Stadtkewitz: “Wilders ci ha proposto una Alleanza dell’Occidente”

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Stadtkewitz: “Wilders ci ha proposto una Alleanza dell’Occidente”

30 Novembre 2010

Segnatevi questo nome: René Stadtkewitz. È il nuovo che avanza in Germania. È il politico che potrebbe cambiare la politica tedesca tanto da modificarne il corso nei prossimi anni. Deputato nel Parlamento del Land di Berlino, prima nella CDU ora da indipendente, Stadtkewitz è stato espulso dal partito dopo aver invitato a Berlino il discusso leader olandese Geert Wilders. Stadtkewitz, nato nel 1965 a Berlino Est, non si è scoraggiato ed ha rilanciato fondando, il 28 ottobre scorso, un nuovo partito: Die Freiheit, La Libertà. Un soggetto politico che non ha paura di confrontarsi con i partiti di ben più lunga tradizione come la CDU o l’FDP e soprattutto non ha alcun complesso di inferiorità tanto da volere l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e l’ampliamento dei suoi poteri.

“Non escludiamo nulla. Saranno gli elettori a giudicare il nostro programma politico”, dice René Stadtkewitz. Il partito è già pronto a competere alle prossime elezioni regionali di Berlino nel settembre 2011 e sta lavorando per articolarsi nel resto della Germania con l’aiuto anche di partiti locali e minori già attivi sul territorio, come per esempio il BIW di Jan Timke che a Brema è molto popolare. Abbiamo incontrato René Stadtkewitz e con lui abbiamo parlato del nuovo partito e del ruolo che in futuro potrà svolgere nella politica tedesca. Abbiamo discusso di Europa, di integrazione, di islamizzazione, di Thilo Sarrazin e, naturalmente, anche di Geert Wilders.

On. Stadtkewitz, prima di spiegarci gli obiettivi del nuovo partito, l’attualità impone una domanda sull’Europa. Cosa ne pensa degli aiuti finanziari all’Irlanda?

Aiutare l’Irlanda è sbagliato come lo era nel caso della Grecia. Già all’inizio dell’anno era chiaro che oltre alla Grecia altri paesi avrebbero chiesto aiuto. Ma ogni paese è responsabile della propria situazione finanziaria. Forse alla fine, per questi paesi, resta solo l’uscita dall’Europa. Del resto, impegnarsi per altri aiuti finanziari nel futuro sarebbe troppo pesante per le generazioni future dei paesi più ricchi.

Veniamo ora al nuovo partito, Die Freiheit. Quali sono le sue parole d’ordine? Cosa si devono aspettare i cittadini tedeschi?

Il nostro nuovo partito intende garantire più Libertà e più Democrazia. Ed è proprio questo che i cittadini si possono aspettare da noi. Vogliamo difendere le nostre radici e soprattutto impedire l’islamizzazione; e la perdita dei valori che questa inevitabilmente comporta. Ed ancora: vogliamo contribuire a costruire una società che tuteli maggiormente il valore della famiglia.

Quale sarà il vostro contributo alla politica tedesca?

Non accettiamo più che sia la politica a prescrivere al popolo cosa deve dire e cosa deve pensare. L’avversione di molti cittadini nei confronti della politica non è rifiuto della politica, ma rigetto nei confronti dei partiti. In generale la politica deve tornare ad occuparsi del raggiungimento del bene comune.

In Germania si discute molto di Leitkultur (cultura dominante). Pensa che la Germania e l’Europa abbiano bisogno di una cultura dominante? E Lei cosa intende per cultura dominante?

La Germania, così come gli altri paesi europei, ha certamente bisogno di una cultura dominate e questa non può che essere essenzialmente di ispirazione cristiana. La nostra società si è formata nel lungo periodo che dall’antichità ha portato all’Illuminismo. È chiaro che siamo uno Stato secolarizzato, ma anche consapevole delle proprie origini. La nostra Costituzione riassume esattamente questo sviluppo storico.

Pensa che le radici cristiano-giudaiche dell’Europa siano in pericolo?

Penso che l’influsso islamico metta in pericolo i nostri valori tradizionali. Proprio per questo è necessaria una cultura dominante di ispirazione cristiana.

Attualmente si discute ovunque di immigrazione ed integrazione. La politica si sta lasciando sfuggire qualcosa? Cosa si deve esigere dagli immigrati?

