Se per Casaleggio jr esiste solo la “democrazia” degli algoritmi

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Se per Casaleggio jr esiste solo la “democrazia” degli algoritmi

13 Aprile 2018

E ora non esiste più la realtà, le parole definitive di Davide Casaleggio. Destra, sinistra e centro non esistono più”. Così dice Davide Casaleggio a Manuela Perrone sul Sole 24 ore del 6 aprile. E’ da qualche settimana che giornalmente siamo invitati ad ascoltare le fesserie di Davide Casaleggio: non esiste più il Parlamento, non esiste più la democrazia rappresentativa, e ora non esistono più la destra e la sinistra. L’Unione europea con il suo euro un giorno non esiste più, il giorno dopo per agganciare il Pd esiste di nuovo. Il brillante imprenditore (figlio) di informatica ha in testa un mondo interamente virtuale dove la realtà non è più frutto di complessi processi storici ma nasce da un algoritmo di cui lui è dominus. Però nonostante tutto la storia non è scomparsa: con la fine del Settecento si è aperta una dialettica tra tradizione e ingegneria sociale (tanto per citare: Edmund Burke e Thomas Paine) tra libertà e giustizia sociale (anche qui citando un po’ a caso: John Locke e Jean-Jacque Rousseau) che è stata l’anima dei sistemi statuali cresciuti nell’Ottocento e affermatisi nel Novecento. La divisione tra destra e sinistra è stata, poi, radicalizzata con lo scoppio della guerra civile europea nel 1914, producendo il comunismo e poi il fascismo. La fine di questa guerra civile tra il 1989 e il 1991 ha prodotto una tensione nei sistemi statuali occidentali (come aveva previsto Ernst Nolte) perché l’esistenza di un nemico (in qualche modo la coppia fascismo-comunismo) vitalizzava la democrazia. Ma per quanto imperfetta questa forma di organizzazione dello Stato, la democrazia non ha al momento alternative più efficaci e quando la sua dialettica essenziale (destra-sinistra) si inceppa si producono dei mostri. In questo senso il successo di Casaleggio jr e delle sue bande qui da noi non deriva dal decollo della democrazia degli algoritmi, ma dal fatto che un sistema di influenze internazionali gestito da un personale politico italiano subalterno ha bloccato tra il 2010 e il 2011 fino al 2018 la dialettica necessaria a far funzionare una democrazia. 

Ma è inevitabile che il destino dell’Italia sia quello di agire sempre e solo sotto ricatto? “Far la fronda ci isolerebbe con pesanti conseguenze anche economiche”. Così scrive Franco Venturini sul Corriere della Sera del 13 aprile. Ma è possibile che l’argomento principale di orientamento della nostra politica estera debba essere sempre quello e solo quello di subire il ricatto del momento? Se non farai così, sarai punito da terribili sanzioni innanzi tutto economiche. Non ci basta quel che è successo in Libia, quando cedere al ricatto, ha dato un colpo a una delle poche imprese strategiche nazionali cioè l’Eni? Perché dalla grande Polonia alla piccola Austria, dalla potente Gran Bretagna alla povera Grecia, tutte queste nazioni sono in grado di resistere ai ricatti, mentre a noi è aperta solo la via della servitù più o meno patteggiata? E’ evidente come l’orizzonte per il quale l’Italia deve lavorare sia quello di una ricomposizione di un’alleanza occidentale, però potremo avere un ruolo in questo processo solo se, almeno a tratti, sapremo tenere la schiena dritta e dire la nostra.

Oltre il renzismo, oltre il Pd e altri “oltre”. L’imperativo, dopo la sconfitta, è fare un passo oltre il renzismo”. Così Angelo Amante su Huffington Post Italia raccoglie il grido di dolore di alcuni esponenti del Pd e di Liberi e Uguali che si sono incontrati in questi giorni. Su diversi quotidiani, poi, sempre di questi tempi, è emerso l’obiettivo dell’ala renzista di andare “oltre” il Pd verso il macronismo. Per valorizzare questi mirabili propositi così ricchi di pensiero e prospettiva, forse serve segnalare una nobile rivista che ha proprio il citato avverbio modale e spaziale come sua testata e di cui crediamo utile segnalare l’autopresentazione: “OLTRE MAGAZINE è un giornale eclettico, capace di proporre svariate tematiche, anche se tutte riconducibili ad un denominatore comune: la morte. Morte che prende forma in diversi contesti: nella cultura, nella storia, nell’architettura, nella musica, nella letteratura e, naturalmente, come fonte di iniziativa imprenditoriale. Ampio spazio, infatti, è dedicato al mondo dell’Imprenditoria Funeraria e Cimiteriale, della quale la rivista rappresenta l’organo di informazione, la voce delle aziende, il mezzo attraverso il quale comunicare con i propri clienti proponendo novità, concedendo anticipazioni, illustrando i prodotti, rilasciando interviste, interagendo con i fruitori e stimolandoli costantemente ad un contatto proficuo”.

Aiuto, vogliono farci rivotare! Disturbano i nostri pisolini sull’amaca!Una sola è veramente inascoltabile: l’ipotesi di tornare al voto. Un sistema politico che chiede una replica al buio a un elettorato appena spremuto da una lunga campagna elettorale alla quale, comunque, ha risposto con un’ampia partecipazione, è come un fornitore che prima froda il cliente (rifilandogli una merce fallata: il Rosatellum) e poi, invece di risarcirlo, lo costringe a ripetere l’acquisto”. Secondo Michele Serra sulla Repubblica dell’8 aprile, l’unica soluzione veramente inascoltabile sarebbe tornare a votare. Quando uno si convince che Davide Casaleggio abbia raggiunto il livello massimo delle corbellerie, ecco che arriva l’omino dell’amaca a spararne di sorprendenti. Perché mai a un popolo che si è espresso con un voto che non è servito a formare una vera maggioranza di governo, deve essere impedito di esprimersi nuovamente? Perché quel che è avvenuto in tempi recenti e senza drammi in Francia e Gran Bretagna, in Spagna e Grecia, sarebbe qui da noi inascoltabile? Ma da noi c’è il Rosatellum – dice l’amachista- così criticato da tanti costituzionalisti. Non molti, però, di quelli di casa in Largo Fochetti che – ricordatevi le parole di Eugenio Scalfari (peraltro criticate dall’outsider Carlo De Benedetti) – auspicavano che così si determinasse una maggioranza per il Renzusconi. Per semplificare una legge con caratteristiche più nettamente maggioritarie bastano pochi giorni, sia che si scelga di ripristinare il Mattarellum sia di assegnare un premio di maggioranza nelle forme indicate dalla Corte costituzionale. L’Italia non ha bisogno solo di un governo, ha bisogno di una maggioranza e di un’opposizione pienamente legittimate politicamente. I governi “ispirati” dall’alto succedutisi dal 2011 in poi hanno già fatto tutti i danni che potevano fare. E se qualcuno si sente disturbato nei suoi pisolini sull’amaca, non ne discenda. Non morirà nessuno se mancherà il suo augusto suffragio.