Sofri sì, Contrada no: gli ex di Lotta Continua non cambiano
28 Dicembre 2007
di Milton
Corriere della Sera. Venerdi 28 Dicembre 2007. Intervista a Enrico Deaglio.
è favorevole o no alla concessione della grazia a Bruno Contrada?
No. Io sono
assolutamente contrario.
Mentre
al suo amico Adriano Sofri?
Ad Adriano si…
potessi decidere qualcosa, gliela concederei.
A Contrada,
no perché?
Perché la vicenda
giudiziaria di cui è accusato Contrada è particolarmente odiosa. Un servitore
dello Stato che aiuta i mafiosi, che li avverte, che..
Ma
perché l’omicidio Calabresi non le sembra altrettanto odioso?
Intanto è un fatto
accaduto 35 anni fa… ed è odioso tanto quanto lo fu anche l’omicidio
dell’anarchico Pinelli…
Da questo stralcio di intervista apprendiamo: primo, si può tranquillamente
uccidere (e far uccidere) un commissario di Polizia, tanto poi passano gli anni
e tutto si aggiusta, secondo, uccidere il Commissario Calabresi non era poi
così tanto odioso, poichè l’anarchico Pinelli era precipitato dal balcone degli
uffici della Questura di Milano, in circostanze non chiare.
e cravatta, scorie ripulite di ideologie di morte, refusi intellettuali della
storia. Dirigono giornali, talk show televisivi, moraleggiano di quà e di là,
allineati ai poteri forti di turno, dopo aver riposto da anni in soffitta la
dittatura del proletariato e la classe operaia. Quelli che della Fiat hanno
frequentato solo i piazzali antistanti, vagheggiando la rivoluzione, ma
all’inizio del primo turno, all’alba, dormivano beati nei loro letti.
Ne ho abbastanza di questa gente, del loro modo subdolo di stare al potere,
di dettare l’agenda intellettuale, di pontificare, di condizionare l’opinione
pubblica, di dirci ogni giorno cosa è bene e cosa è male.
Dopo 35 anni, appunto, ci vorrebbe un po’ di rimorso e contrizione per il
Commissario Calabresi e per tutte quelle vittime del terrorismo, un capitolo
che loro, gli ex di Lotta Continua, vorrebbero chiudere senza ammettere di aver
sbagliato, tragicamente sbagliato. Ditelo per favore, e poi ritiratevi
dignitosamente, e finalmente, in rispettoso silenzio.