“Sono i burocrati la vera casta”

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“Sono i burocrati la vera casta”

27 Febbraio 2012

Ha fatto due volte centro nel giro di pochi giorni. Ieri, quando Patroni Griffi ha svelato i redditi dei supermanager in suo possesso, e quarantotto ore prima quando la Marcegaglia ha rubato a Renato Brunetta il copyright dei “fannulloni”. Ore 12,30, “sala lettura” della Camera dei Deputati, l’unica dove se vuoi scrivere devi metterti sotto le lampade per via della penombra. L’unica che offre un vantaggio: è silenziosa (non è un caso se è anche la sala scelta per la pennichella pomeridiana da molti deputati). Brunetta è uno dei più titolati a parlare di stipendi dei dirigenti della PA e di parti sociali: un po’ perché la sua riforma gli ha scatenato contro le ire della Cgil (e non solo) e un po’ perché il ministro scelto da Monti, Patroni Griffi, essendo il suo ex capo di gabinetto sta “continuando un lavoro lasciato a metà” .

Come mai proprio lei non è riuscito a scovare nomi e paghe dei dirigenti della Pubblica Amministrazione per metterli in Rete come aveva promesso? 

“Perché la vera Casta sono loro. Io le leggi le ho fatte, se avessi avuto altri due anni di tempo le avrei fatte rispettare anche ai vertici della PA”. 

Dopo l’operazione trasparenza? 

“Arriverà il tetto agli stipendi dei dipendenti pubblici (295 mila euro), poi, entro maggio, il Governo varerà un decreto per regolamentare gli stipendi dei manager delle società partecipate dallo Stato”. 

Perché 295 mila euro come tetto? 

“È la retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione”. 

Dica la verità, un po’ di soddisfazione gliel’hanno data le parole della Marcegaglia sui sindacati che non devono proteggere i fannulloni. 

“Il tempo è galantuomo. Sarebbe stato bello sentire quelle parole prima, ma, come si dice, meglio tardi che mai”.

Crede che sul mercato del lavoro il Governo debba andare avanti anche senza accordo? 

“Sì. La riforma del mercato del lavoro, Articolo 18 compreso, ce la chiede l’Europa e ad agosto ce lo ha chiesto la Bce: Monti non deluderà le aspettative”. 

Ma lei lo vuole abolire? 

“L’Articolo 18, all’interno dello statuto dei lavoratori (legge 300 del 1970), è una grande conquista del mondo del lavoro e vorrei ricordare che proprio nel ’70 il Partito comunista italiano non lo votò”. 

Quindi? 

“Penso sia sacrosanto per quel che riguarda il licenziamento senza giusta causa ma c’è una parte inaccettabile: la reintegra obbligatoria“. 

Perché? 

“Dopo cinque o sei anni di battaglie legali come si fa a condannare un imprenditore a riassumere un lavoratore con cui ha avuto un contenzioso dopo avergli corrisposto “x” stipendi arretrati? Non succede in nessuna parte del mondo”.

E cosa propone al posto della reintegra? 

“Un giusto indennizzo. Tutto il resto delle polemiche sull’Articolo 18 è fuffa”. 

Ma lei crede che oggi ci siano meno “fannulloni” in giro? 

“La riduzione del tasso di assenteismo è stata del 30- 35% e questo ha comportato la presenza al lavoro di circa 70 mila dipendenti pubblici in più su base annua. Alla faccia dei detrattori“. 

A chi si riferisce? 

“Alla Cgil, ai “sinistri” radical- chic, a qualche frangia attardata della Uil”. 

Praticamente quelli che le sono andati contro quando era ministro? 

“Sì ma sono poca roba. Gente contro la storia”. 

Ha del rancore nei confronti di qualche suo ex collega di Governo? 

“Io quando gioco cerco di segnare nella porta avversaria: qualcuno, non so perché, ha finito per segnare nella propria porta. Con i risultati che sappiamo”. 

E nei confronti di Giulio Tremonti ha del rancore? 

“La politica non si fa col rancore”. 

Ma gli rimprovera qualcosa?  

“No comment”.  

Vede più un patto o una sfida tra Alfano e Casini in vista delle amministrative o della corsa a Palazzo Chigi?

“Impossibile dirlo ora.Vedo solo una grande disaffezione per la politica partitica”. 

Crede che Monti governerà dopo il 2013? 

“Dipende solo da lui, poi dai mercati e dalle condizioni attorno ad essi”. 

Lo spread ha già mandato a casa un Governo, potrebbe “confermarne” un altro?  

“Voglio sfatare un mito”.  

Prego. 

“L’esplosione dello spread ha riguardato i titoli del debito pubblico di tutti i paesi europei, non solo dell’Italia e la ragione al 90% non è dentro gli Stati ma fuori da essi. Dipende solo dalla capacità/ incapacità dell’Europa di risolvere la crisi della Grecia”. 

Berlusconi e Monti non c’entrano nulla? 

“No. Oggi, 23 febbraio 2012 (ieri, ndr), siamo in recessione, aumenta l’inflazione e aumenta la disoccupazione. Berlusconi e Monti sono vittime di due bolle mediatiche”. 

Quali bolle mediatiche? 

“Gli ultimi venti mesi di Berlusconi al Governo sono apparsi, mediaticamente, come il male dell’Italia, e questo ha finito per condizionare anche la realtà. Mentre con Monti giornali e tv ci raccontano quotidianamente straordinarie storie di successo…”   

Ma? 

“Ma la realtà resta ben distinta dalla narrazione, e tutti gli indici macroeconomici continuano a essere negativi. Sa cosa dice l’andamento degli spread?”

No, cosa? 

“In base alle slide elaborate da me per free foundation, la media dello spread  nei primi 98 giorni di governo Monti è più alta di 86 punti rispetto alla media degli ultimi 98 di Berlusconi”. 

Monti però ha preso la strada della riforma fiscale. 

“L’unica riforma fiscale è stata la delega approvata la scorsa estate. Monti speriamo faccia presto con semplificazioni, lotta all’evasione, riduzione delle aliquote: è già tutto scritto”.

Riduzione delle aliquote: quando? 

“Prima si fa meglio è. La riforma fiscale dovrà “camminare” con la spending review, un lavoro fondamentale”. 

Che porterà a cosa? 

“A rivedere e ridimensionare la spesa pubblica. Riformando il sistema finirà anche l’ubriacatura della società civile”.

Perché parla di ubriacatura? 

“Perché mi accorgo del rancore che sta causando la crisi. Oggi chi è al Governo perde, chi è all’opposizione non vince”.  

E chi vince? 

“L’antipolitica, ahimé”.     

(tratto da L’Unione Sarda)