Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (mercoledì 30 novembre)

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Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno (mercoledì 30 novembre)

30 Novembre 2016

Nuova puntata della nostra rubrica quotidiana per il NO al referendum e contro il pasticcio costituzionale a firma Renzi-Boschi-Alfano-Verdini.

1) Populisti e ballisti. “Dunque i populisti ce l’hanno fatta, hanno spezzato l’incantesimo della deflazione. L’impresa sfuggita a celebrati banchieri centrali e ai leader più potenti del G7 sta riuscendo senza sforzo a quei ballisti sfacciati”, scrivono Federico Fubini e Wolfgang Münchau sul Corriere della Sera. In un quotidiano assai sbilanciato per il Sì, nel quale – come ha notato Augusto Minzolini – quando Piazza Affari va male è colpa del No e quando va bene è merito di Matteo Renzi, bisogna leggere con attenzione l’articolo qui citato. A prima vista sembrerebbe favorire l’ampio fronte populista del No. Ma l’accenno alla virtù dei “ballisti sfacciati” non può che essere un sostegno al nostro lupetto mannaro e al suo #BastaunSì.

2) Eleggere il nuovo Senato sarà come compilare il rebus più difficile della Settimana enigmistica. “Il cittadino potrà scegliere all’interno del suo partito quale consigliere regionale andrà in Senato”, così il Sole 24 ore registra un’affermazione di Matteo Renzi. Anche da questa citazione si comprende come il Senato delle Autonomie sarà un Senato dei partiti presenti nei Consigli regionali. E sarà interessante capire se il cittadino che dovrà scegliere il consigliere regionale che lo rappresenterà in Senato, dovrà compiere questa operazione anche su una gamba sola e mettendosi un dito nell’orecchio.

3) Il pasto va consumato quando è ancora caldo. “Se vince il Sì il programma che sostituirà Politics su Rai Tre, andrà a Michele Santoro” così Dagospia riporta una indiscrezione registrata da Affari Italiani. Il pasto si consuma ancora caldo, appena vomitato dal vincitore. Un altro episodio della fantastica campagna elettorale di Juan Domingo Renzòn

4) Il Sì degli Alberto Sordi. “Per la prima volta l’Italia da decenni l’Italia è percepita come un Paese credibile, autorevole e capace di rinnovarsi”, scrive Stefano Boeri sul Corriere della Sera. Boeri è un bravo architetto, un intellettuale colto e tormentato, però ha la sindrome di certi personaggi interpretati da Alberto Sordi, va all’estero per capire che cosa è il suo Paese, come si sviluppa, se si sta dotando di uno Stato forte o se si sta affidando a un ceto subalterno alle influenze internazionali. I vari “fumi di Londra” più che aprire gli occhi, li accecano.

5) Conquistatori e acquisitori. “Lo schema renziano è quello tradizionale e che fino a oggi è stato uno schema di successo: dividere i vecchi partiti e conquistarne un pezzo”, scrive Claudio Cerasa sul Foglio. Ci sarebbe una simmetria, dunque, tra il nostro lupetto mannaro e altri grandi conquistatori di elettorato come per esempio Bettino Craxi (in realtà nei voti raccolti non molto fortunato) e Silvio Berlusconi. C’è però una differenza essenziale: i grandi conquistatori citati si sono fatti largo in una jungla ostile dentro e fuori Italia, sotto il fuoco di fila di media, ampi settori dello Stato e diplomazie straniere. Il nostro premier vive nella bambagia dell’establishment compreso quello bruxellese con cui fa finta di litigare, e più che conquistare seguaci, se li acquista. C’è chi lo trova delizioso, personalmente mi pare spesso disgustoso. 

6) Miracoli ex post neo comunisti  e referendum / Mussi. “Scusi, presidente Renzi, ma Lei, come ha votato nel referendum costituzionale del 2006?”, scrive Fabio Mussi sul blog Faccio sinistra. Riuscire a far ridiventare quasi arguto un Mussi che, a lungo intristito, da ormai diversi decenni non riusciva a essere che greve e collerico, è un mezzo miracolo da parte di Matteo Renzi

7) Miracoli ex post neo comunisti e referendum / Dominijanni. “Io dico no, per ragioni di merito e di metodo, e per una terza ragione, di valutazione storica. Comincio dalle ragioni di merito. Primo, con la riforma il bicameralismo non finisce ma resta, non più paritario ma in compenso molto confuso. Il senato non sparisce ma non sarà più elettivo. Non diventa affatto un senato delle autonomie, espressione dei governi regionali e con competenze sul bilancio, ma una camera di serie b, composta da consiglieri regionali e sindaci scelti su base partitocratica, i quali tuttavia, pur privi di legittimazione elettorale, avranno competenze su materie cruciali come i rapporti con l’Unione europea e le leggi costituzionali e potranno richiamare le leggi approvate dalla camera per modificarle. Secondo, la riforma del titolo V, invece di correggere quella malfatta nel 2001 dal centrosinistra, la rovescia nel suo contrario: da troppo regionalismo si passa a troppo centralismo, con la clausola di supremazia dell’interesse nazionale che tronca in partenza qualunque opposizione dei comuni e delle regioni a trivelle, inceneritori, grandi opere, centrali a carbone e quant’altro: se il governo li considera ‘di interesse nazionale’ e ce li pianta sotto casa ce li teniamo” scrive Isa Dominijanni sul Manifesto. Altro miracolo renziano: dopo aver fatto tornare l’arguzia a Mussi, trasformare la Dominaijanni in una ragionatrice un po’ conservatrice ma  sensata e pacata.

8) Miracoli ex post neo comunisti e referendum / Reichlin. “Ma di che cosa stiamo parlando? Del Senato? Suvvia, è l’ininterrotto parlare, annunciare, promettere ‘rottamare’ dello stesso Matteo Renzi che ci dice la verità. È su di lui che egli ci chiede ogni giorno più chiaramente di votare. Egli chiede un plebiscito. Non è chiaro? Questo è il punto, gravido di enormi conseguenze. Ed è questo che avverrà il 4 dicembre tra lo stupore e disappunto di tanti autorevoli custodi della Costituzione repubblicana”, scrive Alfredo Reichlin su Nuova Atlantide. Trovare uno (il nostro lupetto mannaro) che batta Reichlin in narcisismo è obiettivamente un altro miracolo.

9) Miracoli ex post neo comunsti e referendum / Orlando (e De Luca). “Il partito democratico non è quello raccontato approfittando delle parole di De Luca” dice Andrea Orlando alla Repubblica. Ecco un altro bel miracolo: il ritorno alla grande flessibilità e articolazione del vecchio Pci, non adagiarsi solo nella realtà descritta approfittando delle parole di De Luca ma saper offrire in Campania una frittura di pesce in cambio del voto, in Piemonte puntare invece sulla bagna cauda, in Brianza sulla cassoeula e nel ferrarese sulla salama da sugo.

10) Miracoli ex post neo comunsti e referendum / Caldarola. “I No che non hanno aiutato a crescere la sinistra sono stati tanti”. Peppino Caldarola su Lettera 43. Dopo tanti miracoli in positivo eccone uno al contrario, la straordinaria rimozione del passato da parte di un acuto osservatore di cose politiche come il nostro Peppino che ricorda solo i No sbagliati dei comunisti, dimenticandosi alcuni Sì forse eccessivi (sia pur marginali) come quelli che riguardavano i nostri, pur secondari rapporti, con l’Unione sovietica.