Referendum, tariffe, acqua: solo parole
23 Gennaio 2012
In attesa che in futuro la nascita della «Abc» (Acqua bene comune) di Napoli possa sortire effetti benefici (per gli utenti) sulle bollette dell’acqua, in Puglia continuano a scorrere fiumi di parole. La Regione, proprietaria al 100% dell’Acquedotto Pugliese, c’è arrivata dopo sette mesi, e per ora soltanto con il pensiero, visto che la fase è ancora quella riflessiva e dei tavoli tecnici di studio: «È giunto il momento – ha spiegato in una nota il governatore Nichi Vendola – di compiere un supplemento di riflessione, chiedendosi se la Puglia possa recuperare anche innovativamente l’indicazione del referendum, quanto ai costi del servizio».
Il referendum è quello del giugno 2011, sostenuto anche dallo stesso Vendola: sette mesi fa i «sì» abrogarono la norma (riguardante non solo i gestori privati, ma anche quelli pubblici) che consente «al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito». Chi ha votato «sì», si aspettava che le bollette si riducessero del 7%, subito. E invece nulla: incalzato dal Corriere del Mezzogiorno, all’indomani del referendum (e non prima) Vendola sottolineò come fosse «indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull’Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe».
Adesso, però, Vendola si è accorto «che lo sforzo può essere compiuto direttamente dalla Regione: una soluzione operativa è quella di incrementare la quota di investimenti pubblici riducendo quella a carico della tariffa». In pratica, la Regione può compensare il taglio delle bollette di Aqp (che deve essere deciso dall’Autorità idrica regionale) senza tagliare gli investimenti dell’Acquedotto Pugliese. Meglio arrivarci tardi che mai. Adesso, però, non si perdano altri sette mesi. Anche perché, nel frattempo, in tre anni (da gennaio 2009 a gennaio 2012) il costo dell’acqua a metro cubo in Puglia, tra aumenti tariffari e inflazione programmata, si è incrementato del 22,6% (da 1,31 a 1,6063 euro), del 3,9% dal 2011 al 2012, dal referendum a oggi. La benzina (al litro) non è cresciuta molto di più: dagli 1,26 euro del 2009 agli 1,7 attuali. E non è un bene comune.
tratto da Il Corriere del Mezzogiorno Economia