Se la sacrilega musica metallica ritrova la grazia di Dio
15 Aprile 2012
di Luca Negri
Poco tempo fa abbiamo scritto, a proposito dell’ultimo saggio di Ferruccio Parazzoli, che alla cultura italiana, o meglio occidentale, manca una dimensione sciamanica. Da queste parti da troppi anni, a forza di fare i postmoderni, manca lo sforzo primordiale di connettersi al sacro, a qualcosa che trascenda la coscienza quotidiana e secolarizzata. La grande arte, infatti, nasce dall’ascolto dello Spirito, che è un soffio, un alito (dunque non qualcosa di immateriale). Il fatto stesso che la parola “Spirito” metta in imbarazzo l’uomo contemporaneo, ancor più l’intellettuale, è cosa molto significativa. Anzi, nessuno ha idee troppo chiare ormai su cosa sia, stragrande maggioranza dei cristiani compresa, spesso dimentica di esser devota ad un Dio uno e trino, per un terzo Spirito. E che sarà mai lo Spirito? Si mangia? Forse come ostia?
Gioacchino da Fiore nel XII secolo lesse nelle Sacre Scritture il succedersi delle tre età: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa non hai mai condannato in toto gli scritti del monaco “di spirito profetico dotato” (così l’Alighieri lo saluta in Paradiso); nel caso avesse azzeccato, dovremmo trovarci proprio nell’età dello Spirito. E così sarebbe fino alla fine dei tempi, all’Apocalisse (a proposito, pare proprio che arriverà come un ladro nella notte e non con il rombo di una profezia maya). Età dello Spirito significa che l’umanità gode di uno stato ulteriore di grazia rispetto alle età precedenti (quella del Padre poi era fondata interamene sulla Legge). La cosa incoraggiò eretici fin da subito dopo la morte di Gioacchino: “fraticelli” razziatori, anabattisti anarchici, cattocomunisti dell’altro ieri. Lasciando perdere la politica, compresi meriti e demeriti della democrazia, diremmo che forse l’influenza dello Spirito si è sentita maggiormente in ambito artistico. E ci par giusto che così debba essere, che le eresie, le sperimentazioni, le rievocazioni e le rotture dei limiti diano il loro meglio nell’arte.
Un buon esempio, non l’unico a detta di molti, lo dà la Gran Bretagna. Antonello Cresti, saggista toscano appassionato di cultura e sottoculture provenienti dalla perfida Albione, ha scritto un poderoso volume proprio sul rapporto fra mondo del sacro e cultura popolare d’oltremanica. “Come to Sabbath” (Tsunami edizioni) ruba il titolo ad un canzone dei Black Widow targata 1970. Infatti Cresti, per vocazione personale ed abbondanza di fonti si concentra sulla musica, sui generi e sottogeneri musicali che si sono stratificati nel secolo scorso. Ad esempio, il compositore Gustav Holst agli inizi del ‘900 cercava ispirazione nella filosofia indiana e dedicava una suite ai pianeti per echeggiare la “musica delle sfere”.
Nei gloriosi decenni ’60 e ’70 i gruppi progressive e hard rock (Gong, King Crimson, Comus, Incredible String Band, i sopraccitati Black Widow ecc. ecc.) tiravano in ballo angeli e diavoli, maghi e streghe. Questioni metafisiche toccate anche nei generi estremi sbocciati con gli ’80, roba come l’Industrial e il cosiddetto “folk apocalittico”. I nomi da fare sono molti (Throbbing Gristle, Death in June, Sol Invictus…), sicuramente il lettore profano scoprirà un intero universo, non solo musicale.
Ma il saggio non trascura il contributo letterario, dei padri nobili Milton e Blake e di geni chiamati Thomas de Quincey, William Butler Yeats o Arthur Machen. Ancora più rilevante il ruolo di figure in bilico fra la produzione artistica e la propaganda mistica, come Aleister Crowley, Aldous Huxley, Austin Osman Spare e il famigerato fondatore della Chiesa di Satana Anton LaVey.
Fatti tali nomi, risulterà chiaro che Cresti si concentra sulla religiosità pagana (in questo caso, celtica, druidica), stregonesca, luciferica, dionisiaca o teosofica. Eretica dunque, ma di quell’eresia positiva e produttiva in cultura, che ha prodotto bella musica e alta poesia. Eresia a volte propedeutica al riavvicinamento al cristianesimo, come è avvenuto nel caso di David Tibet, leader del gruppo folk apocalittico Current 93 nato quasi trent’anni fa dichiaratamente ispirato a Crowley, Per non parlare degli storici Black Sabbath di Ozzy Osburne che, nonostante il nome, si mossero sempre in un orizzonte cristiano e non satanico. Succede infatti che qualcuno torni cattolico dopo un passato votato all’heavy metal mefistofelico, mentre l’ora di catechismo scolastica finisce per produrre lettori entusiasti delle superstizioni illuministe di Odifreddi. Misteri dell’ulteriore grazia concessa dall’età dello Spirito?