Se il bunga bunga è omo e di sinistra non scandalizza nessuno
18 Gennaio 2013
Il povero Alessio De Giorgi, l’ormai famoso direttore del sito gay.it candidato da Monti, si sente “finito nel tritacarne”, “scandagliato”, “invaso”, vittima di una “campagna denigratoria”, costruita “in base a un non meglio specificato senso comune”.
Da giornalista, sono invece rimasta meravigliata del contrario: di quanto cioè la stampa abbia trattato con insolita delicatezza e cautela il piccolo, ma succoso e significativo incidente di percorso della lista Monti. Che il severo professore della Bocconi inserisse un gay tra i suoi candidati era il frutto, scontato, della volontà di fare liste cosiddette plurali, cioè un collage assortito che non permettesse una riconoscibilità immediata di linea politica, in particolare sui temi etici. Ma si poteva immaginare che avrebbe accuratamente selezionato anche in quest’area il suo candidato ideale, un gay dichiarato ma sobrio, munito, oltre che del loden d’ordinanza, di buoni studi e di alta presentabilità sociale.
Il super controllore Bondi, che ha abbandonato il suo ruolo nella sanità laziale per dedicarsi anima e corpo a scandagliare (lui sì) i curricula e la posizione giudiziaria e finanziaria degli aspiranti parlamentari, suppongo si sia impegnato a fondo in questo compito. Eppure l’operazione si è rivelata un terrificante boomerang. La questione dei siti porno e dei ragazzi-escort (si offrivano a titolo gratuito, si è affrettato a precisare il candidato) ha creato un vortice di imbarazzo. So che i siti sono stati oscurati, ma avendo letto la notizia su dagospia, ho visto un piccolo assaggio delle immagini contenute; devo ammettere che la foto di De Giorgi con la drag queen è, al confronto, un divertissement per educande. Non so se l’ascetico Bondi e l’impeccabile Monti ne abbiano presa visione, e se, magari “in base a un non meglio specificato senso comune” siano rimasti sconcertati.
Penso con orrore a cosa sarebbe accaduto se uno scivolone di questa portata fosse capitato al Pdl o a una lista collegata: titoli rispettosi come “Mi hanno triturato per colpire il premier” avrebbero ceduto il passo a sarcasmi sugli escort gratuiti, sulle immagini pesantemente hard dei siti, sul bunga bunga, oltre alla sottolineatura di qualche passaggio involontariamente comico nell’autodifesa di De Giorgi. Non so se l’eleganza di tocco usata dai giornalisti in questa occasione sia un omaggio a Monti o al politicamente corretto: apprezzo comunque, ma farebbe piacere che fosse applicata in modo meno selettivo.
Il direttore di gay.it insiste che nessuno gli ha chiesto di abbandonare il campo, e non mi sembra sia stato smentito. Dunque nessun imbarazzo, nessun problema da parte di chi ha contribuito a comporre le liste, dal cattolico Andrea Riccardi in giù: tutto a posto anche se De Giorgi fosse rimasto, e il resto è solo omofobia. Questa posizione si combina perfettamente con l’uscita di Monti sul matrimonio gay, con cui il premier si è messo sulla scia del Pd: no al matrimonio gay (forse qualcuno ha dato un’occhiata alle foto della manifestazione francese) e sì al riconoscimento pubblico delle convivenze. De Giorgi non c’è più, ma l’asse Bersani-Monti c’è, eccome.
(Tratto da Libero)