Se per Macron l’Italia è una pura espressione geografica

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Se per Macron l’Italia è una pura espressione geografica

06 Aprile 2018

Perché stupisce lo stupore sul caso Bardonecchia. E’ difficile capire che cosa abbia potuto spingere gli agenti della dogana francese a fare irruzione nel centro migranti di Bardonecchia” scrive Michela Marzano sulla Repubblica dell’1 aprile. Boh! Perché è difficile capire certi comportamenti  di settori dello Stato francese sotto Emmanuel Macron? Sono ormai numerosi i gesti di arroganza che Napoleone il piccolissimo ha messo in atto ora in Libia ora per l’Ema ora in Egitto ora in Niger e infine a Bardonecchia, verso un’Italia considerata una pura espressione geografica su cui esercitare la propria influenza puntando ora su Matteo Renzi ora su Paolo Gentiloni ora su Beppe Grillo, per non parlare dei tanti francesi che dominano i giochi finanziari italiani.

I passati e i futuri di Renzi e D’Alema. Ora Renzi rischia un futuro alla D’Alema” scrive Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera del 31 marzo. E peraltro il senatore di Rignano non ha un passato (nel male e nel bene) neanche lontanamente all’altezza dell’ex deputato di Gallipoli.Alla fine fa una qualche differenza, nonostante tutto, ispirarsi a Fonzie o a Hegel.  

Il dolce naufragare del pensiero (?) di Maggiani. “Mi pare un filo più pericoloso del nazionalsocialismo”. Così Maurizio Maggiani dice a Concetta de Gregorio sulla Repubblica del 23 marzo. Maggiani all’inizio dell’intervista sembra tranquillo, dice cose sensate, ricorda come Palmiro Togliatti fosse attento anche alle canzoni di Adriano Celentano per capire che cosa cresceva nella società, e poi sbotta con questa frase assurda, sostenendo che i grillini sono peggio degli hitleriani, il che dimostra come un bel pezzo dell’ intelligencija di sinistra abbia perso completamente la brocca. Ma come si fa a paragonare un movimento di disperata protesta ispirato da un pagliaccio professionale e coordinato da un affarista informatico, con una forza paramilitare, dottrinalmente razzista, decisa a costruire una feroce dittatura e a preparare la Germania alla guerra? Naturalmente non c’è un briciolo di analisi storica in questo pensiero e in quello di tutti coloro che comparano Beppe Grillo a Joseph Goebbels, perché si rimuove il fatto che certi esiti furono possibili solo dopo i massacri della Prima guerra mondiale (e la boria dei francesi nel trattare la pace) e oggi mancano appunto le basilari premesse  per le tragedie degli anni Trenta. Ma, al di là dell’analisi, manca anche quel minimo di buon senso che aiuta a distinguere un’opinione da un delirio.

L’ira delle penne stile ancien régime contro quei provincialotti che pretendono che i governi siano formati sulla base del voto. “La sorpresa che Mattarella non si sarebbe aspettato, anzi con ogni probabilità lo ha fatto sobbalzare, è coincisa con la visita pomeridiana di Giorgia Meloni. E non per la mise decisamente anticonvenzionale (maglione rosso granata e zatteroni alti così), bensì in quanto da leader dei Fratelli d’Italia è andata a teorizzare governi di minoranza, tutti di centrodestra; o in alternativa, nuove elezioni da celebrare in fretta” . Ugo Magri sulla Stampa del 5 aprile è tutto un punzecchiare centrodestra e grillini: hanno la maglia color rosso granata, vanno a piedi perché temono i bus di Virginia Raggi. Polemiche che ricordano molto i frizzi e i lazzi delle penne dell’ancien régime contro quei volgarotti giunti dalla provincia alle assisi degli Sati generali che chiedevano addirittura l’uguaglianza di certi diritti. Nel caso, specifico e attuale, si tratta dello stravagante desiderio di sans-cullotes (o con culottes rosso granata) che pretenderebbero governi scelti secondo gli indirizzi definit dal suffragio popolare, magari chiedendo di tornare a votare – come avviene in lande barbare quali la Gran Bretagna o la Spagna – se il responso emerso dalle urne, la prima volta, non è dirimente.