Sì al federalismo demaniale. La Loggia: “Primi trasferimenti dal 2010”
20 Maggio 2010
Parte la nuova stagione federalista. Immobili dismessi, abbandonati o che versano in pessime condizioni, quindi sottoutilizzati, fiumi (esclusi quelli interregionali), laghi (previa intesa con lo Stato) e spiagge, passeranno direttamente sotto il controllo di Regioni, Province e Comuni.
La Commissione Bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, presieduta da Enrico La Loggia, ha infatti approvato il parere favorevole al primo decreto legislativo della riforma che pone le basi per il trasferimento agli Enti locali del patrimonio demaniale, oggi di proprietà dello Stato. Secondo il parere, in base ai dati forniti dall’Agenzia del demanio, il valore dei beni costituiti da immobili e terreni che saranno resi disponibili ammonta a 3,2 miliardi ripartiti così: 1,9 miliardi in immobili e 1,3 miliardi in terreni.
Nonostante le polemiche di questi giorni, il voto contrario di oggi dell’Udc e dell’Api e l’astensione del Pd (a favore hanno votato i commissari di Pdl, Lega e Idv), sul federalismo è arrivato il primo semaforo verde. Confronti accesi e contradditori infuocati avevano preso piede, nell’ultimo mese, soprattutto dopo le parole del presidente della Camera Gianfranco Fini, che il 22 aprile dal palco della Direzione Nazionale aveva gettato più di qualche ombra sulla riforma, puntando il dito sui costi. Da quel momento in poi, il refrain è diventato il presupposto di ogni dibattito televisivo. Ma, spiega il presidente della Commissione Bicamerale Enrico La Loggia a l’Occidentale, i costi del federalismo ad oggi “non sono quantificabili perché manca la simulazione di un modello di come può essere il federalismo a regime. Detto questo – continua il presidente della Commissione – considerando il concetto di federalismo, si tratta comunque di una riforma che porterà a una riduzione dei costi del pubblico, quindi, una volta a regime porterà un abbattimento della pressione fiscale. Il modello centralista non è più economicamente sostenibile – continua – mentre il federalismo punta a rendere economicamente sostenibile il sistema-Italia”. Come? “Attraverso l’aumento di responsabilità da parte dei pubblici amministratori, che saranno chiamati a rispondere ai propri cittadini dell’utilizzo dei tributi versati. Allo stesso tempo, gli stessi cittadini potranno avere un maggior controllo sull’utilizzo delle pubbliche risorse perché sarà molto più facile bussare alla porta del sindaco piuttosto che a quella del ministro dell’Economia”.
E a chi accusa la Commissione di aver dato parere favorevole a un decreto inadeguato che “non tiene conto della “crisi” e del “risanamento dei conti”, il presidente della Commissione risponde: “Si tratta di un decreto che non comporta costi e che neppure ha qualcosa a che vedere con la crisi internazionale. Anzi, questo è un decreto a costo zero, attraverso il quale si cerca di acquisire risorse perché la valorizzazione e la possibile alienazione del bene creeranno un ritorno economico con introiti che andranno tutti ad ammortamento del debito pubblico, nell’ordine del 25% per quanto riguarda quello statale e del 75% per quello locale”.
L’iter. Il decreto legislativo tornerà all’esame del Consiglio dei ministri per il varo definitivo che, come ha dichiarato ieri il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, dovrebbe avvenire oggi. I tempi sono piuttosto stretti dal momento che la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, pena lo scadere della delega, è prevista entro il 21 maggio. Da lì in poi, la strada sarà tutta in discesa perché, come spiega sempre La Loggia “entro 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta, il Governo dovrà predisporre una serie di elenchi per categorie dei beni (la lista, oltre al demanio idrico e marittimo, comprenderà gli aeroporti di interesse locale e gli immobili della difesa, ovvero le numerose caserme non più utilizzate dai militari, ndr). Successivamente, in sede di conferenza unificata, si valuteranno le richieste che entro 30 giorni verranno dagli Enti interessati mentre nei successivi 30 giorni il Governo, attraverso un nuovo decreto, attribuirà il bene”. Non solo: “Nell’ambito della valutazione che sarà fatta in Conferenza Unificata si vedrà se chi chiede il bene è effettivamente in grado di valorizzarlo e si deciderà quindi a quale ente locale sarà meglio attribuirlo, privilegiando quello più vicino al cittadino (comune)”. Quindi la previsione: “Tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo – spiega sempre La Loggia – ci potranno essere i primi trasferimenti”.
Uno dei vantaggi principali, secondo il presidente della Commissione bicamerale, se si esclude il ritorno economico, sarà costituito dalla riappropriazione del bene: “Molti dei beni attualmente facenti parte del demanio statale torneranno a disposizione del territorio sul quale incidono e diventeranno più facilmente valorizzabili dagli enti locali stessi”.
Esiste la minima possibilità che un federalismo applicato male anziché unire divida ancora di più il Nord e il Sud? “Sicuramente il federalismo, una volta concepito nella sua forma normativa, come accade per qualsiasi legge, dovrà essere bene applicato. Ritengo che sia un vantaggio per il Sud che certo dovrà dimostrare di avere le carte in regola per affrontare la sfida. Ma siccome l’esigenza di una nuova responsabilizzazione della classe dirigente locale a oggi è molto più forte al Sud che al Nord, ben venga una legge in grado di far crescere questa responsabilità. In ogni caso – conclude la Loggia – sono previsti una serie in interventi di carattere perequativo per far sì che nella fase iniziale le regioni meno avvantaggiate del Paese vengano sostenute e accompagnate per affrontare la sfida federalista nel migliore dei modi”.
Come dire, una volta che il federalismo sarà a regime, ogni realtà territoriale del Paese dovrà dimostrare di saper camminare (e poi correre) con le proprie gambe.