Siamo all’assurdo: il sindaco di Norcia ricostruisce, la procura lo indaga
06 Gennaio 2018
Quella che arriva oggi dalle zone del terremoto è una notizia che, nella sua assurdità, speriamo costringa i media a rompere il silenzio sceso da tempo sulla ricostruzione mal fatta, se non addirittura inesistente, delle aree colpite dal sisma dello scorso anno, a cui l’Occidentale ha dedicato la rubrica “Voci dal terremoto”. Il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, ha ricevuto dalla Procura di Spoleto un avviso di garanzia per aver autorizzato con procedura di emergenza post sisma la realizzazione di un centro polifunzionale nella frazione di Ancarano. Lo ha fatto sapere oggi lui stesso alla stampa spiegando che, secondo la magistratura, le autorizzazioni ambientali rilasciate per completare la struttura avrebbero dovuto seguire le vie “ordinarie”.
Alemanno, ovvio, ripone nella Procura locale, diretta da Sandro Cannevale, la sua “totale fiducia”. Ma la notizia dell’inchiesta scatena l’altrettanto ovvia incredulità (mista a rabbia) di chi ogni giorno, a partire da quel fatidico 30 ottobre, combatte la burocrazia imposta dall’amministrazione centrale per cercare di riportare alla vita normale i Comuni distrutti, di ridare una casa dignitosa agli sfollati, di rimettere in moto le attività chiuse e e abbandonate. La stessa presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che pure è del Pd, e dunque allineata sulla gestione governativa del terremoto, è costretta a protestare: “Allora ci dimettiamo tutti da amministratori pubblici – scrive su Fb la Marini – che stanno mettendo la faccia con le persone a rappresentare lo Stato sul territorio!”
Oltre al primo cittadino di Norcia, sotto inchiesta sembra siano finiti anche il direttore dei lavori e il presidente della Pro loco di Ancarano con cui il Comune aveva stipulato una convenzione per la realizzazione del centro, progetto interamente finanziato da una donazione privata fatta alcuni mesi fa da un’azienda del nord Italia. Ciò che Alemanno denuncia con particolare enfasi è che, dopo tutto, la realizzazione del centro ha seguito linee di indirizzo condivise con le varie realtà locali e con la stessa Protezione Civile nazionale. “E’ con loro – sottolinea – che abbiamo deciso di utilizzare i fondi provenienti dagli sms solidali per creare strutture simili a quella di Ancarano”.
La magistratura farà luce su quello che è realmente successo spiegando perché la realizzazione di un centro di aggregazione per le popolazioni terremotate (utilizzabile nei modi più disparati, anche per eventuali future situazioni di allerta) debba essere escluso dalle prassi dell’emergenza. Ciò che indubbiamente il caso porta già a galla con chiarezza, noi lo abbiamo ribadito più volte, è che la riforma della Protezione Civile ha imbrigliato la gestione del post terremoto, e di tutte le crisi, in procedure inutili, lente e farraginose. Come si può pensare di sollevare le sorti di interi paesi distrutti e abbandonati senza un motore veloce, scattante ed efficiente (ma pur sempre trasparente) come quello che un’emergenza, in genere, richiede? Un primo passo in questa direzione, di fronte ai tanti evidenti disastri, sarebbe almeno ammettere di aver sbagliato.