Sognando Fini, quella pagina segreta dei Diari del Duce
11 Dicembre 2010
di Luca Negri
Il primo volume dei “veri o presunti” diari di Mussolini, quello datato 1939, è finalmente in libreria per iniziativa di Bompiani. Dopo aver peregrinato fra storici, giornalisti, periti chimici e grafologi per almeno trent’anni le misteriose pagine sono state acquistate del senatore Dell’Utri, ed ora sono disponibili per le masse.
Nel nostro piccolo, abbiamo anche noi un documento da offrire alla pubblica opinione, al ceto medio riflessivo; anche noi siamo in possesso di un frammento di un diario del Duce. L’abbiamo comprato tramite un notaio di Grandate (Co), ma il proprietario pare fosse un pastore calvinista residente in Losanna. Le riserve riguardo la sua autenticità sono le stesse dei diari ora in vendita. Abbiamo fatto eseguire la stessa gamma di perizie, ascoltato il parere di più di uno storico: il giudizio è sospeso.
La pagina in nostro possesso è datata 22 aprile 1939, ed è dunque diversa ed alternativa a quella corrispondente nel diario di proprietà del Senatore. Al mistero si aggiunge mistero, dunque; anche perché l’ipotesi che si tratti di memorie riscritte da altra mano ne esce decisamente rafforzata. L’aspetto più bizzarro della pagina in nostro possesso è che Mussolini vi sembra prefigurare la carriera e il carattere di un noto uomo politico contemporaneo. Volentieri la sottoponiamo al giudizio del lettore.
22 aprile
Celebrato ieri il Natale di Roma. Giornata luminosa bellissima piena di promesse.
Eppure mi domando se i gerarchi ormai votati ai piaceri della tavola – io mi astengo – non appaiano ridicoli in uniforme.
Forse tutti noi – e il re e il duce stesso – perdiamo tempo ad elaborare elementi di feticismo?
Coricatomi, mi rapiva un dubbio che rallentava l’arrivo del sonno ristoratore. Mi chiedevo se veramente nel futuro sarò ricordato come il più grande uomo di Stato del novecento.
Ancora con quel rovello in testa cadevo finalmente nell’incoscienza notturna che ritempra per le battaglie del giorno nuovo. Ma il sonno fu agitato.
Poco mi capita di sognare. Ma feci invece un lungo sogno. Nitido.
E c’era un tizio, smilzo con gli occhiali. Diceva con accento che ho riconosciuto come emiliano: Mussolini è stato il più grande statista del secolo.
Nel sonno me ne compiacevo. E vedevo poi il tizio celebrare fin troppo gagliardamente il centenario della Marcia, finanche il mio genetliaco. Con saluti romani canti squadristi e tutto il repertorio alla Starace – ma almeno senza divisa…..
Lo sentivo proclamare con arditezza l’avvento del fascismo del duemila, del nuovo millennio. Me ne compiacevo ancora.
Ma ad un tratto tutto cambiava e il tizio diceva altre [cancellato, corbellerie] cose.
Il fascismo era ora il male assoluto – che ne direbbe Gentile? – la decrepita democrazia era dal tizio esaltata. I valori dello Spirito che tanto mi sono cari venivano rigettati per compiacere il materialismo volgare. Lo sentivo esaltare la libertà come neanche i romantici anarchici della mia gioventù romagnola e civettare con i despoti plutocratici.
Aveva insomma cambiato [cancellato, fede] idea senza neanche spiegare i perché e i come in un editoriale sul Popolo d’Italia.
Io rimango nel cuore socialista, son sceso a compromessi ma per il bene dell’Italia, perché torni faro di civiltà. Ma questo tizio che mi tradisce nel sogno mi pare proprio [illeggibile].
E pensare che Malaparte ha scritto che il duce è un camaleonte…..se ciò è vero che dire del tizio? Sarà dunque questa la mia eredità? Eterogenesi dei fini…..
Non ci si può fidare di gente tale, se lo scoprissi nel Gran Consiglio lo caccerei subito per tutelare me e la rivoluzione.
Occorre valutare bene le alleanze, parlarne con Galeazzo.
Mi sono comunque svegliato in preda all’agitazione nel profondo della notte. Rachele col buonsenso della nostra terra mi ha calmato.
Incertezze e speranza.