È proprio questo il problema. Per anni si è portato avanti, in modo distorto, una discussione nella quale la politica non voleva rendersi conto della realtà. C’era la convinzione che i problemi dell’integrazione non sarebbero aumentati nel corso del tempo. Di conseguenza non si era nelle condizioni di reagire a questo stato di cose. Il risultato è stato un rifiuto dell’integrazione e la mancanza di un consenso riguardo ai requisiti minimi per gli immigrati. A coloro che vengono in Germania si chiede soltanto capacità di adattamento e di integrazione. A milioni è anche riuscito, a quelli provenienti dai paesi islamici spesso non riesce. Restano ancorati ad un’idea di società corrispondente al paese di provenienza  e nei paesi occidentali manca spesso una risposta a questo problema.

Die Frieheit ha idee molto chiare per quanto riguarda l’integrazione e l’Islamizzazione. Lei pensa che la politica per l’integrazione, in Germania, abbia fallito?

Se la politica permette che il sistema dei valori di una società venga completamente messo da parte dall’immigrazione allora la politica per l’integrazione è evidentemente un fallimento. L’integrazione ha successo nel momento in cui c’è, dalla parte dell’immigrato, la disponibilità ad integrarsi ed allora lo stato può fare un passo indietro.

È l’immigrazione il principale motivo del rafforzamento del populismo in Europa?

Non c’è altro argomento sul quale l’opinione pubblica da una parte e la stampa dall’altra siano così distanti. In modo troppo disinvolto l’opinione non politicamente corretta viene etichettata come populista. Ma la politica deve essere anche popolare. I ministri promettono spesso il bene del popolo ma fanno esattamente il contrario. Ai cittadini non sta più bene e cercano alternative o semplicemente manifestano per strada. Ricordiamo, infatti, che mai come in questi mesi in Germania i cittadini sono scesi in strada, prima contro la costruzione di un’imponente stazione ferroviaria nel centro di Stoccarda e poi contro l’energia nucleare.

Ma veniamo ora al caso Sarrazin. Il libro "La Germania si autodistrugge" è stato molto discusso. Ha trovato le critiche giuste o forse erano esagerate?

Ma guardi che il libro di Sarrazin è un Bestseller! Sarrazin ha trovato consenso ovunque in Germania, le critiche erano ingiuste ed esagerate. Sarrazin ha dimostrato con i numeri a cosa conduce una cattiva politica. Il suo libro abbatte tutte le barriere del politicamente corretto e per questo ha scatenato le solite reazioni.

Nel suo libro, Sarrazin descrive un incubo nel quale i ritmi della nostra società in futuro saranno scanditi dai muezzin, e dove ci saranno solo donne con il velo. Herr Stadtkewitz, la Germania si sta autodistruggendo?

L’incubo descritto da Sarrazin credo sia reale e riguarda tutti i paesi occidentali. La Germania non si sta autodistruggendo, ma sta cambiando in peggio. Rischia di perdere le sfide che il futuro le impone e la sua posizione nel mondo.

Come vede il problema dell’Islamizzazione in Germania ed in Europa?

Abbiamo deciso di inserire nel programma questa nostra idea (Nel programma del partito c’è scritto che volete un esame minuzioso di tutte le associazioni e scuole islamiche attive in Germania per valutare se siano conformi ai principi stabiliti dalla Costituzione tedesca e dello stato di diritto e per capire ancora quali rapporti abbiano con gli Stati islamici, Ndr) perché vediamo con grande preoccupazione il crescente influsso di associazioni ed organizzazioni islamiche. Se permettiamo che sempre più bambini, sempre più in anticipo, vengono ritirati dalla nostra sfera di influenza perché nelle lezioni di corano gli viene insegnato un modello di società in totale contrasto rispetto alla società liberale, allora dobbiamo fare qualcosa per bloccare questo processo. Gli insegnanti islamici e gli Iman, in particolare quelli che vengono in Germania solo ed esclusivamente per insegnare, hanno difficoltà a riconoscere che ogni diritto democratico, ogni legge precede il diritto islamico. Questo è un punto centrale.

Vale il diritto locale o il diritto dell’Islam?

Dobbiamo far prevalere il nostro diritto e ridurre il più possibile l’influenza di queste organizzazioni islamiche. 

Cosa differenzia la critica all’Islam dalla critica alla religione?

