Sono disposto a morire keynesiano ma aboliamo il Forum di Davos

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Sono disposto a morire keynesiano ma aboliamo il Forum di Davos

04 Febbraio 2009

Sono ormai mesi che da ogni parte del mondo si elucubra alla ricerca delle vere cause delle crisi economica in atto: presunti guru dell’ io l’avevo detto, nostalgici dell’economie pianificate, antichi questuanti di professione alla ricerca dei soliti aiuti di stato. 

Sarebbe bastato scorrere l’elenco degli invitati e degli speaker al World Economic Forum, tenutosi lo scorso week end a Davos, per rispondere a molte delle domande che attanagliano gli economisti di tutto il mondo, per capire dove stanno le responsabilità e per disperarsi al pensiero che questi sono coloro che dovrebbe portarci fuori dalla crisi.

Erano, nove volte su dieci, gli stessi dell’anno prima, quando a nessuno passò per la mente di sottolineare il benché minimo segnale di crisi ed ora fanno a gara a chi trova l’iperbole semantica più terrorizzante e drammatica per descivere la crisi in atto, con il risultato ovviamente che non fanno altro che peggiorare il quadro della crisi.

Il Forum è stato aperto, udite, udite, da Vladimir Putin. Evitando di appronfondire la sua formazione e il suo background, non propriamente economico, il Primo Ministro russo che della libertà in generale ha un concetto, diciamo, quantomeno peculiare, concepisce l’economica come la sommatoria di tanti monopoli (con particolare enfasi sulle materie prime) con i quali ricattare di volta in volta il cliente di turno, in cambio di investimenti e fresca moneta occidentale. Non esita ovviamente un secondo a difendere con i denti, per usare un eufemismo che il governo georgiano riterebbe non adeguato, questi monopoli, assumendo sempre di non avere bisogno di alcun smoking gun per inviare carri armati a destra e a manca. Questo campione del libero mercato ha aperto il Forum!

Non poteva mancare Monsieur Trichet. Il fantomatico Presidente della Banca Centrale Europea che a poche settimane dallo scoppio della crisi aumentò per l’ennesima volta i tassi d’interesse e che ora, con la stragrande maggioranza dei Paesi Europei in recessione, tituba (poverino quali atroci dubbi ed incubi nelle sue notti insonni a Francoforte) nel ritornare in maniera significativa su suoi passi, perché, dice lui, il pericolo dell’inflazione è sempre dietro l’angolo (anche quando la stessa è ormai mediamente al di sotto dell’unità e in qualche stato membro, si respira addirittura aria di deflazione). Ma cosa si deve fare per essere mandati a casa? Quando si è inciso così drammaticamente sulle tasche di milioni di cittadini europei, letteralmente sbagliando ogni mossa negli ultimi due anni, bisognerebbe avere il buon senso e la dignità di andarsene. E invece no, lui continua a ponticaficare a Davos.

La più applaudita è stata però la signora Merkel, il canceliere tedesco che ha riproposto il modello renano dell’economia sociale di mercato con forti dosi di regole e ha concluso proponendo l’idea di costituire un organismo sotto l’egida dell’ONU che sovraintenda alle dinamiche economiche globali e ne detti le regole e i limiti. Sul modello renano ci sarebbe molto da dire, perché la famosa locomotiva tedesca nell’ultimo decennio e parsa essere più un modesto trenino a vapore, con segni di implosione evidenti ben prima del manifestarsi della crisi in atto. Sul fatto poi di coinvolgere l’ONU nel governo dell’economia mondiale, sembra essere più una perversione onnipotente per contrastare l’ormai acclarata inutilità di questa organizzazione molle ed amorfa nella sua patologica terzietà.

Regole ed ancora regole dopo la Signora Merkel, ha ripetuto il Primo Ministro britannico Gordon Brown, regole ed ancora regole hanno ripetuti tutti, evitando di notare che la contradditorietà delle già molte regole del sistema finanziario sono state la causa principale dei fallimenti e della crisi e che la sovraregolata Europa (contrapposta, falsamente, alla deregolata America) soffre la stessa crisi degli Stati Uniti e sicuramente ne verrà fuori più lentamente. Tutti vogliono l’ordine mondiale e sono contro il protezionismo, ma intanto salvano e/o nazionalizzano banche decotte e sperperano soldi pubblici per sovvenzionare aziende che meriterebbero di fallire.

Sono disposto a morire keynesiano, ma ad una condizione: che si abolisca il World Economic Forum.