Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (mercoledì 26 ottobre)

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Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (mercoledì 26 ottobre)

26 Ottobre 2016

Terza puntata di “10 distruzioni per l’uso al giorno”, la nostra rubrica sul referendum costituzionale e su perché diciamo NO alla riforma Renzi-Alfano-Verdini.

1) Il rottamatore cortese. “Mentre Massimo D’Alema non trova di meglio che insultare gli elettori anziani, io continuo a fare confronti”, dice Matteo Renzi all’Huffington Post. Si potrà avercela con il presidente del Consiglio ma non si può non riconoscergli la garbatezza con cui ha impostato l’esigenza di un ricambio generazionale nella società italiana: “Vi rottameremo!”. Come un frigorifero della Virginia Raggi. Chissà quanti rottamabili se ne ricorderanno il 4 dicembre?

2) L’incalzata. “Si avvicina un tizio che mi riprende con un ipad e mi incalza”, racconta la deputata renziana Alessia Morani alla Repubblica riferendo di molestie politiche da parte di un fan grillino davanti a Montecitorio. Tutta la solidarietà alla deputata. Ma è la brutta legge della vita: chi di agnolotto ferisce, di agnolotto perisce. Un votino al No aiuta anche a questo: evitare sempre le molestie, senza eccezioni per quelle gilettiane riservate ai rottamati dal Capetto (naturalmente dopo che al Capetto è stato anche garantito il servile encomio dovuto).

3) Non siamo noi che siamo razzisti. “La riforma non è centralista ma prevede una razionalizzazione sensata del federalismo”, dice Tiziano Treu alla Repubblica. Questa “spiegazione” di Treu mi ricorda molto una battuta di Giacobbe sentita anni fa in una qualche trasmissione televisiva: “Non siamo noi che siamo razzisti, siete voi che siete napoletani”.

4) Come si porta la politica oggi? “Le grandi intese stanno tornando di moda”, scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera. Polito è un osservatore politico particolarmente intelligente e nell’editoriale che inizia con la frase che riporto vi sono molte annotazioni assai acute. Però io ho un’idea un po’ diversa della moda che si sta preparando per l’Europa. Il Partito socialista in Spagna darà una timida astensione a Mariano Rajoy soprattutto per motivi interni e per preservare il controllo sull’ultima sua risorsa strategica, l’Andalusia. In Austria popolari e socialisti fanno l’ultimo governo di coalizione prima del nuovo voto sul presidente, dopo gli imbrogli sul voto per corrispondenza. Voto sul presidente a cui partecipano liberalnazionalisti e verdi mentre i grancoalizionisti sono stati emarginati dal voto popolare. E soprattutto, in Germania, la Spd annuncia che non parteciperà più a una Grosse Koalition anche perché Cdu-Csu e Spd sono passati da oltre tre quarti del voto popolare a poco più del 52 per cento. Dappertutto ci si rende conto che in una prossima fase, in cui gli Stati nazionali dovranno dire la loro, vi è bisogno di dare grande legittimità al sistema di sovranità popolare e questo è possibile solo anche grazie a opposizioni solide e ben radicate. Proprio il contrario di quello che ci offre il pasticcetto Boschi.

5) Vivere alla superficie (e perdersi il Diavolo). “Una riforma tecnico-costituzionale sulla quale è assurdo scaricare il peso di mutamenti strutturali della società”, scrive Michele Serra sul pasticcetto Boschi spiegando che si tratta di sciocchezzuole funzionali che non risolvono grandi questioni ma neanche le ingarbugliano e quindi tanto vale dare una mano a chi vuole cambiare. A me sembra invece che il pasticcetto Boschi sia il classico caso che conferma il vecchio detto tedesco: Der Teufel, versteckt sich, in den Einzelheiten. Il Diavolo si nasconde nei dettagli. Gli slittamenti nel senso del depotenziamento dei bilanciamenti del potere democratico e dell’affermazione di un nuovo neocentralismo saranno tecnico-funzionali, ma determinano un’ulteriore degradazione del nostro Stato, proprio (vedi dibattito sull’Europa) quando più è indispensabile poter contare su uno pienamente legittimato. D’altra parte è ingiusto chiedere ai migliori surfisti nazionali della superficie di dare anche un’occhiata a ciò che c’è sotto, ai dettagli.

