Si avvicina il giorno in cui finirà il Far West della Rete
28 Luglio 2011
"Nell’assenza di regole, vince sempre il più forte". A giudicare dallo spropositato clamore contro il regolamento antipirateria appena varato dall’AGCOM, fino alle apocalittiche manifestazioni “contro la censura” e “la morte di Internet”, sembra che la sinistra italiana ed il cd "popolo della rete" (entità quasi metafisica, magicamente rappresentabile da chiunque la invochi) si siano ampiamente dimenticati della saggezza di tale adagio – che non dovrebbe essere citato solo per opprimerci di regole ed imposte inutili.
“Il più forte non coincide necessariamente con il migliore”. E la cosa ancor più drammatica è che la nostra sinistra sembra aver dimenticato anche tale secondo adagio, per quanto direttamente connesso alla sua pretesa superiorità morale. Cosa succede? Succede che, ancora una volta, né la sinistra italiana né il metafisico “popolo della rete” sembrano aver capito alcunché della rivoluzione in corso attraverso Internet, con particolare attenzione per i potenziali effetti in termini di informazione di massa.
E’ difficile pensare al movimento protestante senza la stampa di Gutenberg, ed ugualmente a fascismo, nazismo e comunismo senza la radio. Attraverso Internet, è in corso una rivoluzione dell’ informazione di massa mondiale dagli effetti potenzialmente superiori a quelli provocati da radio e televisione. Delle rivoluzioni, bisognerebbe accorgersene quando sono in corso, e non quando sono finite, anche perché potrebbe essere troppo tardi. Per la prima volta nella storia dell’umanità, attraverso Internet è e sarà possibile inviare lo stesso messaggio, nella stessa lingua (l’inglese), nelle case ed uffici delle masse non di un Paese, ma di miliardi di persone dell’intero mondo.
Il mezzo Internet resta ancora oggi quasi totalmente privo di regole; ma la scusa della necessità di non ostacolarne la prima fase di sviluppo non è più credibile, perché tale fase è già stata ampiamente superata. Nonostante l’irresponsabilità giuridica regnante in Internet (provate a denunciare un sito per diffamazione), le costanti violazioni dei diritti alla privacy, all’immagine ed alla reputazione personale – condannate in alcuni sporadici casi anche dalla giustizia italiana – e nonostante la sostanziale depenalizzazione dei reati di ingiuria, diffamazione e calunnia, Internet resta un vero e proprio “Far West”, con effetti anche negativi, e particolarmente per le giovani generazioni. Un “Far West”, o regno del più forte, difeso in primis dagli USA, che continuano ad opporsi a qualunque regola, in particolare a carico di Internet Service Providers (ISP), motori di ricerca e media associati.
I citati non sono “utilities” come il fornitore del gas, ma anche formatori e redattori di contenuti audiovisivi, e perdipiù in concorrenza con altri media – giornali e tv – tradizionali, nazionali e sopratutto regolati, anche e sopratutto a tutela dei diritti alla privacy, all’immagine ed alla reputazione personale di ogni cittadino. I nostri amici Americani si oppongono alla regolazione di Internet perché controllano una quota spropositata di ISP, motori di ricerca e media associati, e conseguentemente una quota in costante, vertiginosa crescita dell’informazione mondiale. Noi che siamo Europei, ed amici degli Americani, siamo preoccupati di tale predominio, perché esso non può che concretare una progressiva riduzione della voce dei Paesi Europei. Ci attendevamo che tale preoccupazione fosse condivisa dalla sinistra italiana, perdipiù ancora in parte anti americana.
Invece, niente, come appurato nel caso del regolamento antipirateria appena varato dalla AGCOM. Come la sinistra italiana sembra non aver compreso, la cd “lobby del copyright” – composta anche da migliaia di autori e musicisti rovinati dalla pirateria, ma pervicacemente criminalizzata come le multinazionali negli Anni 70 – ha da tempo perso una partita epocale contro un’ altra lobby molto piu’ potente: la lobby telecom, degli ISP, dei motori di ricerca (Google,Yahoo, etc) e dei media associati (YouTube, etc). In ballo, oltre a centinaia di miliardi di utili non tassati – come rilevato più volte dal Presidente francese Sarkozy – c’è anche il destino dell’ informazione mondiale. Forse sarebbe il caso di comprendere – meglio tardi che mai – che ogni attacco del metafisico “popolo della rete” contro regole a tutela del diritto d’autore rappresenta, al tempo stesso, un prezioso sostegno ad un’altra lobby molto più potente, certamente non rappresentata primariamente da benefattori o idealisti.
Possiamo, noi Italiani, inizare a confrontarci con queste tematiche, o dobbiamo necessariamente rimetterle ad altri Paesi o entità sovranazionali, che deciderebbero anche per noi? Sembra che il problema reale, per la sinistra italiana, sia solo contrastare Mediaset – come se Sky di Murdoch, oltre ad esprimere interessi stranieri, fosse anche migliore. E’ evidente che se ISP, motori di ricerca e media Internet verranno obbligati alla responsabilità di tutelare il diritto d’autore, allora si avvicinerà anche il giorno – che attendiamo con ansia – in cui anche i diritti alla privacy, all’immagine ed alla reputazione personale potranno essere tutelati. ll giorno in cui in Internet non si potrà fare, né più e né meno, quello che si può legalmente fare nel mondo reale. Il giorno della fine dell’attuale “‘Far West”, in cui non vincono sempre i più forti. Anche perché – vale la pena ripeterlo – non è detto che siano i migliori.