Roma celebra Israele con un tutto esaurito d’eccezione
11 Maggio 2008
Nella stampa della Parigi degli Anni 50, si parlava di “Tout Paris”
quando “the best and the beautiful” si davano appuntamento per una
“prémière” a teatro, o – come usava allora – anche al cinema. La sera
dell’8 maggio il “Tout Rome” si è dato convegno al Teatro dell’Opera per
la “prima” italiana di “Viaggio alla Fine del Millennio” opera in due
parti e dieci quadri di Josef Bardanasvili su libretto di A.B. Yehoshua
(autore del romanzo da cui è tratta). Dalla platea, si vedevano nel palco
reale il Capo dello Stato Napolitano, il Sindaco Alemanno, il Presidente
della Camera dei Deputati Fini (tutti con le rispettive Signore), oltre
che il Sen. Cossiga. In sala, una folla di politici (tra cui Letta,
Frattini e Fassino nonché numerosi aspiranti Vice Ministri e
Sottosegretari, provenienti da varie parti d’Italia a Roma probabilmente
anche poiché speravano che la loro nomina fosse stata formalizzata da un
Consiglio dei Ministri inizialmente in cantiere per le 18 ma, poi,
spostato a lunedì 12 maggio). Molto presente il mondo della cultura,
della finanza e dell’industria, non solo romano ma anche milanese. La
platea, tutti gli ordini dei palchi ed anche le gallerie stracolme.
La serata era in occasione dell’inizio delle celebrazioni il 60simo
anniversario dello Stato d’Israele. Per chi ama la cultura in generale ed
il teatro in musica in particolare è un’eccellente idea rappresentare
un’opera contemporanea (d’autori viventi) per un evento celebrativo di
questa portata. In Italia, invece, in casi analoghi si ripescano opere
del Settecento ed è raro vedere sui nostri palcoscenici lavori
contemporanei, anche quelli d’autori americani che hanno grandi risultati
di biglietteria.
Il lavoro in scena a Roma è stato commissionato dall’Israeli Opera
di Tel Aviv dove ha debuttato il 21 maggio 2005. A.B. Yehoshua ha
ricavato il libretto dal romanzo ambientato attorno all’anno Mille tra
Tangeri, la Spagna, Parigi, Worms e la Foresta Nera. Il mercante ebreo
marocchino Ben Atar, socio di un commerciante mussulmano, va in Europa
per potersi riconciliare con il nipote Abulafia, ma finisce processato e
scomunicato per la sua bigamia; gli ebrei del Nord Africa avevano
adottato dalle prassi arabe, mentre gli ebrei insediatesi nel Nord
Europa, legati ai precetti religiosi tradizionali, la vietavano. Il tema
chiave è la ricerca della tolleranza tra diverse visioni della vita
all’interno della medesima religione. Interessante notare come l’opera
contenga anche una scena “osèe” (ovviamente velata) di sesso a tre. Il
dramma esplode quando una delle due mogli di Ben Atar, pur soddisfatta
dalla bigamia, vorrebbe estendere, per ragioni di pari opportunità, la
prassi alla poliandria (ciascuna moglie potrebbe avere più mariti); ciò
innesca la scomunica.
Joseph Bardanashvili, compositore georgiano, emigrato nel ’95 in
Israele, ha firmato molti balletti, sinfonie e colonne sonore. La Israel
Simphony Orchestra Eishon LeZion era concertata da Asher Fish, che ha
diretto quest’anno il “Parsifal” inaugurale al Teatro San Carlo di
Napoli. La regia è di Omri Nitzan. Scenografie e costumi sono curati da
Ruth Dar. Disegno luci di Felice Ross e Yehiel Orgal. Coreografia di
Daniela Michaeli. Direttore del Coro è Yishai Steckler. Tra gli
interpreti, nel ruolo del mercante di Tangeri si esibisce Gaby Sadeh. La
prima e la seconda moglie sono Edna Prochnik e Ira Bertman. Il nipote di
Ben Attar è Yosef Aridan. L’opera è stata presentata in ebraico, con
sovratitoli in italiano.
In una sede tecnica specializzata in opera lirica riferirò sugli aspetti
specificatamente musicali dello spettacolo. In sintesi, il libretto è
%0Aefficace sotto il profilo drammaturgico; traduce bene in versione scenica
l’amaro contenuto del romanzo – i cui temi non riguardano solamente
differenti interpretazioni della parola di Dio nell’ambito della medesima
religione ma hanno una valenza universale. La struttura musicale sembra
ispirata ad uno dei maggiori compositori russi contemporanei, Alfred
Schnittke, il quale, a sua volta, ha molti punti in comune con i
compositori tedeschi della prima metà del Novecento: enorme organico,
scrittura vocale in cui il declamato scivola in ariosi, grandi interventi
del coro, concertati nei finali. In tale impianto s’inseriscono elementi
tradizionali di musica ebraica ( quali il Bukkhara di cui nel maggio 2007
si è avuto un eccellente concerto a Parma). L’enfasi vocale è su
tessiture alte: tra i protagonisti maschili, un controtenore, un tenore
“di grazia” ed un baritenore. Ineceppibile, la prova data da tutta la
compagnia. Applauditissima dal “Tout Rome”.