Renzi insulta la Lega ma non pensa ai risparmiatori truffati e al caso Consip
19 Settembre 2017
di Carlo Mascio
“Tutti i giorni la Lega fa la morale a Roma ladrona ma nessuno che dica che c’è un partito che ha rubato i soldi del contribuente”. Boom. La dichiarazione ha fatto immediatamente il giro di tutte le redazioni giornalistiche. Perché a “pronunciarsi” sul caso del blocco dei conti correnti alla Lega non è stato uno qualunque. Ma il segretario del Pd, Matteo Renzi.
E lo ha fatto con la solita spocchia, scatenando – ovviamente- l’ira di Matteo Salvini che, dopo aver definito “una scheggia della magistratura che fa politica” la sentenza sull’indagine relativa ai fondi elettorali “spariti” all’epoca della gestione del partito di Umberto Bossi e Francesco Belsito, ha risposto a muso duro al segretario Dem: “È preoccupante che il segretario di un partito che si definisce democratico se ne freghi della presunzione di innocenza. Secondo Renzi, siamo colpevoli a prescindere: si vergogni!”.
In effetti dire che la dichiarazione di Renzi sia alquanto fuori luogo è dire poco. E a farlo capire – indirettamente- è stato anche un membro del suo stesso partito, Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato (non certo un leghista sfegatato) che in un’intervista al Giorno ha definito la sentenza un “errore”, politico e giuridico, perché “i suoi effetti sono assai negativi per la vita di un soggetto politico” e soprattutto per i suoi elettori.
E sì perché punire in questo modo un soggetto collettivo, per giunta a causa di responsabilità individuali già – giustamente – riconosciute e sanzionate, “è da intendersi come un attacco alla democrazia” come lo ha definito il senatore e presidente di Idea Gaetano Quagliariello. Che poi non ha mancato di far notare a Renzi che lui stesso “è nelle condizioni ideali per sapere cosa sarebbe accaduto se fosse stato applicato al caso Lusi il criterio politico e morale che lui utilizza oggi per la Lega”.
Ma niente da fare. È sempre il solito Renzi che, anche dopo la sberla del 4 dicembre scorso, continua a credere che con insulti (in stile “accozzaglia contro di me” come definì i comitati del No al referendum costituzionale) e accuse possa screditare gli avversari e guadagnare consensi. Ma la storia politica recente (vedi esito referendum costituzionale e elezioni amministrative di giugno) insegna che le cose non vanno proprio così. Piuttosto sarebbe il caso che Renzi pensasse al caso Consip, dopo che il patteggiamento di Marco Gasparri ha sancito che la corruzione c’è stata, e ai tanti risparmiatori delle banche (come Banca Etruria) che con il decreto di salvataggio varato dal suo governo, dall’oggi al domani si sono visti volatilizzare i risparmi di una vita. Risparmiatori ai quali ora, guarda caso, viene anche vietato di protestare alle kermesse piddine. Quelli sì che hanno bisogno di un “pronunciamento” chiaro da parte del segretario Dem.