Se Renzi è “collegiale” allora Erode era un protettore dell’infanzia
15 Marzo 2017
Collegiali. “Dei tre candidati, quello che sta interpretando meglio collegialità e pluralismo è Renzi” dice Maurizio Martina al Corriere della Sera del 14 marzo. Renzi che primeggia per il suo stile collegiale? E, poi, in che altro giudizio pacato e neutro ci avventuriamo? Daremo un premio alla memoria a Erode per la sua politica di protezione dell’infanzia?
Il Vangelo di Blair. “At their core, both seek to undermine the big systems that have stabilized the globe and spread prosperity, security, rule of law, democracy and openess after the World war: Europe union, the global trading system, Nafta, Nato, the United Nations and the proposed Trans-Pacific Partnership trade deal” Thomas L. Friedman entusiasta del pensiero di Tony Blair riporta sul New York Times del 2 marzo alcune argomentazioni dell’ex premier inglese sulla convergenza di obiettivi tra i sostenitori della Brexit e quelli di Donald Trump, uniti al fondo dalla convinzione di dover destabilizzare i grandi “sistemi” (tipo l’Unione europea, l’Onu, la Nato, la Nafta e così via) che hanno dato equilibrio al mondo e diffuso benessere, sicurezza, rispetto della legge e apertura delle società dopo la seconda guerra mondiale. Le considerazioni blairiane sul fatto che certe istituzioni sia più facile scomporle che rifarle, il tutto con conseguenze non prevedibili, sono senza dubbio sagge. Però è difficile non convenire con chi sostiene che non bastino soluzioni amministrative per i problemi degli Stati e del mondo, che la costruzione di un nuovo equilibrio globale non sia una questione risolvibile dentro organizzazioni multinazionali, ma solo grazie a consapevoli scelte politiche. In certi inni al progresso ormai inarrestabile e che va solo lasciato svolgersi, c’è chi sente una musica da Ballo Excelsior quando l’Europa tra fine Ottocento e inizi Novecento pensava che ormai tutto fosse risolto, e si avviò così al periodo più tragico del XX secolo.
Modelli per il centrodestra. “Il modello verso cui dobbiamo procedere è quello del partito conservatore inglese o repubblicano americano” Dice Giovanni Toti al Corriere della Sera del 2 febbraio. Visto come sta evolvendo la questione del closing per l’acquisto del Milan, escluderei invece il modello del partito comunista cinese.
Una bella sovranità limitata, stile sovietico d’antan. “Rinunciare al vantaggio di conoscerli, prima di votare noi, sarebbe stata una devianza dalla logica politica. Questa non può mai disconnettersi dalla storia grande e complessa, non più solo europea, che ci condiziona” così Andrea Manzella spiega sulla Repubblica dell’11 marzo perché l’Italia non può andare votare debba aspettare il voto degli Stati più importanti (Francia e Germania) nonostante sia fallita la maggioranza (peraltro anomalmente sostenuta grazie un consenso parlamentare assai sconnesso da quello elettorale) formatasi in Parlamento. Non si sentiva un ragionamento così convincente, articolato e profondo da quando Gustav Husak spiegò ad Alexander Dubcek il concetto della sovranità limitata di Praga rispetto a Mosca.