Spioni e spiati, il sorrisino più velenoso è quello della Merkel
20 Marzo 2017
Grandi preparativi per il 1° di aprile. “Il decreto Minniti sulla sicurezza urbana, considerato da questo governo cosa di ‘straordinaria necessità e urgenza’, ha toni razzisti e classisti” spiega Roberto Saviano sulla Repubblica del 18 marzo, sullo stesso numero si raccoglie questa dichiarazione di Luigi Di Maio sul voto per Augusto Minzolini. “E’ un atto eversivo contro le istituzioni”, e poi sempre sul numero del 18 marzo Paolo Flores d’Arcais scrive: “Democrazia non è premere il tasto like/dislike”. Insomma Saviano fa il garantista, Di Maio difende le istituzioni, Flores la democrazia parlamentare: i lavori per preparare un indimenticabile “primo d’aprile” 2017 sono iniziati con oltre una settimana d’anticipo.
Il sorrisino più velenoso del mondo. “She smiled thinly” così Mark Landler sul New York Times descrive la reazione (un leggerissimo sorriso) di Angela Merkel alla battuta di Donald Trump sul fatto che almeno una cosa avevano in comune: i telefoni sorvegliati. Non sappiamo contro chi sorridesse la Kanzellerin se contro Barack Obama o Trump, l’unica cosa di cui siamo sicuri – così ci insegnano da Helmut Kohl a Silvio Berlusconi – è che il suo sorrisino è più velenoso di un black mamba in un film di Quentin Tarantino.
Il terribile virus della veltronizzazione. “Meno Fonzie più Berlinguer” Sergio Staino loda sul Corriere della Sera dell’11 marzo Matteo Renzi perché si è ispirato meno a Fonzie e più a Berlinguer. Attenzione però perché mischiando Happy Days a geniali trovate come quella della questione morale si finisce per non essere più eletti non dico a Palazzo Chigi ma nemmeno alla presidenza di Lega Calcio.
Faa e disfaa. “La ricetta dello spezzatino è già scritta. Gli elicotteri Agusta all’americana Lockheed-Sikorski, l’aeronautica di Alenia e i missili all’Airbus franco-tedesca, le tecnologie spaziali ai tedeschi, l’elettronica per la difesa ai francesi della Thales. È questo il mandato che il governo sta affidando al banchiere Alessandro Profumo per la Leonardo-Finmeccanica” così scrive su Il Fatto del 19 marzo Giorgio Meletti. In effetti la nomina di Profumo è difficile da interpretare se non nell’ottica del suo rapporto mediano tra Matteo Renzi e Romano Prodi, entrambi molteplicemente interessati a vendere gran parte dell’ex Finmeccanica. E così il brillante (per così dire) ex ad di Unicredit dopo aver dato il suo contributore alla rinazionalizzazione di Monte Paschi, ora privatizzerà Leonardo. Come si dice a Milano: Faa e disfaam l’è tutt un laurà.