Sarkozy tassa la Coca Cola e ai francesi non resta che darsi al vino
30 Agosto 2011
Nel diario delle soluzioni creative alla crisi economica mi sento di annoverare al primo posto quanto proposto dal Primo ministro francese Francois Fillon. E’ proprio lui che ha proposto di aumentare l’imposizione fiscale sulle bevande gassate. Si, avete letto bene, una tassa sulla Coca-Cola. In questo modo, dice, “l’aumento del prezzo delle bevande zuccherate il cui consumo incontrollato favorisce l’aumento di peso”, incoraggi i cittadini a ridurne l’uso.
Comincia così una bizzarra campagna contro tutte le bevande gassate – per la stragrande maggioranza d’importazione – colpevoli di contribuire all’obesità della popolazione d’oltralpe. Come se un flûte di Veuve Clicquot o un bicchiere di côte du rhône avessero il solo effetto di renderci più “sinceri”, come amavano dire i latini. Al legislatore francese piace intervenire plasmando i comportamenti degli enfant de la patrie, onorando la tanto amata égalité, ma dimenticandosi della liberté. Come potremmo chiamarla? Fiscalità Nutrizionale? Ai politici francesi piacerebbe di sicuro: il fisco al servizio della salute pubblica. Riuscire ad indirizzare i comportamenti alimentari e quindi la dieta dei cittadini attraverso la leva fiscale.
Si potrebbe istituire una task force permanente di nutrizionisti che organizzino la fiscalità a sostegno della dieta mediterranea, magari specificatamente transalpina. Sempre con un occhio alle produzioni nazionali. Salterebbe fuori una dieta fatta di foie gras, bloc de canard, andouillette, escargot e camembert, che di colpo farebbe balzare l’indice di obesità nazionale verso livelli stellari.
D’altra parte, nell’era della globalizzazione, alla politica si chiedono strumenti di gestione della cosa pubblica che siano efficaci, e pervasivi. I mercati ci stanno portando fuori dal seminato: troppa libertà, troppa scelta, troppa varietà. Ma che bisogno c’è di bere una Coca-Cola quando ci si può dissetare con una Kronemburg? Perché gonfiarsi lo stomaco con una Pepsi, edulcorata ed americana, quando ci si può deliziare con un Bordeaux d’annata?
Non c’è dubbio che un francese, parlo di quelli veri, preferisca un vino nazionale ad un miscuglio insalubre addizionato di anidride carbonica. Sono certo che un francese vero non ama le schifezze colorate servite nei McDonald’s. Di sicuro ama sedersi nella sua Brasserie preferita e gustarsi la sua boisson nationale guardando con sdegno accigliato il classico turista Italiano che, ignaro di tutto ed accaldato, si sta scolando la sua Coca Cola ghiacciata.
Tuttavia sono anche certo che il francese vero ama scegliere, e che piuttosto di vedersi obbligato, rinuncerebbe al suo Champagne per una bevanda gassata a stelle e strisce.