
“Senza riforma è stallo sicuro, solo il doppio turno funziona”

14 Gennaio 2014
di Carlo Fusi
Può anche essere che il sistema elettorale disegnato dalla Corte Costituzionale con i "tagli" al Porcellum sia immediatamente praticabile: «Ma politicamente – avverte il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello – significherebbe una cosa sola, larghe intese per sempre e per legge».
E invece quale giudizio dà delle motivazioni ufficiali della Consulta?
«A una prima lettura, è la sentenza che ci si poteva aspettare. I meccanismi maggioritari sono consentiti ma devono essere razionali, e mi sembra che questo metta fuori gioco in maniera ancora più evidente la possibilità di sommare due premi di maggioranza, uno implicito e uno esplicito, come prevedono due delle tre proposte avanzate dal segretario del Pd. Per quanto riguarda le liste, il problema è la identificabilità da parte dell’elettore del rappresentante prescelto, e questo si può ottenere in diversi modi».
E allora, come se ne esce?
«Bisogna puntare ad un meccanismo che, nella normalità del confronto politico, aiuti a definire un vincitore e uno sconfitto. Senza automatismi condizionanti, perché in un sistema parlamentare i governi si fanno appunto in Parlamento. Altrimenti bisogna cambiare la forma di governo, andando verso sistemi presidenziali o semi-presidenziali. Ma questo, allo stato, come sappiamo non è praticabile».
Lei e il Ncd puntate sul doppio turno di coalizione, il cosiddetto Sindaco d’Italia. E di questo meccanismo che hanno discusso Napolitano e Renzi? Siamo ad una svolta vera?
«Vediamo di ragionare. Se la politica rispondesse a regole di normalità la questione della riforma elettorale potrebbe essere archiviata sotto la voce pratiche risolte. Renzi ha indicato tre soluzioni; noi del Ncd e altre forze di maggioranza su quella impropriamente – ci tengo all’avverbio – definita del Sindaco d’Italia abbiamo dato via libera sottolineando che le altre due contengono errori tecnici con una torsione perversa in senso iper maggioritario che potrebbero costringere ad un ulteriore intervento della Consulta visto che ad un premio di maggioranza esplicito dato a chi prende più voti se ne assomma uno implicito a chi arriva primo nel collegio (Mattarellum modificato) oppure a chi supera una soglia di sbarramento molto alta nelle circoscrizioni (modello spagnolo modificato); infine nessuno ne ha proposto una quarta. Dunque nessuna forma di veto ma la consapevolezza che il doppio turno di coalizione risponde meglio alle esigenze di governabilità, senza dimenticare che è da sempre la proposta del Pd. Perché allora non si va avanti su questa strada?».
L’obiezione renziana la conosce: bisogna confrontarsi con tutti perché non si possono accettare eventuali veti da parte degli alfaniani.
«D’accordissimo. Ma non è nemmeno possibile che il potere di veto l’abbiano altri. La cosa più ragionevole è che si raggiunga l’intesa nella maggioranza sul doppio turno di coalizione e poi la si porti all’attenzione delle opposizioni con atteggiamento aperto, incamerando i loro pareri e anche le eventuali proposte di correzione».
Ministro, Letta non si fida di Renzi perché pensa che una volta ottenuta la nuova legge mandi all’aria il governo. Il leader pd ricambia: non si fida né del premier né della volontà di Alfano di fare sul serio la riforma senza tirarla per le lunghe.
«Abbiamo tutti il dovere verso il Paese di fidarci reciprocamente. E per questo abbiamo anche un dovere di chiarezza. Se c’è qualcuno che vuole il voto è meglio che lo dica apertamente, piuttosto che provocare ritardi e fibrillazioni nell’azione di governo. In caso contrario, ci si metta al lavoro: si può presto definire una buona legge elettorale e una buona riforma del bicameralismo in quanto le due sono assolutamente correlate».
Oggi Ncd presenta la sua proposta di riforma del Senato. E’ davvero così importante?
«Non importante: fondamentale. E’ una riforma pivot di altre. Serve alla legge elettorale perché solo se la fiducia viene data da una Camera e non da due ci sono sufficienti garanzie di governabilità. Inoltre completa il Titolo V della Costituzione. Ma una cosa deve essere chiara: il nuovo Senato non dovrà essere un dopolavoro. E chi fa il senatore non potrà fare contemporaneamente altri due o tre mestieri».
(Tratto da Il Messaggero)