Se Barak va al Mossad, saranno tempi duri per Al Qaeda e Hamas

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Se Barak va al Mossad, saranno tempi duri per Al Qaeda e Hamas

12 Novembre 2010

In Israele si ragiona da mesi sul successore di Meir Dagan alla guida del Mossad. Secondo alcuni osservatori la lotta sarebbe principalmente tra il numero uno dello Shin Bet, Yuval Diskin e quello dell’intelligence militare, Amos Yadlin.

Le cordate che sponsorizzano questi due personaggi, dotati di ricchi curriculum, si combattono senza esclusione di colpi, sopra e sotto la cintura. Nel mezzo della tenzone, il columnist di Haaretz Amir Oren ha lanciato qualche giorno fa un’idea solo all’apparenza provocatoria: designare per l’ambita poltrona nientemeno che Ehud Barak, tanto abile nelle mosse clandestine quanto, talvolta, discutibile nell’attività pubblica.

Non si può dire che all’attuale ministro della Difesa mancherebbe il cursus honorum: una vita nei commandos, fino ad arrivare alla vetta della mitica unità speciale Sayeret Maktal – dove si è cementato, all’insegna di lacrime, sangue e vittorie, il rapporto con la famiglia Netanyahu (Yonatan, fratello dell’attuale premier Bibi fu ucciso nel 1976 durante l’"Operazione Entebbe") – capo di stato maggiore, soldato maggiormente decorato nella storia dello Stato ebraico.

Barak, nel corso della sua lunga esperienza militare, si è travestito da donna per eliminare nemici, ha imparato a ingannare l’avversario con le tecniche più sofisticate di dissimulazione, conosce come pochi l’arte del blitz e sa fiutare una trappola a distanza di chilometri: tutte doti necessarie per un eccellente leader dell’agenzia spionistica temuta in ogni parte del mondo.

Secondo Oren, il politico laburista, ormai prossimo ai 69 anni, dovrebbe rinunciare ad ogni velleità di statista e tornare a servire la patria nel modo che sa far meglio, da direttore di operazioni spregiudicate e agenti pronti a tutto. Può ben essere che questa proposta non produca nulla – dibattito tra addetti ai lavori a parte – e magari sarebbe un peccato. Iran, Siria, Hezbollah, Al Qaeda avrebbero ragione di stare poco sereni con un Barak al vertice del Mossad, memori delle ferite mortali inflitte nel passato. "Chi osa vince", il motto di Sayeret Maktal mutuato dal SAS britannico, promette sempre bene.