Scompare il Nagorno-Karabakh, l’Occidente dorme

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Scompare il Nagorno-Karabakh, l’Occidente dorme

Scompare il Nagorno-Karabakh, l’Occidente dorme

29 Settembre 2023

Anche nel Nagorno-Karabakh le democrazie occidentali si mostrano tristemente rinunciatarie, abdicando al loro dovere morale di salvaguardare la pace e di proteggere il popolo armeno perseguitato. I cicli di violenza e l’esodo in questa regione cristiana incuneata tra Paesi musulmani non nascono oggi, ma ancora una volta vengono esacerbati dalla indifferenza della cosiddetta comunità internazionale che non prende decisioni, osservando indifferente quello che accade.

Nel Nagorno-Karabakh per la terza volta negli ultimi 30 anni, la seconda in soli tre anni, l’Azerbaigian attacca gli armeni. Il 19 settembre, le forze azere hanno lanciato un blitz militare che nel giro di 24 ore ha costretto i leader della Repubblica della NKR ad arrendersi. Nel volgere di pochi giorni, mentre le forze azere si avvicinavano ai centri abitati armeni, l’NKR ha sciolto il suo esercito, annunciando che a partire dall’1 gennaio 2024 saranno chiuse anche tutte le istituzioni.

Il Nagorno-Karabakh, pur non riconosciuto dalla comunità internazionale, cesserà di esistere. Intanto si profila un nuovo esodo armeno di 65mila rifugiati, che alimenta una fase di disordine nella regione e il rischio di una grave crisi umanitaria. Metà della popolazione del Nagorno-Karabakh scappa, non vuole essere ‘integrata’ nell’Azerbaigian. La Russia si limita ad aiutare i feriti, duecento, dopo la esplosione in un deposito di carburanti.

La folle strategia espansionista di Putin in Ucraina complica le cose per Mosca negli altri scenari dell’ex Impero sovietico. Il Cremlino ha soltanto 2mila uomini schierati nel Nagorno-Karabakh. Mosca rischia di perdere il controllo nel Caucaso meridionale. Tace la UE nonostante la retorica sparsa a piene mani sulla difesa dei diritti umani, un disinteresse che ha favorito la esplosione del nuovo conflitto.

Un gruppo di deputati del Parlamento europeo ha condannato l’offensiva militare lanciata dall’Azerbaigian ma Bruxelles accetta senza colpo ferire il cessate il fuoco che penalizza gli armeni. Eppure l’Armenia non è più uno dei fedeli sudditi di Mosca, ha scelto di aderire allo Statuto di Roma e dunque ai valori che animano la Corte penale internazionale; un atto “estremamente ostile” secondo la Russia.

Gli europei però ancora una volta pensano al borsello, sopravvalutando il ruolo dell’Azerbaigian nella sicurezza energetica del Vecchio Continente. Fa niente se l’esodo diverrà un disastro umanitario, allora accenderemo qualche candelina solidale. Gli occidentali dovrebbero agire per prevenire ulteriori conflitti e nuovi spostamenti di massa nella regione, l’oppressione su base etnica di un popolo libero, l’Artsakh, dovrebbe essere inaccettabile per chi crede nei principi dell’ordine liberale internazionale.

Le  richieste armene di punire Baku almeno con le sanzioni invece sono rimaste lettera morta, mentre l’Italia non sembra voler rinunciare a stringere accordi nel settore militare con l’ex Kgb Aliyev. La pulizia etnica andrà avanti.