Se vuol salvare il bipolarismo il Cav. deve rifar vincere lo scudetto al Milan
08 Settembre 2010
Forse siamo condizionati dalla nostra fede calcistica, forse siamo vittima di quell’inarrestabile ondata di demagogia superficiale e di populismo plebiscitario che oramai connota il nostro sistema. Forse. Ma certo a noi sembra che una delle poche cose serie che il Presidente Berlusconi dovrebbe cercare di realizzare nei prossimi mesi per rimettere in piedi il sistema politico italiano, scongiurando il rischio che la slavina aperta dal Presidente Fini faccia scivolare il Paese verso esiti di tipo mediorientale, è far tornare il Milan alla vittoria.
Negli ultimi anni la squadra rossonera è stata vittima di un evidente conflitto di interessi che induceva Berlusconi a lesinare investimenti ed attenzioni nel timore che la prosecuzione del ciclo fantastico di successi inaugurato sul finire degli anni ottanta, potesse alienargli le simpatie degli elettori di centrodestra tifosi delle altre squadre. Il mercato del Milan è stato per anni bloccato da dinamiche geo-politiche. Totti, il migliore calciatore italiano degli ultimi anni, avrebbe certamente vestito la divisa rossonera (e perciò vinto molto di più di quanto abbia potuto fare con la Roma) se non ci fosse stato il timore della sollevazione popolare che una cessione del “pupone” avrebbe determinato nella Capitale. Il Milan ha dovuto anche subire l’onta di una penalizzazione in campionato decisa per rendere più digeribile la retrocessione della Juventus a causa dei maneggi di Moggi & co. (proprio a danno dello stesso Milan).
Ma è giunto il momento di invertire il senso di marcia. Se davvero Berlusconi vuole rilanciare la sua immagine di leader vincente, se vuole riaffermare la sua leadership politica e sociale, è indispensabile riportare il Milan alla vittoria. E questa volta non basterà vincere in campo internazionale riconquistando (per l’ennesima volta) la Champions League. Questa volta è indispensabile vincere in Italia. Lo scudetto al Milan, oltre che la migliore risposta a Moratti, sarebbe anche la migliore garanzia per il bipolarismo italico (e quindi la migliore risposta a Fini).