Se il mitico “Blasco” finisce in tutù
10 Luglio 2011
Parole scandite con decisione, senza colpo ferire, quelle registrate dai microfoni della Rai durante l’intervista al Komandante della musica italiana, che da solo riesce a tirare su un terzo dei guadagni dell’intero palinsesto discografico. E’ un provoca(u)tore (come si è definito) lo è sempre stato e ha seguito questa linea guida anche ora quando, più che convinto, afferma: “A 60 anni uno non può più fare la rockstar!”. Appare dunque tranquillo il Blasco, mentre dice basta alla vita spericolata.
E sia allora! Basta ai concerti, alle ore piccole, ai milioni di fans e agli stadi stracolmi di accendini e braccia osannanti. E’ arrivato il momento di ritirarsi e non ci sono alternative o strade parallele, anzi qui si parla proprio di “dimissioni” e, forse forse, la parola non è proprio da sottovalutare al giorno d’oggi, in un’Italia in cui i signorotti in età pensionabile non mollano le loro poltrone e se le vogliono tenere strette finché sarà possibile, perché sono convinti di aver sudato per arrivare dove sono.
Certo è che Vasco continuerà a scrivere, perché sarebbe impossibile per una penna come la sua, fermarsi del tutto; ma di apparire in prima persona, dopo 30 anni di felice attività artistica, si è un po’ stancato. D’altro canto è riuscito a tracciare le linee guida di un rock che non ha età e le sue canzoni (una a caso potrebbe essere Siamo solo noi) riecsono ad unire le differenti generazioni. Ma il suo maggior merito, quello di cui può andare più che fiero, è stato quello di comprendere caratteri e tipi, così da cucire addosso ai vari interpreti, delle musiche fuori dal comune; basti ricordare Fiorella Mannoia con Sally, Patty Pravo in E dimmi che non vuoi morire, Irene Grandi con La tua ragazza sempre, fino all’ultimissimo singolo di Noemi Vuoto a perdere.
E’ pur vero che questo messaggio, sin da subito causa di reazioni negative da parte dei fans di Vasco Rossi (che hanno comunicato a gran voce il loro dissenso su social networks e varie piattaforme telematiche) non è stato il primo lanciato dal nostro trasgressivo artista. Già nel Maggio 2009 Vasco dichiarava su Repubblica: "Penso che rinuncerò agli stadi. Voglio cambiare, troppa pressione per un solo concerto, voglio farne di meno lunghi, in posti più piccoli, dove posso guardare la gente più da vicino". Ed ecco che i botteghini furono assaliti da vere e proprie orde di forsennati che non volevano perdersi l’ultimo concerto del loro idolo. E poi arrivò la beffa con il singolo E già, perché ad un anno di distanza il Blasco canta ancora “io sono ancora qua”.
Certo è che l’età avanza e con essa anche gli acciacchi, i mal di schiena e se la voce inziasse a fare le bizze? Allora si che sarebbero guai e Vasco non vuole arrivare al decadimento completo. Come i migliori atleti, si sta ritirando quando è ancora uno dei big. Ma se continuerà a scrivere ora per uno, ora per l’altro interprete, allora non sarà propriamente un addio, semplicemente non vuol cantare più. Probabilmente vorrà sperimentare nuove strade e fare nuove esperienze, in fondo ha trascorso solo poco più della metà della sua vita e ne ha tutto il diritto, infatti non ha nascosto la sua partecipazione alla stagione del balletto 2011-2012.
Ha scritto musica e drammaturgia per “L’altra metà del cielo”, una nuova produzione per la Scala di Milano, programmata a Marzo 2012. E lo sconcerto dilaga fra i più, nel constatare la dissonanza evidente nella scelta fatta. Molti affermano che sono anni che un italiano non produceva un’opera per la scala e a Vasco riservano tutti i migliori complimenti per una scelta così forte, ma dove lo mettiamo il duro del rock, il contestatore, l’uomo che non deve chiedere mai? Speriamo solo di non vedercelo girare per i teatri d’Italia con indosso un roseo tutù.