgico allora, l’Unione europea oggi) e quando classi dirigenti sonnambule pensavano che il progresso fosse invincibile, non servisse più la politica e che i populisti d’allora (i neri degli Sturzo e i rossi dei Turati) andassero solo emarginati. Cambiando paradigma si capisce quel che succede e si comprende anche una certa memoria e saggezza dei popoli che trovano rifugio dove possono dalla cecità delle loro élite. Da noi, io spero, per esempio. votando No.

7) Guardando l’Europa per votare No / Dijsselbloem e Schauble, il gioco delle parti. “Dijsselbloem non ha consapevolezza di cosa accade in Italia” ha detto al Tg2 Rai Matteo Renzi. Come mai il superordoliberale, socialista olandese Jeroen Dijsselbloem attacca l’Italia proprio mentre il supremo sacerdote ideologico della tendenza, Wolfgang Schaeuble, dice di sperare nella vittoria renzista? Perché l’olandese si occupa della contingenza mentre il tedesco si impegna strategicamente: se passa il pasticcetto Boschi lo Stato italiano sarà ancora più debole rispetto ai suoi partner nell’Unione.

8) Guardando l’Europa per votare No/ I love i burocrati di Bruxelles. “Dovremmo serbare almeno un po’ di simpatia umana per gli uomini e le donne che lavorano dentro la Commissione di Bruxelles” scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera. Anche i celebri Sanson ai loro tempi in Francia si lamentavano sempre che nessuno riconoscesse l’umanità del loro lavoro.

9) Guardando l’Europa per votare No / Pronti Panzer Ue per Praga e Varsavia. “Se Kaczynski continuerà a dare fastidio, Bruxelles attraverso i fondi europei ha lo strumento di dissuasione per contrastarlo” dice Piero Cannas, ceo di Global strategy, al Sole 24 ore. E’ bello come domini anche su scala continentale  la logica intimamente liberale fatta di argomenti e regole democratiche (che solo quello stordito dell’Economist può chiamare “ricatti”) che contraddistingue il nostro lupetto mannaro e che il pasticcetto Boschi potrebbe consolidare anche in Italia. #BasterebbeunosciaguratoSì

10) Guardando l’Europa per votare No/ Lo scudo della Kanzlerin. “Passo dopo passo, Angela Merkel cercherà di difendere i valori liberali dell’Occidente” scrive sul Corriere della Sera Danilo Taino. Siamo già senza dubbio più che soddisfatti delle folgoranti vittorie della Grande bottegaia nella difesa dei valori dell’Occidente. Ammiriamo i suoi capolavori in Ucraina e in Turchia, la grazia con cui ha trattato i problemi del povero David Cameron favorendo la Brexit, come si è opportunamente distratta quando francesi e inglesi hanno aperto il vaso di Pandora del Nord Africa e del Medio Oriente, come a Colonia – non durante le feste però- si celebrino i magnifici risultati della sua politica sull’immigrazione. Un vero e perfetto scudo dell’Occidente. Per chi non ne è del tutto convinto, non sarebbe male che votasse un No per aiutare a sostenere uno Stato italiano più forte, assai utile in caso di eventuali nuovi successi “occidentali” della Kanzlerin.