Ogni religione deve saper accettare le critiche. L’Islam, purtroppo, reagisce molto aggressivamente. In ogni caso la nostra critica si rivolge principalmente all’ideologia che sta alla base dell’Islam. L’Islam è un sistema politico, la Sharia non è separabile dall’Islam. È proprio qui che faccio la mia critica all’Islam. La critica alla religione la lascio ai teologi. A me interessa, e credo di avere ottime ragioni per farlo, mettere in discussione l’ideologia politica. L’attuazione politica dell’Islam è l’islamismo, che noi criticheremo sempre ed ovunque.

Spesso la critica all’Islam viene collegata con l’estremismo e populismo di destra. Die Freiheit vuole essere un partito populista di destra?

Ci sono estremisti di destra che abusano della critica all’Islam per aizzare contro immigrati e stranieri. Ne siamo consapevoli. Ma sappiamo anche che gli estremisti di destra considerano gli islamisti dei partner politici per le loro battaglie contro gli ebrei. Questa, mi permetta, è una grossa differenza. La critica all’Islam, di per sé, non ha nulla a che fare con l’estremismo di destra. Purtroppo molto spesso gli avversari dei critici dell’Islam utilizzano questa argomentazione per  troncare ogni discussione. Sempre più spesso ed in modo sempre più chiaro l’Islam viene criticato dagli stessi musulmani laici e moderati. Queste persone hanno il nostro rispetto ed anche il nostro sostegno. Non siamo dunque un partito populista di destra.

Lei ha inviato Geert Wilders a Berlino. L’incontro con il politico olandese è stato molto discusso. Molti politici non vogliono nemmeno ascoltare cos’ha da dire Geert Wildes. Non crede che ci siano molti pregiudizi nei suoi confronti?

L’incontro è stato criticato dalla classe politica che si sentiva in qualche modo attaccata. Ma chi per decenni continua a perseverare nei propri errori, è chiaro che si sente attaccato. Molti non conoscevano e non conoscono Geert Wilders e, soprattutto, non conoscono le sue idee. Io invece lo stimo molto perché ha il coraggio di esprimere concetti e verità scomode. Il suo partito alle ultime elezioni è diventato la terza forza del paese e negli ultimi sondaggi è sempre davanti a tutti. Oggi governa in una coalizione.

I critici di Geert Wilders dovrebbero conoscere queste cose e chiedersi perché ha così tanto successo. A Berlino ha tenuto un discorso magnifico. I 540 partecipanti l’hanno applaudito più volte. Ha espresso in modo chiaro i rischi ed i pericoli derivanti dall’Islamizzazione. Più diventano chiari i segni del fallimento della politica per l’integrazione più crescerà la consapevolezza dell’importanza di difendere i nostri valori. Se per esempio Seehofer (Ministro-Presidente del Land della Baviera) chiede un immediato stop dell’immigrazione dai paesi islamici, allora non dice cose diverse da quelle di Geert Wilders e di noi della Freiheit. Si sta dunque muovendo qualcosa.

Geert Wilders parla della necessità di un’Alleanza tra Olanda, Germania, Canada, Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna contro l’Islamizzazione dell’Occidente. Potete chiarire quali obiettivi intende raggiungere e quali idee intende portare avanti? Pensa sia realmente fattibile?

Questa alleanza è ancora in costruzione. L’obiettivo è di ridurre l’influenza dell’Islam sul nostro sistema di valori. In questo senso è indispensabile uno scambio di esperienze nei singoli paesi, cercare di collegare numerosi partiti ed organizzazioni minori che già operano a livello locale con l’obiettivo di informare i cittadini. Una volta che abbiamo collegato tutti questi attori politici, il lavoro inizierà ad essere effettivo. Non si tratta di fusioni, non si tratta di fondersi in un unico partito, ma di lavorare insieme con uguale indipendenza e responsabilità.

Al momento l’Italia non è prevista in questa rete. Perché? Non avete ancora trovato un affidabile interlocutore politico?

Questa rete crescerà e sono sicuro che ci allargheremo anche ad altri paesi. Italia, Svizzera e Austria sono per me paesi nei quali trovare degli interlocutori da coinvolgere. Ma anche questo richiede tempo. Nelle prossime settimane avrò l’occasione di incontrare nuovamente Wilders e di discutere personalmente anche di questo coinvolgimento.