Se rischiamo di rientrare tra i Pigs in larga parte è colpa di Fli
16 Novembre 2010
La mozione di sfiducia presentata da Fini, Casini e Rutelli al governo sarà fortunatamente discussa dopo la approvazione della legge di stabilità, grazie anche all’intervento del presidente della repubblica che ha ammonito che questa è una assoluta priorità.
Tuttavia questa mozione, quale esito (non definitivo) della ondivaga opposizione di Fli al governo di cui ha fatto sino ad ora parte, un risultato negativo lo può portare a casa.
Si tratta dell’aumento di 30 punti del prezzo del credito default swap, ossia del costo della assicurazione contro l’insolvenza per i titoli del debito pubblico, per l’Italia. Che è passato dallo 1,50 del 25 ottobre allo 1,88% del 15 novembre, mentre quello della Germania rimane alle 0,05. E’ una ben magra consolazione constatare che quello della Grecia è oramai allo 8,25%, quello dell’Irlanda al 4,99 e quello del Portogallo al 3,92. Infatti quello della Spagna, che fa parte dei “pigs” gli stati periferici dell’area euro, a rischio debitorio e che perciò è stata costretta a dure misure di austerità è il 2,61%, ossia a non grande distanza da noi. E il 25 ottobre per la Spagna, considerata in crisi, il credit default swap era il 2,23%.
In altri termini, ci stiamo avvicinando pericolosamente a quello spread, ovvero differenziale, del 2% rispetto alla Germania, che ci può portare nell’area degli stati con crisi del debito pubblico, cioè fra i Pigs. E di ciò dobbiamo, in larga misura, ringraziare Fli e quegli opinionisti ed ambienti economico-finanziariche sponsorizzano questo movimento.
Per evitare la brutta fine del rientro nei Pigs, non è sufficiente la approvazione della legge triennale di stabilità, che è il baluardo fondamentale con cui si stabilisce la riduzione del nostro deficit al 2,7% entro il 2012 e con cui si fa riemergere un saldo primario positivo nel nostro bilancio pubblico generale.
Gli operatori economici e gli analisti nel valutare il default credit swap dedicano una speciale attenzione al saldo del bilancio primario, che è al netto degli interessi sul debito. Infatti se esso è negativo, il nuovo debito serve anche per pagare gli interessi sul vecchio debito. Questa situazione è la nostra attuale situazione, mentre sta andando in porto la legge di stabilità.
Il nostro debito pubblico complessivo in settembre ha toccato i 1840 miliardi (il Pil si aggira su 1530). E le entrate tributarie, risentendo ancora della cattiva congiuntura, da gennaio a settembre del 2010 sono lo 0,2 per cento meno che nei primi nove mesi del 2009. Dunque è importante mantenere le spese sotto stretto controllo, come nella manovra triennale di finanza pubblica che si sta varando. Ma che dopo varata va salvaguardata.
Il baluardo c’è, ma bisogna che sia difeso strenuamente. E ciò diventa molto incerto, a causa della mozione di sfiducia FCR , rivolta a generare una crisi al buio. Dopo la quale, se essa fosse l’inizio di una nuova alleanza, fra “centristi” eterogenei (una parte aderenti all’ideologia relativista e un’altra alla tradizione cattolica centrista) non ci dovrebbero essere elezioni anticipate, ma un nuovo governo con una maggioranza instabile, su basi solo apparentemente coerenti. La cui sola chiara caratteristica, sarebbe negativa: cioè quella della discontinuità verso la attuale coalizione e della messa in soffitta di Berlusconi e del cosidetto berlusconismo, cioè del centro destra di indirizzo liberale popolare europeo e della sua linea di economico-finanziaria.
Orbene, se tutto ciò accade, ossia se, come auspicano politici e commentatori politici sprovveduti, si attua questa discontinuità e si inizia una crisi e la ricerca di un nuovo premier per la guida della nuova coalizione di centro con appoggio esterno o interno di altre variegate componenti, chi garantirà che la legge di stabilità approvata nel 2010 venga riconfermata, nel suo impianto generale nel 2011 e poi nel 2012, al fine di mantenere la rotta indicata dall’attuale governo? Si noti che FLI nasce in parlamento, non nella nazione.
La nuova coalizione e la nuova maggioranza non di governo sarebbe frutto di un mero gioco parlamentare. Che cosa ne pensino gli italiani sarebbe ignoto, salvo quel che si può ricavare da sondaggi episodici. Sicché gli analisti e gli operatori che stimano i default credit swaps non potrebbero sapere se questa coalizione possa avere il consenso popolare, nelle votazioni fra un anno o due.
La legge triennale di stabilità, come la precedente legge finanziaria, benché provveda per un triennio è vincolante solo per il primo anno, non per gli altri due in quanto la costituzione italiana stabilisce il principio della annualità del bilancio. E, comunque, durante l’anno, molte cose possono succedere. E un nuovo governo con una nuova maggioranza che vuole seppellire l’era precedente generalmente non conferma ciò che ha fatto il vecchio governo a cui essa si oppone.
Dunque, non ci si deve illudere. Se andassero in porto i tentativi di raccattare per un nuovo governo a cura del trio FCR , una maggioranza parlamentare diversa da quella espressa dal voto popolare, tutto, per quanto riguarda il debito pubblico dell’Italia, ritornerebbe incerto e fluido.
Piaccia o non piaccia l’era berlusconiana, piaccia o non piaccia il Pdl, piaccia o non piaccia l’alleanza fra Pdl e Lega Nord (a cui per altro si aggiungono la “nuova destra” di Storace ed un gruppo ex democristiano), adesso ci sono solo due alternative: quella di lasciare che questa coalizione porti a termine la legislatura e quella che si vada al voto nella prossima primavera, mantenendo in carica il governo attuale, onde garantire la continuità del nostro programma finanziario.
Tertium non datur, se si vuole evitare il rientro fra i Pigs. Il grande corridoio della Camera dei Deputati, in cui passeggiano i parlamentari ed in cui si intrecciano e disfano le alleanze, e vagano i giornalisti in cerca di notizie, di “rumors” e di umori, si chiama transatlantico. Sulla tolda di questo transatlantico si è preparata la sfiducia dei congiurati FCR. E qui si riuniranno tutti quelli che ardono dal desiderio di far convergere su questa mozione una maggioranza capace di far nascere un nuovo governo, che conduca versa una futura terra radiosa. Ma non è ancora l’alba e sulla navigazione del transatlantico si profila un iceberg dal nome insolito. Si chiama Credit Default Swap.