Renzi 2 la vendetta?

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Renzi 2 la vendetta?

08 Dicembre 2016

Renzi 2, la vendetta. Con in più un tocco di narcisismo morettiano (ricordate? “mi si nota di più se vengo, se non vengo, o se vengo e non parlo?”). Al nostro premier nessuno aveva chiesto le dimissioni. Ha fatto tutto da solo, promettendo persino di lasciare la politica, cosa che ovviamente non ha alcuna intenzione di fare. Inoltre, e questo rende la crisi ancora più anomala, il suo governo non solo non è stato sfiduciato, ma sulla legge finanziaria ha appena incassato l’ennesima fiducia.

E’ evidente, dunque, che conserva una solida maggioranza anche al Senato, mentre alla Camera il Pd è totalmente autosufficiente. Sembra assurdo, quindi, che Renzi cerchi di scaricare le responsabilità su altri, chiedendo che le opposizioni si facciano carico di una crisi che è tutta sua, decisa allo specchio, e proclamata in tv per tenere fede alle minacce (o promesse) che lui stesso aveva fatto. L’ex premier come sempre fa e disfa, e come sempre dimostra di non avere il senso del proprio ruolo istituzionale, mettendo davanti al bene dell’Italia il suo interesse personale.

In questo momento il segretario del Pd probabilmente è incerto sul da farsi. Ha voluto dare le dimissioni, con un discorsetto in cui in pratica diceva: adesso vedremo come ve la caverete senza di me! Ma si è presto reso conto di essersi cacciato – e purtroppo di aver cacciato il paese – in un vicolo cieco. Non può andare di corsa alle elezioni come avrebbe voluto, perché non c’è la legge elettorale per il senato, e quella per la camera è in attesa del giudizio di costituzionalità.

Il presidente Mattarella ha bloccato sul nascere qualunque idea di andare alle urne con sistemi elettorali diversi e non armonizzati, o di andare senza attendere il giudizio della Consulta. Renzi non vuole assumersi però l’onere di indicare un successore, perché ha paura che il nuovo eventuale capo del governo, anche se scelto tra i fedelissimi, decida a un certo punto di agire per conto proprio; e nemmeno vuole un governo istituzionale, perché anche in questo caso il gioco gli scapperebbe di mano.

Non vuole l’unità nazionale, la maggioranza allargata che fa finta di chiedere, perché non sa che farsene, ma non vuole nemmeno rimanere al suo posto nel timore di essere rosolato a fuoco lento dalle opposizioni, inclusa quella interna. In più ci sono dossier che scottano, come quello del Monte dei Paschi, in cui Renzi certo non desidera che qualcun altro metta il naso; ci sono  i rapporti con l’Europa che vuole continuare a gestire, e soprattutto le nomine: Eni, Enel, Finmeccanica, forse un avvicendamento alla Rai, e altri consigli di amministrazione.

E’ il cuore del potere, e se Renzi lascia che altri si assicurino una propria rete di uomini al comando, sa di non poter più recuperare. L’unica soluzione che potrebbe limitare i danni per lui, se non si può andare di corsa al voto, o se comunque Mattarella impone che ci si vada con un nuovo governo, è forse un Renzi bis, a cui dovrebbe arrivare senza troppe perdite, anche di credibilità. E’ una partita a scacchi complicata, ma ormai lui stesso l’ha aperta, e non si può salvare con l’arrocco.