Se il sesso è questione di gusti il buonismo li ha azzerati tutti
18 Luglio 2011
Martha Nussbaum ha ragione: "il disgusto non è un diritto". Se certi comportamenti sessuali vengono giudicati riprovevoli, ciò non significa che quanti li praticano debbano essere minimamente discriminati dalle leggi. E tuttavia c’è qualcosa di terroristico nel buonismo della filosofa americana: la pretesa di ripulire le anime di tutti i pregiudizi, i disgusti, le ripugnanze che vi hanno depositato secoli d’intolleranza e di superstizione religiosa. Tutti dovrebbero avere la stessa idea di "normalità", la stessa antropologia, la stessa etica, gli stessi valori. Privato e pubblico diventano indistinguibili: il "politicamente corretto" determina l’eticamente corretto. Le scelte sessuali vengono assimilate ai gusti alimentari e come nessuno viene escluso da una comitiva perché preferisce il pesto al ragù, così a nessuno si possono rifiutare affetto, amicizia e stima solo perché trans o gay. Ormai l’unico pluralismo riconosciuto è quello dei gusti ovvero dell’irrilevanza.