Salvateci dal “riconoscimento” a tutti i costi
05 Agosto 2011
Sembra che la filosofia politica e la filosofia del diritto siano monopolizzate dal tema del ‘riconoscimento’. La dignità di tutte le culture, di tutte le etnie, i diritti che ha ogni individuo, per il solo fatto di essere nato, la condanna radicale del razzismo, del sessismo, e oggi anche dello specismo, sono i temi più ricorrenti nei libri, nelle riviste, nei convegni di studio.
Dico subito che vi si affermano valori che sono anche i miei. Ho solo due perplessità: se il ‘riconoscimento è un diritto che ‘va preso sul serio,’ tale diritto si ferma alla semplice tutela della ‘libertà negativa’ dell’<altro> (es., la libertà, garantita dallo ‘stato di diritto’, di seguire i precetti dell’Islam) o deve riguardare anche il sostegno alla sua libertà positiva (es., l’obbligo di costruirgli la moschea)? E in tal caso, chi deciderà come e cosa sostenere? Il popolo sovrano, in base alle sue convenienze e disponibilità, o gli intellettuali in contatto quotidiano con l’Imperativo categorico?