Se il “Corriere” appoggia Pisapia un motivo d’interesse c’è per forza

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Se il “Corriere” appoggia Pisapia un motivo d’interesse c’è per forza

24 Maggio 2011

Ex ore tuo te judico. Questo detto può essere utilizzato in merito alle elezioni di Milano per due questioni fra loro connesse. La prima riguarda “Il Corriere della Sera” e gli esperti milanesi che hanno fatto domande ai due candidati sui loro programmi e, la seconda, le risposte dei due concorrenti alla poltrona di primo cittadino.

Per quel che concerne il primo aspetto, bisogna rilevare che nessuno dei quattro esperti che hanno formulato i quesiti ha pensato di porre la domanda relativa al costo e al finanziamento dei programmi. Sembrerebbe ovvio che la discussione dei programmi, per esser seria, non sia una semplice discussione sul menù del pranzo, per sapere se si desidera carne o pesce e quale contorno, ma per essere consapevoli di quanto costa il menù. Questo perché la gente che popola la città – salvo qualche eccezione – non è fatta di banchieri (che non hanno problemi se poi il conto è salato) o di persone poco responsabili (abituate a non pagare il conto). Milano è popolata di gente che deve chiedersi “questo me lo posso permettere?”.

Né “Il Corriere della Sera” , né l’architetto Mario Bellini, che ha progettato la “grande Brera” , né il super progettista Giulio Ballio Rettore del Politecnico di Milano, né l’economista Marco Vitale, né Anna Maria Testa che, oltre a essere pubblicitaria, insegna marketing nel tempo libero, sembra abbiano pensato che non esiste il “pasto gratis”. E nessuno di loro ha pensato di porre la questione di base, ossia se i due candidati sindaco vogliano ridurre o aumentare imposte, tasse e tariffe. Chi progetta la “Grande Brera” non lo fa pensando ai costi? Chi esercita l’alta carica di Rettore del Politecnico non fa bilanci? Un economista e una docente di marketing non pensano al rapporto costi-benefici? E i giornalisti del Corsera, come mai non si sono resi conto che ai quesiti dei quattro esperti mancava la domanda principale?

I casi sono tre. Primo: al Corriere e agli esperti milanesi autori delle domande la questione del costo dei programmi non interessa, perché non sono abituati a considerarli (è possibile che ciò accada per un designer abituato a far grandiosi progetti a carico degli enti pubblici ed è spesso accaduto purtroppo a non pochi Rettori di nostre Università). Secondo: sanno che le imposte e le tasse le paga il ceto medio e la massa dei lavoratori "normali", cioè i meno abbienti. Terzo: parteggiano per il candidato che ha un programma demagogico molto costoso e preferiscono glissare “perché l’importante è battere Berlusconi, battendo Letizia Moratti”.

In effetti Anna Maria Testa non solo è una esperta di marketing, bensì anche autrice di un libro in cui spiega i trucchi della pubblicità usando, per i concetti economici, la terminologia marxista del valore d’uso e del valore di scambio e mostrando di ignorare l’economia, quando afferma che la nozione di “valore percepito” è estranea all’analisi economica. Nella scienza delle finanze la nozione di “valore percepito”, in luogo di valore economico effettivo, ha dato origine alla teoria dell’illusione finanziaria. 

Wilfredo Pareto, il gigante del pensiero economico che preferiva separare la teoria economica pura dalla sociologia economica, si è occupato lungamente di questo argomento, denominando “derivazioni” quelli che Anna Maria Testa chiama “valori percepiti”. La parola “derivazioni” indica le illusioni che trovano origine nei tabù mentali, nelle fissazioni irragionevoli. E il grande economista e sociologo sostiene che spesso il mondo dei finanzieri si allea con le sinistre per raggiungere il potere politico, utilizzando molteplici  “derivazioni” con cui si attraggono le masse popolari. Marco Vitale, economista serio che opera nell’alta finanza, si è espresso apertamente per Giuliano Pisapia, probabilmente a causa della sua ispirazione antiberlusconiana. Giulio Ballio, celebre progettista di costruzioni, gradito a Letizia Moratti ma anche a Walter Veltroni, è membro del consiglio d’amministrazione RCS. Mario Bellini è un artista famoso, con un grande studio professionale che sovrintende anche al dipartimento di arte islamica del Louvre. Questi sono gli autori dei quesiti che servirebbero per un fare un serio ragionamento sui programmi, per altro dimenticando di indicare il conto del menù prescelto.

