Scaroni in Libia: l’Eni dà la benzina, il CNT pagherà in petrolio
29 Agosto 2011
Oggi l’ad di ENI, Paolo Scaroni, sbarca a Bengasi con i tecnici della multinazionale italiana per incontrare i vertici del CNT. L’obiettivo è firmare un memorandum d’intesa in cui ENI s’impegna a fornire gas e benzina alla Libia, con pagamenti in petrolio che verranno effettuati quando l’estrazione del greggio ripartirà completamente. In più, è prevista una missione di tecnici del cane a sei zampe per verificare lo stato degli impianti dopo il conflitto, in particolare nella Cirenaica.
Quanto accaduto in Libia, oltre a provocare un deciso ma non ancora chiaro cambiamento a livello politico e sociale, comporterà anche diverse novità negli assetti economici e nelle relazioni che sotto questo profilo legano il Paese ad altri attori internazionali. L’Italia per esempio, ha più di un motivo per lavorare alla costruzione di rapporti collaborativi e amichevoli con i leader del CNT. Molta parte del nostro approvvigionamento di petrolio e di gas naturale, infatti, lo dobbiamo proprio alla Libia.
L’ENI ha sostenuto nei decenni passati numerosi investimenti in Libia e i contratti stabiliti con Tripoli prevedono collaborazioni fino al 2042 per il petrolio e fino al 2047 per il gas. Questo dato ci può dare un’idea della mole di interessi economici che vanno salvaguardati e della necessità di accordarsi con coloro che prenderanno adesso il potere nello Stato africano.
L’amministratore delegato di ENI, Scaroni, ha rassicurato tutti riferendo degli ottimi rapporti stabiliti con i membri del CNT, il cui rappresentante Jibril si è incontrato venerdì con Berlusconi a Milano, dopo essere stato il giorno prima a Parigi da Sarkozy. La ventata di ottimismo profusa da Scaroni per il futuro dell’ENI in Libia è stata registrata anche in Borsa, dove lo scorso 22 Agosto si è verificato un incremento per Piazza affari del +2,29% e del +4,81% per le azioni del gruppo.
«Siamo stati i primi a prendere contatti con il vertice degli insorti. Il 3 aprile abbiamo incontrato gli esponenti del CNT al gran completo a Bengasi e manteniamo contatti costanti con loro» ha dichiarato Scaroni in una intervista qualche giorno fa.«Per la nostra presenza storica nel Paese non credo che la Francia voglia rimpiazzarci» ha inoltre aggiunto.
La Francia infatti si è schierata da subito in prima linea per sostenere la causa dei ribelli nella lotta contro Gheddafi e questo, inutile negarlo, comporterà di certo numerosi vantaggi per i cugini d’oltralpe, ora che il Rais è alla macchia. Sarkozy infatti ha incontrato per primo Jibril, e ha annunciato la volontà di dar vita ad una conferenza sulla Libia per decidere i prossimi passi. Di sicuro dunque, l’influenza del presidente francese, che accompagnerà il CNT nelle decisioni future, non va sottovalutata.
Anche la Gran Bretagna, che pur non ha messo la stessa enfasi della Francia nella lotta a Gheddafi, e che ha riconosciuto il CNT come unico legittimo rappresentante del popolo libico solo il 27 Luglio scorso, ha di certo tentennato meno di noi nella decisione di scendere in guerra, e questo le offrirà un utile tornaconto. Sulla base di queste premesse è facile immaginare che la compagnia petrolifera francese Total, e le inglesi Shell e BP, pur non avendo avuto rapporti decennali con i produttori di petrolio libici, così come l’italiana ENI, potranno presto passare all’incasso.
L’Italia dovrà fare degli sforzi maggiori dal punto di vista diplomatico, ma l’esperienza accumulata, le numerose strutture di cui già disponiamo sul territorio libico, i vantaggi della vicinanza geografica, non mettono a rischio i nostri interessi economici nell’area. Scaroni ha anche parlato dell’invio di gruppi di tecnici che dovranno riferire sulle condizioni degli impianti che, a quanto pare, non dovrebbero essere particolarmente danneggiati.
Uno dei primi obiettivi è far ripartire le cinque raffinerie del Paese, per soddisfare il fabbisogno interno di carburante: l’impianto di Zawiya, alle porte di Tripoli, sarà il primo a rientrare in funzione perché è rimasto intatto. Seguiranno le raffinerie di Tobruk e di Ras Lanuf, importante terminal petrolifero, ormai saldamente in mano ai ribelli. Non si può tuttavia fare delle previsioni precise perché nessuno per il momento conosce esattamente le condizioni in cui versano gli impianti.
Va inoltre riferita una apertura nei nostri confronti da parte dell’AGOCO (Arabian Gulf Oil Company) che fa capo ai ribelli, e che ha preso il posto negli affari inerenti al petrolio, della NOC (National Oil Company) creata da Gheddafi. Il portavoce dell’ AGOCO ha citato l’Italia, insieme a Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, come partner bene accetti per futuri affari. Le prospettive sembrano incoraggianti, bisognerà tuttavia attendere la fine dei combattimenti per capire quale dei Paesi europei coinvolti uscirà realmente vincitore da questo conflitto.