Rimuovere gli ostacoli alla libera concorrenza per inaugurare la “fase 2”
19 Ottobre 2010
Dopo il tempo del rigore, adesso è il tempo delle politiche di sviluppo. Tra queste un ruolo preminente può e deve avere una politica volta a liberalizzare e a rimuovere gli ostacoli alla libera concorrenza.
Tale politica – che ha anche il pregio di non accrescere la spesa pubblica – rileva non solo per i benefici che genera a favore dei consumatori, nella forma di minori prezzi e maggiore possibilità di scelta, ma anche, e soprattutto, per l’impatto favorevole che ha sulla produttività del sistema economico. Nell’ultimo rapporto OCSE sulla riforma della regolamentazione in Italia, presentato a febbraio di quest’anno, sono stati sottolineati i progressi compiuti dal nostro paese in tal senso e il forte potenziale in termini di crescita della produttività che il proseguire su questa strada potrebbe comportare.
Numerosi lavori relativi al gruppo dei paesi industriali evidenziano che laddove si liberalizzano i settori che producono servizi intermedi destinati all’attività produttiva – energia, telecomunicazioni, trasporti, servizi professionali – si determinano sensibili incrementi di valore aggiunto, di produttività e di crescita delle esportazioni nelle industrie che producono beni finali.
Per l’Italia, è stato specificamente documentato che le industrie più dipendenti dai settori dove la concorrenza è più difficile registrano risultati inferiori, in termini di esportazioni e di crescita, rispetto alle industrie che meno dipendono dai settori poco concorrenziali.
Per queste ragioni l’Autorità Antitrust sottolinea da tempo l’esigenza ridurre le barriere all’entrata nel mercato del gas, dei trasporti ferroviari, dei servizi postali, delle libere professioni, separando le reti che operano in regime di monopolio dai servizi offerti in concorrenza, abbattendo le restrizioni sul livello dei prezzi e delle tariffe, sulla pubblicità, sulle forme di attività professionali. Come ricordato ancora di recente nella segnalazione predisposta per le preparazione della Legge annuale sulla concorrenza a febbraio scorso, questi dovrebbero essere i cardini di un’efficace politica pro-concorrenziale.
Resta cruciale, al riguardo, riuscire a “spingere” il processo di liberalizzazione anche a livello locale; purtroppo alla luce anche delle evidenze raccolte sulla base della attività di segnalazione esercitata dall’Antitrust si avverte una crescente difficoltà delle amministrazioni locali di conformare la propria azione liberalizzatrice ai principi generali stabiliti dalle norme nazionali.