Spesso la narrativa alla Robin Hood vince ma non convince

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Spesso la narrativa alla Robin Hood vince ma non convince

Spesso la narrativa alla Robin Hood vince ma non convince

21 Dicembre 2008

Ogni anno la casa editrice Guanda fa il punto. Mette a fuoco un problema fra letteratura e società. E chiama esperti, letterati e non, a ragionarci intorno. Quest’anno è la volta de “Il romanzo della politica. La politica nel romanzo”. Tiene le fila dell’almanacco Ranieri Polese, giornalista culturale del “Corsera”, esperto di cinema. Il problema è grosso e naturalmente le opinioni sono disparate. Il curatore introduce e parla largo e affettuoso. Uno degli spunti del travaglio in corso ha nome nuovo realismo. L’idea, generalissima, è quella di rendere sulla pagina (finalmente, verrebbe da dire, se immediatamente dopo non sorgesse il timore di facilismi e ingerenze a go-go), l’“urgenza dell’attualità”.

Va da sé che il pressing in questione, oggi come oggi, non possa che immediatamente avere alle spalle il botto di “Gomorra”, e, qualche passo più indietro, il fenomeno del noir casereccio, ovvero i tanti romanzi di giallisti che negli ultimi tempi hanno scalato le classifiche dei libri più venduti, ovvero ancora dei tanti scrittori, vecchi e nuovi, che si sono dedicati al genere poliziesco.

L’Almanacco prende posizione e mescola le carte. Vi si possono leggere contributi egregi, per quanto periferici. Così per il pezzo “Dal pastone al gossip” di Paolo Franchi (notista del “Corsera” ex direttore de “Il Riformista”) sulla mutazione genetica, databile ultimi quindici anni, dell’informazione politica sulla grande stampa nazionale.

Accanto a questo,  pezzoni leggermente, si fa per dire, sopralerighe. Fra i meno posati spicca quello firmato dal giudice-romanziere Giancarlo De Cataldo (“Letterati puri o dectetive? L’Italia dei crimini e dei misfatti”) dove, a giustificazione di certo dilagare di fiction-denucia, ci si fa forti del senso di “repulsione” per “la politica” mescolato alla categoria della cosiddetta “zona grigia”, per l’occasione curiosamente intesa come una sorta di specchio in cui si infrange il carattere “criminale” della nostra storia nazionale. Un concetto un tantino estremo, in altri passaggi attenuato in modo, diciamo così, singolare: “Non una Storia” (sic! con la maiscola, con il termine Storia si intende, ovviamente, quella recente e patria) “esclusivamente di guerre per bande, ma anche di guerra per bande”. Ogni commento, ovviamente, suona superfluo. Resta la constatazione delle molte perplessità che una narrativa tendenza Robin Hood suscita.

Il libro Guanda accenna anche al problema del “nuovo realismo” che si farebbe strada in molte delle recenti scritture letterarie. Di che cosa in realtà si tratti si dice e non si dice, se non che va inteso come altro rispetto al realismo nell’accezione classica di marca zoliana. (B. B.)

Ranieri Polese (a cura di), Almanacco Guanda, pagine 190, euro 22,00.