Sapessi com’è strano mangiare milanese a Milano
15 Febbraio 2009
Prima, però, di parlare di cibi e bevande, va detto che questo locale merita attenzione per l’ambiente e per il “clima” che vi si respira. Il ristorante, caldo e accogliente, consta di due salette separate da un ingresso a corridoio (a cui si accede da una porta a due battenti), dove, davanti al tronetto della cassa, è collocato un monumentale appendiabiti a sbarra, a cui, appena entrati, si possono direttamente affidare, secondo stagione, cappotti, impermeabili e ombrelli. Tutto è rimasto immutato da decenni, a cominciare dal rivestimento di legno alle pareti (solo i bagni sono stati “modernizzati” un paio di estati fa). Nelle salette lo spazio è ottimizzato con millimetrica precisione: vi sono tavoli per due avventori, ma anche per quattro o per sei. Il numero, tuttavia, è una variabile di secondaria importanza: gli avventori, infatti, sono aggiunti di seguito nei tavoli dove, man mano, si viene a creare posto, in virtù del susseguirsi dei clienti. I nuovi venuti sono felicemente mescolati con quanti già avevano conquistato una posizione, in un continuo avvicendarsi. E’ agevole comprendere come questo non sia un posto da incontri riservati. Qui si viene per mangiare bene e, se si vuole, anche in fretta ( Milano è sempre città tonica e positivamente presciolosa ). Se poi si è dell’umore giusto e si ha la ventura di essere piazzati accanto a vicini in sintonia di umore, si può anche avviare una conversazione, spesso suscettibile di riservare piacevoli sorprese relazionali. In effetti, sotto il profilo sociologico, la clientela della Trattoria Milanese è quanto mai varia. All’ora di pranzo prevalgono impiegati, antiquari dei molti negozi dei dintorni, bancari e banchieri, uomini di finanza (a cominciare dal Presidente di Borsa Italiana, che da saggio bolognese, quando gioca in trasferta, sa dove opportunamente collocarsi dal punto di vista alimentare ), professionisti e, non raramente, orientali, per lo più cinesi e giapponesi, in viaggio d’affari, un po’disorientati, ma palesemente lieti di aver ricevuto l’imbeccata gastronomica giusta. La sera vi sono anche coppie di ragazzi, molti manager in trasferta, gente dello spettacolo, giornalisti e …. milanesi doc.
Venendo al merito gastronomico, tra gli antipasti, a parte la bresaola dell’alta Valtellina, di doverosa presenza , prosciutto, lardo (ottimo!), salumi vari e il già ricordato patè casalingo di tonno, non vanno tralasciate, specialmente d’estate, le cotolette panate in carpione, dal sapore stuzzicante e indimenticabile. Tra i primi piatti (che, essendo serviti in dosi non omeopatiche, possono anche essere richiesti nella più tranquillizzante misura della “mezza porzione”) le tagliatelle fresche, variamente condite (con il piemontesizzante sugo d’arrosto o con il nazionalissimo pomodoro), i ravioli casalinghi di carne, gli gnocchi di patate, il minestrone di pasta, insieme ad altre gradevoli specialità, fanno da corona al già ricordato trionfante risotto alla milanese – con o senza osso buco – e al non meno piacevole risotto al salto. Tra i secondi meritano innanzitutto menzione, per la giusta dignità loro riconosciuta, le economicissime due uova a piacere (che, unite a dosi industriali di pane, furono storica salvezza dalla fame di generazioni di teatranti, contingentemente squattrinati, e di altri begli spiriti “al momento” in crisi di liquidità). Uova a parte, va ricordata la cotoletta alla milanese (fruibile anche nella variante didattica “piatto misto di cotolette”), la cervella di vitello fresca, il rognone trifolato con polenta, la polenta e brasato, le classicissime – e gustosissime – polpette al pomodoro, i milanesissimi mondeghili ( essi pure ascrivibili al saporito genus delle polpette, preparati con bollito e fritti nel burro ), anche nella variante vegetariana dei mondeghili di verza, serviti con purè, e il tradizionale foiolo alla milanese, serissimo piatto di trippa di impeccabile realizzazione. Vari e sempre validi, quanto a qualità delle materie prime ed a freschezza, i contorni, tra cui non manca un’assai gradevole insalata russa fatta in casa. Per essa la qualifica minimalista di contorno, recata dal menù, sembra, peraltro, un vero e proprio vezzo dei titolari. Bene i formaggi, con valide presenze del territorio. Tra i dolci, trionfa lo zabajone (anche nella variante, degna di attenzione, “zabajone e panettone”), ma non si può tacere del tiramisù della casa, delle diverse torte di produzione propria e del crème caramel.
La cantina non è di grandi dimensioni, ma si possono trovare, accanto all’onesto vino della casa, talune buone bottiglie di diverse regioni italiane, oltre alla Lombardia. Per tutte il ricarico è assai ridotto. In effetti, il contenimento dei prezzi in generale è apprezzabile caratteristica del locale, particolarmente meritoria in una piazza costosa qual è Milano. Il rapporto costi/qualità è davvero ottimo. Il servizio, sempre rapido, è attento e professionale, non senza qualche nota di arguzia.
Trattoria Milanese – Milano, Via Santa Marta, 11 – Telefono 02/86451991 – Chiuso la domenica