Se si perde d’occhio la realtà, la politica si suicida e tutto si sgretola
01 Dicembre 2011
Prendo le mosse dall’ultima parte dell’uovo di giornata del Direttore Loquenzi, dedicato alla pasionaria “geniale”, De Gregorio Concita, a suo tempo direttrice del quotidiano notoriamente fondato da Antonio Gramsci.
Ecco la profezia di Loquenzi: “Che lungimiranza! Adesso si capisce perché invece di andare alle elezioni, con un successo praticamente in tasca, il Pd ha detto sì al governo Monti. Che si sia candidato ad incassare un altro fallimento programmato tra poco più di un anno?”.
Allora, il tatticismo è cosa diversa dalla tattica. Un vecchio compagno di sezione anni ’80 avrebbe potuto dare lezioni a questi nichilisti salottieri parvenue. Si ha tattica se e solo se si dia strategia autentica. Ovvero, un orientamento attivo verso il mondo. E’ la prima parte del “Che fare?” di Lenin. Perfino quella testa calda di Malaparte l’aveva capito. Per carità, i tempi cambiano. Purtroppo, quando cambiano, spesso cambiano in peggio, e allora soltanto pochi sanno dare il nome alle cose.
La posizione di fronte alla politica della pasionaria in questione equivale alla sua posizione davanti alla realtà: si chiama nichilismo. Che poi ha una deriva registrabile anche sul piano psico-clinico: disturbo ossessivo-compulsivo con un quadro paranoico di base. Questi vedono il Nemico dappertutto. Poi, quando lo individuano, se lo tengono stretto: si chiama Berlusconi. E chi lo molla più?
A quel punto, si fa di tutto pur di vederlo in ginocchio. Magistratura, intercettazioni, ricatti, finte mignotte, tutto. Finanche cosa? Il default della politica per un partito: perdere per NON far vincere l’Altro. Complottare – ops, mi è scappata l’urticante mania reazionaria…-, magari in sedicesimo, come anche Introvigne in un magnifico contributo ha recentemente spiegato, ossia con micro-complotti, fino a far cadere il Nemico, quindi avere pronta una bella strategia della rassicurazione, quella che permette di sentirsi in stato verginale permanente perfino alla vista dell’ormai celeberrimo bigliettino di Enrico Letta (“Ci siamo per i vive ministri, io, che rappresento il Capo Segretario, stop, segue telegramma, chiaro il messaggio?”: ormai un genere letterario): cari compagni, l’abbiamo fatto per Voi! Che volete di più da Noi! Hanno sbagliato i vari Moretti & C., noi siamo belli stagionati, sì, ma non da rottamare, casomai da restaurare, perché il vintage funziona meglio di Andy Wahrol e della pop-politica. Il solito copione, ci vuole la Teoria Transazionale per afferrare il punto, altro che manuali e manualetti di palloccolosi politologi e politicanti d’accatto.
La politica esiste e si dà, come azione razionale/razionalmente orientata allo scopo, se e solo se si dia percezione reale, viva e vivida della realtà. Ma se domina l’Ombra e la realtà, anche umana, si sgretola, si accetta tutto, da Monti ai monti della Svizzera, per farla finita con la vita. E’ il suicidio della modernità, della politica, della vita. E’ questo il vero problema e, diciamo la verità, Monti non c’entra. Non confondiamo gli effetti con le cause.