Se l’Europa attacca la Chiesa perché i cattolici dovrebbero votarla?

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Se l’Europa attacca la Chiesa perché i cattolici dovrebbero votarla?

04 Giugno 2009

Mancano pochi giorni alla scadenza elettorale per il rinnovo del parlamento europeo e l’importanza di quel voto stride sempre più con l’assenza di dibattito. La campagna elettorale si è totalmente dimenticata dei temi europei, per occuparsi di altro.

Colpisce, in realtà, il silenzio di molti cattolici. Silenzio amplificato dal fatto che nell’ultimo decennio proprio l’Europa del politically correct ha condannato il Papa e la Santa Sede per violazione dei diritti umani una trentina di volte, mentre Paesi del calibro di Cuba e Cina non hanno subito più di una decina di reprimende da parte di Bruxelles. Se si sommano relazioni, proposte di risoluzione, interrogazioni e dichiarazioni scritte presentate da parlamentari europei negli ultimi tredici anni, si arrivano a quantificare più di 60 attacchi alla Santa Sede ed alla Chiesa cattolica, sempre oggetto del tentativo di farla apparire come un pericoloso covo di fondamentalisti.

Ma è davvero così indifferente per un cattolico decidere chi andrà a rappresentarlo nel futuro parlamento europeo? Eppure è proprio quel parlamento che ha giudicato «deplorevoli le ingerenze della Chiesa e delle comunità religiose nella vita pubblica e politica degli Stati, in particolare quando mirano a limitare i diritti umani e le libertà fondamentali, come in campo sessuale e riproduttivo, o quando incitano ed incoraggiano discriminazioni» e che ha deplorato le chiese che propugnano «l´esclusione delle donne dai posti di comando nella gerarchia» (risoluzione 13.3.2002).

E’ lo stesso parlamento che ha «raccomandato ai governi degli Stati membri e dei Paesi candidati di agevolare l’accesso alla contraccezione d’emergenza a prezzi accessibili (ad esempio la pillola del giorno dopo)», che ha ribadito il diritto ad un «aborto legale, sicuro e accessibile a tutti» ed insistito sul fatto che l’educazione sessuale debba essere considerata «in modo globale e positivo» (ris. 3.7.2002). E’ sempre quel parlamento che, dopo aver definito «portatrice di risultati positivi» la legislazione in materia di eutanasia, ha chiesto di «collezionare, analizzare e comparare prove empiriche sulle decisioni mediche di porre fine alla vita, di promuovere le migliori pratiche, di assicurare il libero accesso al trattamento» (ris. 5.7.2007).

Ed è ancora quel parlamento che ha «esortato la Commissione a presentare proposte che garantiscano l’applicazione, da parte degli Stati membri, del principio di riconoscimento reciproco per le coppie omosessuali, sposate o legate da un’unione civile registrata, quando esercitano il loro diritto alla libera circolazione previsto dal diritto dell’Unione europea» e che ha invitato «gli Stati membri che non l’abbiano ancora fatto, in ottemperanza al principio di parità, ad adottare iniziative legislative per eliminare le discriminazioni cui sono confrontate alcune coppie in ragione del loro orientamento sessuale» (ris. 14.1.2009).

Nella prossima legislatura, a Bruxelles, si dovrà discutere di ricerca sulle cellule staminali embrionali, di clonazione umana, di nanotecnologie, e dei limiti etici della scienza. Per non parlare del tema relativo al possibile ingresso di 70 milioni di musulmani nell’Europa comunitaria, grazie ad un eventuale allargamento dell’Unione alla Turchia.

Neppure la circostanza – certo non insignificante – che un italiano, Mario Mauro, abbia ottime chance di diventare il futuro presidente del parlamento europeo, è riuscita a risvegliare un benché minimo dibattito che possa definirsi serio e dignitoso.

Chi si fosse illuso sulla possibilità di un alto confronto pubblico su temi di tale spessore ha dovuto assistere, purtroppo, ad una campagna elettorale trasformata nel palcoscenico goldoniano delle Baruffe Chiozzotte. Persino la trama ed i personaggi della celebre piece non sono stati risparmiati. Una rissa nata da un castello di infondate maldicenze costruito su un fatto insignificante: la semplice offerta di una fetta di zucca fritta ad una fanciulla. Una rissa che ha visto come protagonisti il battelliere Toffolo, reo di aver civettato con alcune giovani, l’ingenua Lucietta, la risentita Checca, e Beppo il moralista.

Manca solo che nella realtà, come nella commedia, intervenga il coadiutore del Cancelliere criminale, Isidoro, per dichiarare – dopo accurata indagine – che si tratta di semplici “putelezi“, ovvero di cose di poco conto, vuoti pettegolezzi, inconsistenti chiacchiericci da comari. Non esiste migliore definizione dello spettacolo indecoroso di questa campagna elettorale. E’ mancato Gasparo, altro personaggio goldoniano, che gridasse a tutti: «Via, via butté a monte sti putelezi!».
Gianfranco Amato è il Presidente di “Scienza e Vita” di Grosseto