Per giudicare le risposte di Pisapia ai quesiti  è utile leggere Anna Maria Testa che, nel suo best seller “La Parola immaginata”, edito da Il Saggiatore, scrive : “Ai concetti economici di valore d’uso e di valore di scambio può essere opportuno, parlando di pubblicità, aggiungere un concetto estraneo all’economia: quello di valore percepito”. Letizia Moratti non si appella al “valore percepito”, ma a quello effettivo e pertanto indica il costo del menù che offre agli elettori, rimediando alla lacuna dei quattro esperti, che hanno formulato le domane. Al primo quesito, quello sul “welfare” (termine inglese che serve per indicare le spese sociali) risponde che lei ha un programma che tutela le famiglie, per la casa e per chi ha perso il lavoro ed aggiunge che non ha applicato l’addizionale Irpef, ha adottato le tariffe più basse per i servizi pubblici e non ha aumentato l’ICI sulle seconde case si impegna per il futuro a seguire questa linea. Giuliano Pisapia, invece, propone una vasta serie di nuovi servizi, fra i quali i “centri di quartiere”, con “patti di collaborazione fra giovani e anziani” e non menziona alcun programma fiscale. Applica, cioè, la teoria del “valore percepito”. Per le misure antismog Letizia Moratti risponde che, dopo le modifiche intervenute nei veicoli che usano i residenti di Milano, è possibile abolire l’ecopass per il centro storico per loro, lasciandolo solo per chi non risiede a Milano. Giuliano Piasapia, che nel suo programma stampato (leggibile in Internet) ha proposto un ecopass più salato chiamandolo però con un nome diverso, tace su questo punto e propone miglioramenti nel trasporto pubblico. Cioè, serve una nuova pietanza di cui non indica il costo. E’ un altro “valore percepito ”.

Sulle case Aler (ossia quelle dell’Azienda lombarda dell’edilizia residenziale popolare) Letizia Moratti risponde che le vuole dare a coloro che sono nelle attuali liste di attesa, Giuliano Pisapia, cultore del “valore percepito”, afferma che, al riguardo, ci vogliono “maggiori competenze dei consigli di zona”. Circa l’Expo 2015 dedicata a cibo e risorse energetiche Letizia Moratti risponde che l’evento, per avere successo, comporta l’innovazione tecnologica del territorio e che serve anche per generare innovazione tecnologica nel sistema industriale lombardo. Pisapia offre un misto di ambientalismo ecologista terzomondista e di provincialismo arcadico, sostenendo che Expo 2015  deve servire a valorizzare il patrimonio naturale, paesistico e produttivo della Lombardia. Il che è fuori tema, oltre a essere un’altra pietanza servita gratis (altro valore percepito).

Per la questione “pulizia e buche” Pisapia non sa cosa rispondere, salvo che “il decoro migliora tenendo pulite le strade e coprendo le buche” (Lapalisse non avrebbe detto meglio). E aggiunge che il problema dovrà essere affrontato da “le Zone e i cittadini” , senza spiegare come (ancora valore percepito). Sulle moschee e i campi rom abusivi Letizia Moratti dice “no” a entrambi. Pisapia, per le prime risponde in modo sibillino che “il problema va risolto”; per i secondi con fischi per fiaschi, dicendo “che occorre costruire relazioni positive con le famiglie e i bambini”. Un valore percepito vago, per celare il fatto di non volere dire “si”, parola che gli costerebbe un severo giudizio.

Pisapia deve contentare la sinistra strema senza farlo percepire ai moderati. Quasi certamente sarà il sindaco di Milano, perché il suo programma, dotato di bollino blu sia da progressisti vendoliani che da autorevoli intellettuali appartenenti al mondo della finanza e dei grandi progetti finanziati dalla mano pubblica,  ha “un alto valore percepito”. Con maggiori imposte e tasse come “valore di scambio”.