6) Le riforme impossibili. “Togliere alla classe politica l’eterno alibi delle riforme impossibili da fare a causa del sistema istituzionale”, così Giuliano da Empoli spiega al Corriere della Sera il pasticcetto Boschi. Se il Capetto ha una vera e perfetta faccia di bronzo, i suoi più fidati consigliorini hanno tutti un faccino almeno di bronzino. Il pasticcetto Boschi per larga parte (i poteri delle Regioni) interviene su una riforma costituzionale fatta in fretta e furia nel 2001. Anche allora la motivazione di fondo, invece che istituzionale, fu quella di agevolare la supremazia politica della maggioranza. Il pasticcio di allora serviva a cercare il voto degli elettori della Lega. Oggi si vorrebbe costruire un sistema dove un’opposizione grillina garantisca la prevalenza possibilmente eterna del partito della Nazione del Capetto. Se ci si rilegge il dibattito del 2001, si può trovare chi sosteneva l’allora (nefasta) riforma costituzionale delle Regioni dicendo che si doveva “Togliere alla classe politica l’eterno alibi delle riforme impossibili da fare a causa del sistema istituzionale”.

7) Rapidi e invisibili. “Maggiore rapidità del sistema istituzionale”, questo secondo Pietro Ichino, in una lettera al Foglio, sarebbe garantito dal pasticcetto Boschi. Ma velocità per velocità, perché allora contestare la commissione Juncker, la cui implacabile rapidità non è neanche intralciata dai noiosi ludi cartacei, un po’ emarginati ma non eliminati dal noto pasticcetto?

8) Brexit’s winners. Il Financial Times enumera un lungo elenco di “Brexit’winners” cioè un assai ampio settore di società britannica che ci guadagna dall’uscita dall’Unione europea. Scelta coraggiosa, ma largamente autocritica da parte di un quotidiano che si è battuto a lungo per il “Remain”. In questo senso sarebbe assai utile fare un bell’elenco “prima” dei tanti “No” winners, partendo dai pazienti della sanità lombarda che hanno sperimentato quanto conti, nonostante tutte le traversie, la difesa dell’autonomia regionale. Proseguendo con il ceto medio sottoposto alla cura Woody Allen/Bananas da Matteo Renzi (nel vecchio film si tratta del leader di un’isoletta caraibica che appena si sveglia annuncia un nuovo straordinario provvedimento del tipo “da oggi si parla in svedese”): si condona il contante, non si condona più; siamo per Uber, no siamo per i tassisti; aboliamo Equitalia no le cambiamo solo nome come in un film di Checco Zalone e così via. Un pensierino agli anziani che erano da rottamare e invece ora sono da reclutare per la disperata rimonta del Sì e gli si offre la quattordicesima con il solito stile da don Matteo delle Mance (mance rifiutate a quegli stronzetti di under trenta a cui si erano offerti 500 euro per il cinemino e loro si ostinano a votare per i grillini). Per finire con un Sud sempre più a pezzi, tanto da non reagire alle promesse: vi abbiamo offerto il Ponte di Messina, voi non ci premiate con i sondaggi? E noi ve lo togliamo.

9) Un uomo tuttofare. “I Governatori lavorano per la concorrenza”, dice Vincenzo Boccia a Graziano Del Rio. Una vera forza della natura questo Boccia: non solo è il vice del vero presidente di Confindustria, Luigi Abete, ma è anche il vice del Capetto del Partito della Nazione.

10) Solo allucinato. “La vicenda di Gorino poteva essere gestita meglio dalla prefettura”, dice Matteo Renzi al Corriere della Sera. Insomma, Angelino Alfano è solo un po’ allucinato non ancora allucinante come Paolo Gentiloni. Il No serve anche per fare una vera riforma della Costituzione con un’Assemblea costituente (ormai l’unica via per raggiungere questo scopo) anche per avere presidenti del Consiglio responsabili del loro governo, non ilari commentatori che giudicano dall’esterno quel che combina il proprio Gabinetto.