Il settore automobilistico russo piange, ora price cap su petrolio e gas

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il settore automobilistico russo piange, ora price cap su petrolio e gas

Il settore automobilistico russo piange, ora price cap su petrolio e gas

03 Luglio 2022

Ogni giorno sentiamo pacifinti e putinisti ribadire che l’ostracismo contro la Russia non sta funzionando, anzi starebbe penalizzando i Paesi europei. Tutte frottole. Le imprese occidentali continuano a fuggire da Mosca, il destino di centinaia di migliaia di lavoratori russi è la disoccupazione. Milioni quando le sanzioni contro il regime di Putin si dispiegheranno con tutto il loro effetto, secondo Anna Zafesova.

Le imprese occidentali hanno capito che avrebbero perso molta più credibilità restando in Russia piuttosto che andarsene, come hanno fatto. La fuga delle aziende occidentali e le sanzioni stanno avendo effetti imponenti sulle filiere produttive russe che sono sempre più bloccate.

Basti pensare che i tempi di riparazione per cellulari e computer è cresciuto da cinque a circa venti giorni: colpa dell’assenza dei pezzi di ricambio e dell’aumento dei costi. Parallelamente, anche Huawei ha annunciato la graduale chiusura dei propri store in Russia, a causa del collasso delle importazioni di smartphone e tablet. La Cina che fa affari si allontana da Putin, non si avvicina.

Il settore automobilistico piange in Russia

È particolarmente critica la situazione del settore automobilistico. Secondo il Comitato statale per la statistica, infatti, a maggio la produzione di automobili è calata del 97% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le catene di montaggio sono ferme.

La produzione russa nell’ultimo mese si è praticamente fermata. Sono stati prodotti solo 3mila veicoli, peraltro omologati per Russia e Bielorussia visto che sono deficitari per tutti gli standard minimi di sicurezza. Il tentativo di legalizzare il mercato di contrabbando, inoltre, sta fallendo miseramente perché il reato rimane tale a livello internazionale.

Il ruolo del price cap su petrolio e gas

Dunque le sanzioni funzionano anche se non sono decisive. Putin non ragiona in termini economicistici, è pronto a sacrificare la vita del suo popolo e la sua economia pur di vincere in Ucraina. L’economia russa è imperniata sull’esportazione di combustibili fossili, petrolio e gas. È questo il punto debole del regime. E purtroppo anche quello delle democrazie europee che negli ultimi anni in modo scellerato hanno deciso di legarsi mani e piedi alle forniture di Mosca.

Nell’ultimo vertice G7, grazie all’iniziativa di Draghi, il price cap su petrolio e gas provenienti dalla Russia è diventato un tema all’ordine del giorno. Forse sul petrolio si riuscirà a mettere un tetto ai prezzi di trasporto e assicurazione. Più difficile che accada per il gas, soprattutto per Germania e Italia. Tanto più che come ritorsione Putin potrebbe bloccare del tutto le forniture.

Il tema ancora una volta è chiedersi se questa guerra vogliamo combatterla fino in fondo oppure no. Negli scorsi giorni abbiamo scoperto che è proprio Gazprombank a pagare parte degli stipendi dei miliziani russi in Ucraina. I soldi europei finanziano la guerra di Putin.