Se ne prenda atto: l’Europa ormai è divisa in cinque

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Se ne prenda atto: l’Europa ormai è divisa in cinque

Se ne prenda atto: l’Europa ormai è divisa in cinque

24 Giugno 2011

Dunque, stiamo vedendo l’Europa trasformarsi in diversi raggruppamenti regionali. Ognuna di queste organizzazioni ha proprie idee su difesa ed economia; una stessa nazione, per di più, può far parte di più di un gruppo, anche se, di base, apparterrà a quel gruppo che geograficamente più le appartiene. Tutto ciò, del resto, non avverrà nel giro di una notte. La Germania, la Francia e altre economie-chiave hanno un interesse particolare nel conservare, per il momento, l’eurozona così com’è – magari per i prossimi dieci anni – in considerazione della crisi greca, che rappresenta, per l’Unione, un vero e proprio pericolo di morte. Sul lungo periodo, però, la direzione sembra quella che porta a gruppi regionali di stati dagli interessi comuni; e ciò sarà tanto più il caso qualora la Germania decida che i suoi rapporti con le principali nazioni dell’eurozona e con le nazioni dell’Europa centrale è più importante delle sue relazioni con la periferia del continente.

Possiamo separare i blocchi in fase di nascita in quattro gruppi principali, che non si escludono a vicenda, tratteggiando così uno schema delle relazioni in corso tra le nazioni europee:

  1. Sfera d’influenza tedesca (Germania, Austria, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Ungheria, Croazia, Svizzera, Slovenia, Slovacchia e Finlandia): si tratta di economie centrali nell’eurozona per le la competitività tedesca non rappresenta uno svantaggio, che anzi traggono beneficio dalle esportazioni della Germania e non sentono alcuna minaccia nel rafforzarsi dei legami tra quel paese e la Russia. A causa del suo isolamento dal resto dell’Europa e della sua vicinanza alla Russia, la Finlandia – pur non temendo il risorgere della potenza russa – preferisce l’approccio accomodante dei tedeschi piuttosto che l’aggressività dimostrata più volte da Svezia e Polonia. Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia sono le più preoccupate circa i buoni rapporti Russia-Germania, ma non lo sono quanto la Polonia e gli stati baltici, e possono ben decidere di restare comunque nella sfera d’influenza tedesca per ragioni economiche.
  2. Blocco del Nord (Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Islanda, Estonia, Lituania, Lettonia): questi stati, per lo più non appartenenti all’eurozona, in genere non vedono bene il ritorno dell’influenza russa. Gli stati baltici sono considerati come parte della sfera d’influenza del Nord, in particolare della sfera d’influenza svedese, il che crea frizioni con la Russia. La Germania è considerata un partner commerciale importante ma arrogante, ed è vista come una concorrente. La Finlandia oscilla tra questo gruppo e la sfera tedesca, a seconda del problema sul tappeto.
  3. Visegrad-plus (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria): per il momento, i membri del Gruppo di Visegrad rientrano in diverse sfere d’influenza. Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria non si sentono minacciate dal ritorno russo quanto Polonia e Romania, ma neanche a loro piace l’atteggiamento tedesco verso Mosca. La Polonia non è abbastanza forte economicamente per guidare questo gruppo come fa la Svezia con il Blocco del Nord. Al di là delle politiche di difesa, il Gruppo di Visegrad ha poco da offrire in questo momento. La Polonia intende cambiare questo stato di cose ottenendo un aumento dei finanziamenti per gli stati membri della Ue nei sei mesi in cui le spetterà le presidenza europea. Ma ciò non basta per assumere un ruolo guida nell’economia.
  4. Europa mediterranea (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta): si tratta degli stati periferici dell’Europa. I loro problemi di sicurezza sono unici, derivando dall’esposizione all’immigrazione illegale attraverso le rotte per Turchia e Nord Africa. Geograficamente, queste nazioni sono isolate dalle principali rotte commerciali e sono prive dei centri di generazione di capitali che invece si trovano in Europa settentrionale, con l’eccezione della valle del Po, in Italia (che sotto molti aspetti non appartiene a questo gruppo, bensì può essere considerata come un’entità separata che rientra nella sfera d’influenza tedesca). Queste economie condividono problemi analoghi: indebitamento eccessivo, scarsa competitività. La domanda è: chi ne è il leader? (Fine dell’Ottava puntata. Continua…)                                                                                                                                                                                                                                             Tratto dal portale di geopolitica Stratfor                                                                                                                                                                                               Traduzione di Enrico De Simone