Rifondazione rompe sul Welfare e riapre i giochi

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Rifondazione rompe sul Welfare e riapre i giochi

21 Novembre 2007

L’intesa sembrava a portata di mano, invece nella notte qualcosa si è rotto. Ancora una volta, è Rifondazione Comunista ad alzare la posta in gioco lasciando polemicamente il tavolo di confronto con gli altri esponenti della maggioranza.

E ancora una volta è il Protocollo sul welfare a creare grattacapi a Romano Prodi.  Al punto che  dopo aver messo la Fiducia sul decreto fiscale collegato alla Finanziaria, il Governo potrebbe pensare allo stesso strumento (la Fiducia) per pensioni e mercato del lavoro. Anche se il ministro del lavoro Cesare Damiano si è affrettato a spiegare che un discorso di questo tipo per ora è prematuro: “Per natura non escludo mai nulla ma, per ora, è prematuro discutere su questo argomento”, ha detto confermando che il governo non intende scorporare alcuna parte del ddl.

I passaggi: la prossima settimana comincerà l’esame della Camera che dovrà concludersi entro la fine del mese per passare al voto del Senato. Ecco allora che la controriforma targata centrosinistra dovrà infatti entrare in vigore dal primo gennaio per scongiurare  l’ipotesi che l’età pensionabile salga da 57 a 60 anni come previsto dallo scalone Maroni.

Lo strappo è avvenuto alle dieci sera, quando Prc ha deciso di abbandonare la riunione di maggioranza. Eppure ieri sera si dovevano chiarire le posizioni e cercare un punto d’incontro sugli emendamenti da presentare  in Commissione Lavoro della Camera, dove oggi ricominciano le votazioni.

Invece il partito di Bertinotti e Giordano ha puntato i piedi chiarendo, per bocca del deputato e membro della Commissione Lavoro di Montecitorio Augusto Rocchi che  “non ci sono novità, né sui contratti a termine né sugli usuranti” , smentendo così tutti i messaggi che facevano pensare a un’imminente intesa. Ma che qualcosa si fosse rotto si è capito anche dal commento del sottosegretario al Consiglio Enrico Letta che tra il primo e il secondo vertice aveva parlato di un accordo da trovare in questi giorni.

I nodi da risolvere riguardano i contratti (la sinistra chiede a Prodi di precisare meglio la norma sui limiti temporali per i contratti a termine), lo staff-leasing e il job on call (dei quali si chiede l’abolizione) e soprattutto i lavori usuranti. Con la questione relativa ai  turnisti della notte in pole position e Rifondazione che spinge  perché la platea dei lavoratori usuranti venga ampliata. Ma la modifica del provvedimento in questo senso porterebbe due conseguenze di non poco conto: il superamento della mediazione raggiunta tra le parti firmatarie del protocollo e soprattutto lo sforamento dei conti.

L’eliminazione del tetto al pensionamento per i lavori usuranti è considerata la misura che più potrebbe squilibrare i saldi.

Da qui l’irritazione di Lamberto Dini, pronto, in nome dei conti, a votare no in Senato se l’accordo viene toccato. E pensare che gli articoli della Finanziaria  inizialmente erano 97 e oggi sono passati a 151 mentre i conti sono stati sforati di ben 2 miliardi perché da 10,7 si è arrivati a quota 12,9 miliardi. “Il governo non deve modificare il protocollo perché anche da quello dipende la tenuta dei conti pubblici – avverte ormai da giorni  Dini – davanti a qualsiasi modifica noi liberaldemocratici voteremo contro”, aveva detto ieri l’ex direttore generale di Bankitalia (senza contare che il fronte del no al ddl rischia allargarsi anche ai socialisti, che rivendicano attenzione per i loro emendamenti).  Ma tra Liberaldemocratici e Sinistra estrema è guerra aperta: “Non è che c’è chi può avere le mani libere, mentre noi stiamo qui a fare la guardia la bidone”, ha detto Rocchi.

La mossa a sorpresa di rifondazione ha comunque irritato tutti. Il presidente della commissione Lavoro Gianni Paglierini (Pdci) ha commentato secco: “Ognuno si prenderà le proprie responsabilità”. Poco dopo anche sinistra democratica e Verdi hanno espresso  il proprio “stupore” .