Romani sblocca le nomine per Sogin e Agenzia per la Sicurezza Nucleare

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Romani sblocca le nomine per Sogin e Agenzia per la Sicurezza Nucleare

18 Ottobre 2010

La nomina di Paolo Romani in Via Molise pare aver sbloccato il capitolo energia da uno stallo che durava fin troppo tempo. Riprendono le danze e il primo giro è quello delle nomine. Umberto Veronesi è ormai ad un passo dalla presidenza dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare. La sua nomina verrà formalizzata con decreto del Presidente della Repubblica solo dopo la designazione da parte del Presidente del Consiglio e la deliberazione del Consiglio dei Ministri.

I ministri dello sviluppo economico e dell’ambiente sono chiamati a designare gli altri quattro componenti dell’Agenzia. Stefania Prestigiacomo e Paolo Romani ne hanno discusso venerdì scorso. I nomi che circolano sono quelli di Maurizio Cumo, dato per certo, Gualtiero Bellomo, Aldo Casentino, Paola Girdinio, Antonio Moccaldi, Bernadette Nicotra, Marco Ricotti e Giuseppe Zollino. In pole, pare esserci Cumo, Ricotti e Zollino, professori ordinari di impianti nucleari. Il collegio, una volta definito, dovrà poi scegliere il direttore generale dell’Agenzia. Di sicuro, la scelta di una figura autorevole, ma di rilievo politico più che tecnico al vertice dell’Agenzia dovrà trovare un contrappeso in un direttore generale di elevate competenze specialistiche nel campo dell’energia nucleare. Il suo ruolo sarà quindi decisivo nel concreto operare dell’autorità che muove la regolamentazione tecnica del settore.

Contestualmente alla sua nomina, Umberto Veronesi dovrà dare le dimissioni da senatore. Già lo scorso luglio il professore si era detto pronto a lasciare lo scranno di Palazzo Madama per impegnarsi nel progetto nucleare. L’auspicio è che una personalità del mondo accademico di chiara fama, prestatasi alla politica, scelta nel campo dell’opposizione, faccia maturare attorno al progetto di ritorno all’atomo la fiducia della società civile e delle forze politiche che si candidano all’alternanza. Una fiducia necessaria per dare solidità e continuità alla politica nucleare, ma anche una sfida al centrosinistra, chiamata ad affrontare la questione nucleare cercando di mettere da parte l’opposizione pregiudiziale e ideologica della fazione massimalista.

Ma il dato più concreto della settimana scorsa è stata la nomina dei vertici della Sogin, la società interamente pubblica costituita nel 1999 per svolgere le attività di gestione dei materiali radioattivi e di smantellamento degli impianti nucleari. Con la legge 99/09, la maggioranza aveva deciso il commissariamento della società e il suo riordino, con la vendita di rami d’azienda ad altre società a partecipazione pubblica. I ritardi nello svolgimento delle attività di decomissioning da un lato e l’opportunità di valorizzare gli asset cambiandone la destinazione dall’altro avevano spinto il Governo in questa direzione. La ristrutturazione e lo snellimento dell’azienda non sono però mai avvenuti ed anzi, con il decreto nucleare, il ruolo della Sogin è stato rafforzato; è, infatti attribuito alla Sogin il compito di concordare con l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare la localizzazione e la progettazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e di svolgere in regime di monopolio pubblico le attività di decomissioning per le nuove centrali. Il nuovo vertice della Sogin è rappresentato dall’AD Giuseppe Nucci, sostenuto da Tremonti e Lega, il Presidente Giancarlo Aragona e i consiglieri Bruno Mangiatori, Francesco Moro e Piero Risoluti. A loro l’arduo compito di dar ragione al Governo dei suoi ripensamenti.

Un ultimo capitolo, in buona parte ancora da scrivere, riguarda l’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Il mandato degli attuali commissari scade a metà dicembre. Alessandro Ortis consegna al suo successore un’authority che ha saputo conservare ed anzi affermare la propria indipendenza. Ha resistito agli attacchi della politica e di poteri forti, che più volte hanno tentato di anticipare il termine dell’incarico. Alessandro Ortis lascia un’autorità amministrativa indipendente sana dal punto di vista finanziario, che però ha dovuto subire le misure perequative imposte dalla finanziaria 2010. Con la legge 191/09, è stata deciso un trasferimento di risorse dalle authority in attivo a quelle che in rosso. Principale finanziatore del sistema risulta essere naturalmente l’AEEG.

L’autorità, già di per sé titolare di compiti e funzioni importanti in un settore strategico come quello energetico, sembra destinata ad accrescere il proprio ruolo, vista l’insistenza con cui si ripropone al centro del dibattito la necessità di affidare ad un’authority come l’AEEG la regolazione dei servizi
idrici. I nomi che circolano per i cinque commissari sono molti: Massimo Beccarello (Università Milano-Bicocca), Alberto Biancardi (Cassa Conguaglio Settore Elettrico), Guido Bortoni (Capo Dipartimento Energia del Mse), Carlo Crea (segretario generale dell’Autorità), Luigi Carbone (alla Semplificazione con il ministro Calderoli), Marco D’Alberti (Università Sapienza), Giovanni Dell’Elce (Pdl, già sottosegretario all’Energia alle Attività Produttive), Mauro Libè (Udc), Alessandro Luciano (membro del CdA dell’Enel), Aldo Scarabosio (Pdl), Marco Staderini (amministratore delegato di Acea), Federico Testa (PD). Secondo Quotidiano Energia maggioranza e opposizione sarebbero intenzionati a garantire una quota rosa, facendo cadere su una donna la scelta di almeno un componente del collegio. Ma per ora non si fanno nomi.