Scalfarotto digiuna contro il Parlamento

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Scalfarotto digiuna contro il Parlamento

02 Luglio 2015

Ivan Scalfarotto digiuna perché ci siano tempi certi per la legge sulle unioni civili. Ma Scalfarotto non è un militante di Arcigay, è il sottosegretario ai rapporti tra governo e Parlamento, e ha il delicato compito di rendere fluidi i rapporti tra l’esecutivo e un’assemblea legislativa che, per la nostra Costituzione, è sovrana; questo significa che il governo non deve essere invasivo, e che deve rispettare i propri limiti di azione e di presenza, anche nelle aule parlamentari.

 

Invece di lasciare che la discussione prenda tutto il tempo necessario (il provvedimento, come è noto, è in commissione giustizia al Senato), il sottosegretario decide di digiunare “finché non avrò una data certa di approvazione. Potrà anche essere fra due mesi, l’importante è che ci sia. Ma stavolta me lo devono dire quelli di Ncd, me lo deve garantire Alfano”.

 

L’interlocutore di Scalfarotto dunque è un ministro del suo governo, che – immagino ordinando ai senatori del proprio partito di ritirare i mille e più emendamenti presentati – dovrebbe garantire che sulle unioni civili tutto fili liscio e si vada rapidamente all’approvazione. Tra l’altro il ddl Cirinnà è una proposta di iniziativa parlamentare, quindi il governo non dovrebbe inserirsi a gamba tesa nel percorso legislativo.

 

Il digiuno dovrebbe essere un metodo nonviolento per ottenere un obiettivo legittimo, non una forzatura istituzionale. Se Scalfarotto pensa di ripetere le gesta dei radicali, mi sembra fuori strada; i radicali, tra l’altro, hanno praticato spesso e volentieri l’ostruzionismo, e ne hanno proclamato a gran voce la legittimità.

 

Un sottosegretario ai rapporti col Parlamento ha il dovere di rispettare la normale dialettica parlamentare, e di ricordare che chi si oppone a una proposta di legge ha il diritto di utilizzare tutti gli strumenti procedurali a propria disposizione. Oggi siamo all’assurdo: contro chi sciopera il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento? Contro il Parlamento? Contro il ministro Alfano? Contro chi presenta emendamenti alla legge Cirinnà? Contro gli italiani che hanno riempito piazza San Giovanni?

 

Questo è probabilmente il punto: Scalfarotto ha giudicato “inaccettabile” quella piazza, ma il suo cruccio è che non ci sia una piazza altrettanto affollata di persone che chiedono a gran voce il matrimonio gay: “c’e’ la piazza di San Giovanni che strilla e si mobilita. Ma noi dove siamo? Gli italiani che sono favorevoli a compiere questo passo in avanti sulla strada dell’uguaglianza dei diritti, cosa fanno?”.

 

Ecco, forse il sottosegretario dovrebbe riflettere sul fatto che chi è favorevole alle unioni civili non è maggioranza nel paese, e comunque non ritiene che questo provvedimento sia urgente e necessario, e non è disposto a mobilitarsi. Nessuno sciopero della fame potrà cambiare questo fatto.