Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno

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Referendum: 10 “distruzioni per l’uso” al giorno

24 Ottobre 2016

Da oggi e per tutta la campagna referendaria, 10 “distruzioni per l’uso” al giorno: un rubrica sul referendum costituzionale e su perché diciamo NO alla riforma Renzi-Alfano-Verdini. 

1) Quando la Banalità è indispensabile. Leggendo sulla Repubblica che Laura Boldrini chiede al governo di trasmettere al Parlamento il testo dei provvedimenti sulla finanziaria che sono stati inviati a Bruxelles e largamente distribuiti alla stampa ma non alle assemblee legislative, viene da riflettere su come persino una vestale dell’ovvio quale è ed è stata la presidente della Camera, abbia ampiamente ragione e sveli la logica “finale” della strategia renziana: depotenziare la discussione pubblica. In questo senso l’allarme della Boldirini è pienamente giustificato come era assolutamente corretta (al di là dei pur evidenti aspetti di risentimento personale) l’osservazione di  un altro rappresentante del più grigio conformismo (versione tecnocratica), Mario Monti, quando ha affermato come non si possa fare una buona riforma costituzionale con metodi all’Achille Lauro. Noi tutti folgorati da un ventennio in cui hanno contato più che il pensiero la battuta e lo slogan, dobbiamo arrenderci al fatto che una (pur la più modica possibile) dose di banalità è indispensabile per tenere insieme una società. E in questo senso un banale No vale dieci volte un brillante Sì.

2) Viva la determinazione! Fabrizio Rondolino, un po’ fuori dalle righe, esalta sull’Unità Paolo Sorrentino che ha detto di Matteo Renzi: “Apprezzo la sua smodata determinazione”. La Grande bullezza.

3) Anche i più pazienti si inquietano. Lucia Annunziata intitola così sul sito che dirige (“Huffington post-Italia”) le ultime affermazioni eurocritiche di Piercarlo Padoan: “Il ministro le spara grosse”. Non siamo di fronte a una giornalista banale, al contrario Lucia è un’osservatrice della politica particolarmente sofisticata e ben inserita, assai simpatetica con le battaglie della sinistra di governo. Se una così nota l’uso disperato della politica estera  (si considerino anche le affermazioni di Renzi: Obama mi ha detto di essere preoccupato per l’Europa) per rimontare lo svantaggio del Sì, le mosse temerarie che i Jim Messina suggeriscono al presidente del Consiglio per uscire dall’angolo, significa che la situazione sta diventando veramente grave. Il pasticcetto isituzionale Boschi non è tanto pericoloso in sé, quanto pericolosamente disgregante. Sbandare la politica estera per farlo passare è invece assai pericoloso in sè. Però, per fortuna, con un piccolo No si può fermare la deriva.

4) Campagna spicciola. I sostenitori del Sì amano costantemente seminare la campagna elettorale di messaggi quasi subliminali, qui e lì, anche in articoli che non c’entrano niente con il referendum in sé. Così in una nota sulla Repubblica sul Monte dei Paschi, si legge la ricapitalizzazione della banca senese avverrà tra il 7 e l’8 dicembre se vincerà il Sì. Mentre si cerca di mantenere il quotidiano un po’ sulle generali anche per non perdere copie, il lavoro sporco lo si fa negli angolini. E’ la grande scuola dei Republicones, oggi ben imitata dai loro affini (ma sul centrodestra) Repubblichini per il Sì.

5) E adesso torna a servire il sindacato. Come sempre intelligente e informato Dario Di Vico racconta sul Corriere della Sera che a Palazzo Chigi e nella Confindustria boccesca ci si è resi conto che annullare la disintermediazione sociale, non confrontarsi con il sindacato non consenta di fare una vera politica di riforme. Si considerino anche il flop delle pur apprezzabili riforme definite con il cosiddetto Jobs act. Le osservazioni di Di Vico sono come sempre puntuali e convincenti, anche se poi il governo dei Jim Messina ha sempre l’aria di usare tutto in modo strumentale. E in questo senso, è una vera penitenza per me considerare che Monti abbia ragione: la riforma della Costituzione fatta con metodi all’Achille Lauro è un disastro.

6) Chi semina vento. Beppe Grillo si appresta a fare una battaglia campale contro gli stipendi dei parlamentari. Trattare certi argomenti con uno stile da osteria, comunque finisce per colpire il prestigio di istituzioni già ben logorate. Chi fa queste constatazioni, non può insieme non ringraziare quegli imbecilli che hanno fatto manifesti con su scritto sostanzialmente “Basta un sì per togliersi duecento politici dalle palle”. Quos Deus perdere vult, prius renziani facit.

7) Il sistema va! Armando Spataro sulla Repubblica spiega come le recenti numerosissime assoluzioni di imputati eccellenti dimostrino come il sistema giudiziario funzioni in Italia. Sindaci, presidenti di Regione, ministri, dirigenti della Pubblica amministrazione linciati dalla pubblica opinione, costretti alla dimissioni, cacciati dai loro ruoli alla fine sarebbero pienamente acquietati e moralmente (non dico materialmente) risarciti dal fatto che un giudice bocci le ragioni dell’accusa. Come è evidente questa tesi non sta in piedi. Il sistema mediatico-giudiziario che ha il suo cuore nel partito dei pm ha creato una realtà che va modificata e che contribuisce a fare del sistema giudiziario italiano un caso internazionale. Ma, dirà qualcuno, Spataro non è un sostenitore del No? Certamente e ne sono lieto. Le Costituzioni e le loro eventuali riforme si discutono con tutte le forze politiche e culturali rilevanti: così nel ’47 l’accordo avvenne tra brillanti stalinisti e composti democristiani, tra vecchi liberali e giovani azionisti. Non era un affare di un capetto e dei suoi fan.

8) Povera Anna. Una persona intelligente e preparata come Anna Finocchiaro è costretta a difendere il ruolo e la forma di elezione del presidente della Repubblica delineato dai pasticcetti boschiani sottoposti al referendum del 4 dicembre. Lo fa con perizia, ma traspare come  il Quirinale, che nella Carta del ’47 aveva un ruolo in un sistema, abbia un ruolo nel  pasticcetto del 2016 definito da una serie di pecette spesso illogiche senza che nessuno possa prevedere che cosa salterà fuori. Ecco perché ci vuole un’Assemblea costituente e la via per aprirle la strada è votare No.

9) Esserci. Sul sito di Tempi si trova l’annuncio di un’importante iniziativa presa dalla nuova associazione “Esserci” animata da Giancarlo Cesana e Gigi Amicone. Verrà presentato il manifesto “Non solo No” (il testo si trova sempre su Tempi) martedì 24 ottobre alle ore  21 all’Enterprise hotel di Milano in via corso Sempione 91. Parleranno Michele Rosboch, Stefano Parisi, Egisto Mercati, Emanuele Boffi

10) Quante contraddizioni nel centrodestra. Claudio Cerasa sul Foglio del lunedì spiega come il centrodestra si contraddica su premierato, senato e così via. L’abile direttore del mitico quotidiano ferrariano dovrebbe leggersi gli atti della Costituente e studiare come cambiò l’atteggiamento dei comunisti dopo la rottura dell’alleanza antifascista a livello internazionale. Le Costituzioni sono ben inserite nei processi storici non bastano i trucchetti dei tecnici e le volontà dei capetti per renderle legittime innanzi tutto di fronte a quel popolo che dovrebbero rappresentare.